Archivio mensile:Maggio 2010

Questo è il PD che (ancora) non amo

Andrea dice bene, però le parole di Franceschini non mi convincono del tutto, soprattutto qui:
"Noi difendiamo tutto. Sempre battaglie nobili e giuste ma difendiamo sempre: la Costituzione, l’articolo 18, la stampa, l’autonomia della magistratura, i sindacati, il parlamento e così via. Non dobbiamo rinunciare a queste battaglie, ma o riusciamo a spiegare che noi siamo nati non per difendere l’esistente ma per cambiare il paese o non avremo più con noi le truppe per vincerle, quelle battaglie nobili.(…)Anche qui dobbiamo essere capaci di fare battaglie giuste senza chiederci troppo se ci costeranno in termini di consenso, se verranno capite dai nostri tradizionali mondi di riferimento, se sono troppo moderate o troppo di sinistra"
Allora prendo spunto da Questo è il paese che non amo di Antonio Pascale che, citando Danay, invita a concentrarsi non sul cosa ma sul come. Io aggiungo con quale spirito.
Perchè l'errore che in questi anni ha commesso il PD e tutto il centrosinistra, in tema di riforme, è stato quello di avallare o proporre soluzioni che fossero utili a Mr. B o a settori della su maggioranza e non al Paese. Soprattutto per quanto riguarda l'autonomia della magistratura e la Costituzione. Ho l'impressione che le cose stiano ancora così.
Aggiungo inoltre che il PD dovrebbe provare e conquistare il consenso delle persone che, in Italia, si sentono di sinistra.Tutte quelle che ci siamo lasciate per strada in questi anni.
Andare oltre, cambiando passo.

Alziamo la voce, allora

Un velo d'ignoranza copre gli occhi del legislatore italiano. Ma non è il benefico velo che lo mette al riparo da pressioni, da influenze improprie. È l'opposto, è la resa alla imposizione di chi non vuole che si guardi al mondo quale veramente è. Nasce così un'anomalia culturale, prima ancora che giuridico-istituzionale. Ci allontaniamo dai territori della civiltà giuridica, e ci candidiamo ad esser membri a pieno titolo del club degli autoritari. Certo la nostra Corte costituzionale prima, e poi quella di Strasburgo, potranno ancora salvarci. Intanto, però, la voce dei cittadini può farsi sentire, e non è detto che rimanga inascoltata.
Stefano Rodotà.

censuraIl resto lo trovate qui.

Furbi vs Coglioni

Mi sento preso per il culo. Si. Anche in questi giorni. Roma è tappezzata di manifesti che propongono a quelli che non hanno pagato multe fino al 2004 di risparmiare versando oggi un piccolo obolo. Allora penso a tutte le volte che mi sono precipitato alle poste per pagare le contravvenzioni (fortunatamente poche) che ho preso e che mi capita di prendere. E penso a quelli che se ne fottono delle regole e che ancora una volta saranno premiati. Provvedimenti come questi sono un'istigazione a delinquere. Sindaco Alemanno, la prossima volta che prendo una multa che faccio, mi fiondo a pagarla oppure aspetto il condono?

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Uomini? Ma mi faccia il piacere!

Ma non solo uomini però. Pure donne. Eh si. Perchè negli ultimi anni presidentesse di squadre di calcio ne sono apparse sulla scena italiana. E le tifose non sono mai mancate. Ma di certo non possono invocare le pari opportunità perchè in tema di calcio le responsabilità se le dovrebbero prendere tutti, ma proprio tutti. In questi giorni si è discusso molto di quanto accaduto domenica durante la partita Lazio-Inter. Personalmente trovo che con quest'episodio è stata sancita la morte dello sport in Italia. E non credo di esagerare. E nemmeno voglio attribuire responsabilità all'una o all'altra squadra, sinceramente credo che i romanisti avrebbero fatto altrettanto. C'è un problema di tifosi.
Ciò che mi indigna è il fatto che ormai da tempo immemorabile si accetta che all'interno degli stadi si possa fare di tutto, impunemente. Ma sono tifosi quelli che minacciano di mazzate i propri giocatori nel caso vincessero una partita? Sono tifosi quelli che godono della sconfitta della propria squadra? 

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O quelli che entrano allo stadio con striscioni contro il 25 Aprile? O quelli che offendono con cori razzisti i giocatori di colore della squadra propria e di quella avversaria? O quelli che bruciano una macchina con due bambini dentro alla fine di una partita?
Chi li protegge?
Giocatori e società, presidenti e allenatori, azionisti e magazzinieri.
Dinanzi alle tragedie sportive della domenica pomeriggio si sente spesso ripetere, da parte dei protagonisti del circo, la frase: "Dobbiamo dimostrare di essere uomini" . Ecco il punto. Allora io vi dico che chi non ha il coraggio di fermarsi davanti a quanto succede nei nostri stadi, chi saluta i tifosi che fino a cinque minuti prima hanno offeso il tuo compagno di squadra, chi continua a giocare con striscioni infami sugli spalti, chi non sente l'obbligo morale di smettere di dare calci ad un pallone mentre si fischia il giocatore di colore non è un uomo. Siete uomini di merda. E donne di merda. Calciatori, allenatori, presidenti, arbitri, dirigenti, tifosi. Tutti.
Mi sono vergognato quando a settembre ho portato mio figlio di sette anni allo stadio. Partita tranquilla, prima di campionato, Juve-Chievo. Mi ha chiesto cosa cantassero dalla curva, e non ho avuto la forza di rispondergli che stavano urlando "Se saltelli muore Balotelli". Dinanzi allo sport non riusciamo nemmeno ad essere degli educatori, non riusciamo nemmeno a proteggere i nostri figli. Mi ha chiesto di portarlo di nuovo allo stadio, ma è una promessa che non credo manterrò.