Archivio mensile:Novembre 2010

D’Alema basta!!!

La linea politica del PD, si sa, la detta D'Alema. Pensavamo di avere un segretario, invece ne abbiamo un altro. Il segretario ombra. Che a differenza dei governi ombra del PD, che non hanno mai contato una mazza, come segretario ombra conta eccome. Vebbè, quelli che hanno scelto Bersani al congresso lo sapevano. Fingevano di non saperlo, ma lo sapevano. Forse non sapevano che il PD non avrebbe avuto problemi ad imbarcarsi in una alleanza con FLI, UDC, MPA, API. Alla faccia della vocazione maggioritaria. Cristiana, in merito, dice tutto.

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Tutti a Latina!

Giovedì 25 novembre alle ore 20.30 presso il circolo PD Latina Centro (via Adua 88) presenterò ai circoli del capoluogo la mozione congressuale di Controcorrente.
Partecipano all’evento Fabio Luciani, consigliere comunale PD a Gaeta, Cristiana Alicata e Pippo Civati.
Sono invitati a partecipare i coordinatori, gli iscritti, gli elettori e i simpatizzanti del PD di Latina e provincia.
Tra gli ospiti Omar Sarubbo, coordinatore del circolo Latina Nord, Fabrizio Porcari, capogruppo PD Consiglio 7^ Circoscrizione Latina Scalo e Giorgio De Marchis, candidato alle primarie per la carica di Sindaco della città di Latina.

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Mai dire gatto…

Bersani: "Paese nel pantano. Se si va al voto, vinciamo".

Segretario, vinciamo con chi? Cosa vinciamo?
Possiamo vincere le elezioni, ma saremo perdenti nel Paese, saremo sconfitti dalla storia, se non saremo capaci di indicare al paese un percorso nuovo da intraprendere tutti insieme. Con i precari, le coppie di fatto, i migranti, gli operai, i piccoli e grandi imprenditori, gli artigiani, le partite IVA, gli insegnanti, le famiglie, i ricercatori, i dipendenti pubblici. Tasselli di un puzzle che stentiamo a ricomporre. Pezzi di società ai quali non riusciamo a parlare con chiarezza.
Vedo troppa euforia, in giro. E ancora tanta, tanta confusione.

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La triade falce e martello

Mi rendo conto del fatto che, per vincere le prossime elezioni (si tengano a marzo, nel 2012 o nel 2013), si debba raschiare il fondo del barile. Però, con tutta sincerità, quando sento ancora parlare di Ferrero, Diliberto, Salvi, mi sento male. Sto combattendo, all'interno del mio partito, una battaglia per il rinnovamento della classe dirigente, e vedere che, anche a sinistra del centrosinistra, si sono fermati al '93 (se non prima), mi dà un senso di profonda amarezza. Una sensazione che mi aiuta, comunque, a chiarirmi le idee su chi vorrei come alleato del PD.

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Rispettare le regole

Nelle settimane passate ho sottoscritto con convinzione l'appello per le primarie lanciato da Concita de Gregorio sulle pagine de L'Unità.
Stante il vulnus creato dal Porcellum ai principi di democrazia e rappresentanza, riportare nelle mani di ciascuno di noi la possibilità di scegliere i propri rappresentanti alle prossime elezioni politiche mediante elezioni primarie a livello territoriale mi è sembrato quantomeno doveroso.
Un dovere, peraltro, sancito dallo Statuto del Partito Democratico che, all'articolo 19 comma 1 recita: "La selezione delle candidature per le assemblee rappresentative avviene ad ogni livello con il metodo delle primarie oppure, anche in relazione al sistema elettorale, con altre forme di ampia consultazione democratica."
Un principio, se vogliamo, rivoluzionario, che si accompagna ad un'altra norma statutaria che assume una portata fortemente innovativa. L'articolo 22 comma 2, infatti dice che: "Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati".
Sulla norma dei tre mandati troverete qui l'ottimo Paolo.
Dato che è mia ferma convinzione portare il dibattito nelle sede competenti, mi impegno da subito a presentare, nella prossima assemblea provinciale, un ordine del giorno per chiedere il rispetto di due criteri già presenti nello Statuto e per la loro applicazione. Ecco la nostra idea di ricambio.
In vista del congresso provinciale del PD di Latina chiedo inoltre ad amici e compagni iscritti nei circoli della provincia di sottoscrivere e diffondere il nostro piccolo appello affinchè, semplicemente, sia dia seguito a quanto previsto dallo statuto del nostro partito.
 

La Carta di Firenze

Noi.

Noi che abbiamo imparato a conoscere la politica con tangentopoli e il debito pubblico e che oggi troviamo la classe dirigente del Paese occupata a discutere di bunga bunga e società offshore.

Noi che nonostante quello che abbiamo visto, fin da bambini, crediamo nel bene comune, nella cosa pubblica, nell'impegno civile.

Noi che ci siamo riuniti a Firenze per ritrovare le parole della speranza. Noi che abbiamo voglia di incrociare i nostri sogni e non solo i nostri mouse. Noi che crediamo che questo tempo sia un tempo prezioso, bellissimo, difficile, inquietante, ma sia soprattutto il nostro tempo, l'unica occasione per provare a cambiare la realtà. Noi.

Noi vogliamo gridare all'Italia di questi giorni meschini, alla politica di questi cuori tristi, al degrado di una solitudine autoreferenziale, che si può credere in un'Italia più bella.

Sì, noi crediamo nella bellezza, che forse non salverà il mondo, ma può dare un senso al nostro impegno. La bellezza dei nostri paesaggi, delle nostre opere d'arte, delle nostre ricchezze culturali, certo. Ma soprattutto la bellezza delle relazioni personali, la bellezza di andare incontro all'altro privilegiando la curiosità sulla paura, la bellezza di uno stile di vita onesto e trasparente.

Da Firenze, patria di bellezza, ci mettiamo in gioco.
Senza pretendere posti, senza rivendicare spazi, senza invocare protezioni. Senza chiedere ad altri ciò che dobbiamo prenderci da soli.
Ci mettiamo in gioco perché pensiamo giusto che l'Italia recuperi il proprio ruolo nel mondo.
Ci mettiamo in gioco perché non vogliamo sprecare il nostro tempo.
Ci mettiamo in gioco perché abbiamo sogni concreti da condividere.

Ci accomuna il bisogno di cambiare questo Paese, un Paese con metà Parlamento, a metà prezzo, un Paese dalla parte dei promettenti e non dei conoscenti. Che permetta le unioni civili, come nei Paesi civili; che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto; che dica no al consumo di suolo, e sì al diritto di suolo e di cittadinanza. Un Paese in cui si possa scaricare tutto, scaricare tutti; che renda il lavoro meno incerto, e il sussidio più certo.  Che passi dall'immobile al mobile, contro le rendite, e che riduca il debito pubblico, la nostra pesante eredità.

Vogliamo rispondere al cinismo con il civismo. Alla divisione con una visione. Alla polemica con la politica. E vogliamo farlo con la leggerezza di chi sa che il mondo non gira intorno al proprio ombelico e con la serietà di chi è capace anche di sorridere, non solo di lamentarsi.

Da Firenze, laboratorio di curiosità, vogliamo provare a declinare il coraggio contro la paura, condividendo un percorso di parole e di emozioni, di progetti e di sentimenti perché la prossima fermata sia davvero l'Italia. Un’Italia che oggi riparte dalla Stazione Leopolda, la Prossima Italia.