Archivi giornalieri: 10 Gennaio 2011

Una lezione per la CGIL (e per l’Italia)

Tratto dal sito di Lettera43. Non posso evitare di pubblicarlo.

«L’unione è il nostro più grande punto di forza. In Germania non siamo politicamente divisi in sindacati diversi, talvolta in conflitto o in concorrenza tra loro. Siamo un movimento. E facendo muro compatto, tutti insieme, abbiamo salvato migliaia di posti di lavoro».
Prima di accettare l’intervista con Lettera43.it, i rappresentanti di Ig Metall, il potente sindacato dei metalmeccanici tedeschi, sono stati chiari: «Parliamo dei nostri accordi stretti con i grandi gruppi automobilistici, ma senza esprimerci sul caso Fiat, completamente diverso dai negoziati con la Volkswagen. E neanche sulle vostre divisioni interne. Sulle quali, abbiate comprensione, non vogliamo esporci pubblicamente».
Fatta questa premessa, ogni riferimento a fatti o persone nel corso del colloquio con Helmut Lense, per 15 anni presidente del consiglio di fabbrica dello stabilimento centrale Mercedes-Benz di Stoccarda e dal 1998 al 2009 membro del consiglio di sorveglianza del colosso automobilistico in rappresentanza dei lavoratori, sarà puramente casuale.
Certo è che, ad ascoltarlo, fischiano le orecchie. «Negli anni abbiamo dovuto stringere i denti», ha raccontato il leader sindacale, che dal gennaio 2010 coordina a Ginevra il settore auto della Federazione internazionale dei metalmeccanici (Imf), 25 milioni di dipendenti nel mondo, «anche trovando compromessi con i datori di lavoro. Ma solo a breve termine. Sin dall’apertura delle trattative era chiaro che, superata l’emergenza, sarebbero stati “restaurati” i parametri del contratto nazionale del lavoro».

Domanda. Herr Lense, con la recessione bisogna rinunciare alle conquiste sindacali per difendere i posti di lavoro, come nel caso Fiat?
Risposta. Nel caso Fiat preferisco non entrare. Anche in Germania siamo dovuti scendere a patti durante le crisi del settore automobilistico, accettando forme di flessibilità temporaneamente svantaggiose per i lavoratori.
D. Quanto svantaggiose?
R. Da una parte si è scelto di diminuire la produzione, riducendo proporzionalmente anche gli orari di lavoro e le retribuzioni mensili. I dipendenti interessati dal cosiddetto Kurzarbeit (lavoro corto), misura adottata per evitare licenziamenti, potevano richiedere la compensazione dello stipendio con un assegno di disoccupazione. In altri casi si è accettato di venire incontro ai gruppi industriali congelando gli aumenti e i bonus, in cambio del prolungamento dei contratti di di lavoro.
D. Non è un grimaldello usato dalle aziende per scardinare i contratti nazionali?
R. Non nel nostro caso. La crisi non è stata una scusa. Per quanto ci riguarda, ogni trattativa è stata aperta a patto che, superato il periodo negativo grazie a sacrifici comuni, tornassero in vigore le condizioni fissate dai contratti nazionali. Ogni deviazione dalla norma è stata una misura provvisoria e duramente negoziata.
D. Adesso Ig Metall sta contrattando per un aumento degli stipendi dei dipendenti Volkswagen.
R. Certo, la trattativa fa parte della normale negoziazione del tariffario Volkswagen. Una scadenza in calendario che non ha nulla a che fare con i bracci di ferro che si sono avuti tra sindacati e imprese, durante la pesante congiuntura.
D. La crisi economica è ormai alle spalle?
R. In molti settori, incluso quello automobilistico, sì. Possiamo tirare un sospiro di sollievo e riprendere la routine. Le aziende minori, soprattutto nelle zone meno produttive, stanno ancora accusando i colpi. Ma la tendenza, come confermano i dati sulla disoccupazione in Germania, mai così bassa dal 1992, è di generale recupero. Il clima è nuovamente ottimista.
D. La pax sociale tedesca è stata possibile anche grazie al meccanismo di cogestione che vede sindacato e industria seduti nello stesso consiglio. L'ha detto anche Epifani, che voi avreste cacciato Marchionne.
R. Guardi, tra capitale e sindacato, pur in condizione di parità numerica, vince sempre il primo. Non creda che sia così facile venire a patti. Chiaro che il nostro margine di contrattazione è più ampio rispetto agli altri Paesi europei. Possiamo, per esempio, arginare iniziative aziendali discutibili. Parlare di modello per l’Europa mi sembra però da arroganti. Direi addirittura che, in alcuni casi, il potere della nostra cogestione è stato sopravvalutato.
D. Però in Germania voi le lotte le vincete.
R. La nostra grande forza sta, prima di tutto, nell’unità. Siamo un sindacato unico, non dobbiamo accordarci tra associazioni appartenenti a correnti politiche diverse, che talvolta entrano in concorrenza e in competizione tra loro. Per questo, più che per la cogestione, abbiamo vinto molte battaglie sociali.
D. Tanto da far desistere le società dal delocalizzare nei Paesi dell’Est. Eppure il costo del lavoro in Germania è molto più alto.
R. Gli stipendi non sono tutto per le aziende. Il nodo delle retribuzioni non è l’aspetto centrale per le scelte degli industriali, almeno non negli stabilimenti tedeschi che hanno una produttività molto elevata. Il personale è efficiente e altamente qualificato, i macchinari sono di ultima generazione. Delocalizzare è un gioco che non vale la candela.
D. Gli operai tedeschi guadagnano più degli italiani. Secondo i dati dell’Ig Metall, la busta paga di un addetto alla catena di montaggio della Volkswagen è di 2.750 euro lordi al mese, 18 euro l’ora. Ma non è un peso per il gruppo.
R. Con l'intesa del febbraio 2010 la casa automobilistica di Wolfsburg ha concordato di mantenere 95 mila posti di lavoro. In cambio ci siamo impegnati pro tempore a fare uno sforzo collettivo. Superata la crisi, la produttività sta tornando alta. Come ho detto, è questo l’aspetto decisivo che frena molti piani di delocalizzazione

E’ tutto lì, operai di Mirafiori

Bonanni, ma quante cazzate dici?
Ma con che faccia ti presenti agli occhi dei lavoratori?

bonanni05

Almeno abbi il coraggio delle tue azioni. Puoi tranquillamente dire che hai accettato il classico ricatto occupazionale di un imprenditore talmente illuminato che ha semplicemente detto o è così o me ne vado, anche se il referendum a Mirafiori dovesse sancire la vittoria del no all'accordo. E l'hai accettato perchè ormai la CISL e la UIL non sono più sindacati, ma sono parti datoriali. E se il si prevarrà, sarà solo per la paura di perdere il posto di lavoro. Ma per favore, non venirci a parlare di diritti salvaguardati.

….diverso il parere del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni secondo il quale "dal mese di giugno la Fiom sta tentando di creare confusione nelle fabbriche con scioperi mal riusciti". Per Bonanni se il sindacato dei metalmeccanici della Cgil "fosse maggioritario, e non lo è, avrebbe spinto la Fiat ad andarsene dall'Italia".

Ma i diritti dei lavoratori "sono stati salvaguardati", ha rassicurato il leader della Cisl parlando a Mattino Cinque su Canale5. Secondo Bonanni l'accordo per Mirafiori dà diritto a "posti di lavoro, prospettiva, più salario. L'azienda stava chiudendo, che ci sia stato un manager come Marchionne che ha voluto saper ricostruire le condizioni di base dell'azienda e ha avuto la capacità di allearsi con la Chrysler e darsi un piano che incoraggia i mercati a finanziare un piano industriale per noi importante".

Bonanni ha aggiunto che "quando si parla di flessibilità si fa confusione. Marchionne ci ha chiesto una sola cosa: non meno salario, non taglio di alcuni diritti, ma solo di permettere una organizzazione del lavoro in grado di sfruttare al 100 per cento gli impianti. I dipendenti lavoreranno 8 ore come prima ma in tre turni giornalieri, è tutto lì".

 

La “giusta” direzione

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Eccoci qui
. La sera prima della direzione nazionale del Pd, ci vediamo a Roma per un incontro pubblico, una 'direzione' aperta agli elettori del Pd e del centrosinistra, un incontro alla pari, in cui ci si possa confrontare sul delicato passaggio politico di fronte al quale si trova oggi il Pd.

Un incontro dedicato ad un Pd restituito ai suoi elettori, quelli che in questi giorni si sono detti molto preoccupati e non sempre si sono sentiti nelle condizioni di comprendere le scelte dei vertici nazionali. 

Un momento di riflessione in cui raccogliere i mille messaggi pervenuti sul sito di Prossima Italia, le lettere e gli appelli inviati a Roma da ogni confine del Paese, per ribadire l’importanza delle primarie e del loro senso politico e dire, insomma, ad alta voce: «prima gli elettori».

Il Pd era nato per questo e, se vuole vincere, come crediamo sia possibile, questo deve essere capace di fare. Attraverso le voci autorevoli dei leader di sempre e di chi al Pd guarda soprattutto per il futuro del Paese.

Dal blog di Pippo.

Sacconi, parla con tuo figlio

Qualunque lavoro è meglio del non lavoro.

Ecco la frase del giorno. O forse dell'anno. Meglio, del secolo.

Anche un lavoro sottopagato.
Anche un lavoro senza contratto.
Anche un lavoro in nero.
Anche un lavoro senza diritti.
Anche un lavoro senza sindacati.
Anche un lavoro per il quale, se sei donna, ti fanno firmare la lettera di dimissioni in bianco da utilizzare nel caso in cui decidi di avere un figlio.
Anche un lavoro per il quale si può morire.

Vero, ministro Sacconi?
Immagino che una cosa del genere il ministro, a suo figlio, non gliela direbbe. Non ce n'è bisogno.
Mi piacerebbe conoscere, però, la risposta del pargolo. Sempre che non sia stato lobotomizzato, suo malgrado, da cotanto padre.

sacconi01g
Ne parla anche Massimo Giannini:
È la stessa logica che caratterizza la Dottrina Marchionne nella vicenda Pomigliano-Mirafiori: accontentati di questo posto, con meno diritti, meno rappresentenza e meno qualità del lavoro, perché l’alternativa è la chiusura dell’azienda. Qui il ragionamento è: accontentati di un lavoro purchessia, malpagato, provvisiorio e dequalificato, perché l’alternativa è finire in mezzo alla strada. Ecco la "proposta" dell’attuale classe dirigente alle nuove generazioni. Altro che "scambio" politico. Questo è un "patto scellerato". Dove una delle controparti non può negoziare, ma solo capitolare.
 

Minturno volta pagina

Sarebbe bello no? E invece dobbiamo aspettare ancora un pò, a quanto pare.
Si, perchè un paio di decenni di amministrazione di destra hanno lasciato il segno, hanno inciso nel profondo il tessuto socio-politico-culturale della cittadinanza Minturnese.
Che risulta poco avvezza agli stravolgimenti.
Per carità.
Se i Minturnesi dovessero risvegliarsi da un giorno all'altro con una amministrazione comunale che operasse in netta discontinuità con le amministrazioni precedenti sarebbe un colpo al cuore troppo grande. Coronarie impazzite.
E se qualcuno pensasse di eliminare dal vocabolario politico la frase "favorire i soliti noti"?
No! Un intero paese, o quasi, cadrebbe in depressione! Ansiolitici che scorrono a fiumi.
E se magari si pensasse di qualificare l'offerta culturale a disposizione della cittadinanza (quella sovvenzionata dal Comune, s'intende)?
Ahhhhh! Pazzo! Anatema!
Ma 17 anni di opposizione a Berlusconi e 30 anni di TV commerciale che hanno letteralmente rincoglionito buona parte degli italiani non hanno insegnato proprio nulla?

A pensarci bene, non mi sarei dovuto scandalizzare più di tanto se, con colpevole ritardo, scopro che presso il famigerato Palaghiaccio sorto sul lungomare di Scauri, creatura di un "solito noto" e sovvenzionato con 19.000,00 € dal Comune, in occasione della festa di Capodanno si è svolto uno spettacolo con sexy animation e lap dance.

Quando si dice cultura eh?

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