Archivi giornalieri: 22 Marzo 2011

Terrorismo verde

Visto che l’unica preoccupazione di PdL e Lega (in ambasce per le conseguenze sulla tenuta del governo, s’intende) nei riguardi della guerra con la Libia riguarda l’invasione di terroristi, che arriverebbero sulle nostre coste a frotte dal Mediterraneo, qualcuno sa dire quanti terroristi ci  sono tra i 6.000 sbarcati  finora a Lampedusa?

Avanti, c’è posto!

Ultime da Minturno: tutti in maggioranza! Tutti in giunta! Venghino signori, venghino!

Faccio solo notare che il Di Giorgi che siede al tavolo con il futuro assessore (il destino del buon Ercole Conte è segnato) è lo stesso Di Giorgi che, con tutta probabilità, sarà candidato a Sindaco di Latina per il PdL contro Claudio Moscardelli. Così, per la precisione.

Pace e Guerra

Professarsi pacifisti è relativamente semplice quando la Guerra si mantiene a debita distanza dai nostri confini e dalle cronache. Quando invece i conflitti iniziano ad avvicinarsi a noi, allora le cose si complicano dannatamente. Ammiro sinceramente ed incondizionatamente i pacifisti integrali così tetragoni nelle loro convinzioni. Su tutti Gino Strada. Ma non è il solo. Ieri sera ascoltavo alla radio le parole di Flavio Lotti (portavoce della Tavola della Pace) che, ospite di Caterpillar, evidenziava la necessità di fermare la spirale della violenza, di far tacere le armi, di mettere in campo la diplomazia.  Per la prima volta, ascoltando quelle parole, ho provato un senso di insofferenza. Perchè quelle parole, pur giuste e alte, non risolvono il problema Gheddafi. Al netto degli errori commessi dalla comunità internazionale (spinta, al solito,  da interessi economici e geo-politici)  che, guarda caso, sono sempre gli stessi, ossia permessivismo nei confronti del dittatore di turno prima e mancanza di strategia durante e dopo (ne parlano Pippo qui e Gennaro Carotenuto qui, e ringrazio Francesco per la segnalazione), non credo sia sufficiente far tacere le armi e  mettere in campo la diplomazia per fermare il leader libico.  La comunità internazionale ha spinto i ribelli a rivoltarsi contro il dittatore con la promessa di un aiuto sostanziale, e se, adesso, i ribelli fossero lasciati soli, credo che sarebbero esposti alle rappresaglie di Gheddafi che ne farebbe sicuramente  strage. Pur con tutti i dubbi del caso e consapevole del fatto che occorresse preparare la pace prima (si vis pacem para pacem), spero che Gheddafi sia messo, nel più breve tempo possibile, in condizione di non nuocere ulteriormente al suo popolo .