Archivio mensile:Giugno 2011

L’Unità s’è rotta

Ci sono i momenti giusti e i momenti sbagliati. Vincere oggi significa intercettare i momenti giusti. Perdere: cavalcare quelli sbagliati. Alcune persone hanno il dono di intercettare i momenti giusti, Concita è tra loro. Altre ahimè, sono maestre nell’intercettare quelli sbagliati. Era il momento, se pur legittimo, sbagliato.

Mila Spicola ringrazia Concita de Gregorio.

Birra, munnezza e ramazza

L’ipocrisia è una brutta bestia. Lo è nei rapporti tra le persone, e lo è all’ennesima potenza in politica. Uno degli aspetti più deleteri di chi, ai giorni d’oggi, si dedica a questa nobile arte è quello di non parlare chiaro. Usare perifrasi, mezze parole, il detto e non detto, l’allusione. Minturno, ovviamente, non è esente dal morbo. Certe cose non si devono dire, ufficialmente. Si possono far intendere al bar Luccioletta, sulla terrazza Morelli, da Pippetto.E invece bisogna avere il coraggio di dire le cose come sono andate davvero, a Minturno. Anche ufficialmente. Sui giornali. Basta con la cautela. Bisogna far sapere a tutti che la giunta è caduta perchè il consigliere Tomao voleva mano libera sulla Festa della Birra. Voleva imporre la data di svolgimento (a fine agosto, in piena stagone turistica e non a metà settembre, come sempre accaduto) e non voleva nemmeno pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico. Altro che bene dei cittadini. Cazzate col botto, quelle dichiarazioni sparate sui giornali. Del resto si sa, l’appetito vien mangiando, e dopo averci guadagato con il Palaghiaccio che faceva cacarissimo (e qualcuno glielo ha permesso), il consigliere avrà pensato di bissare con  la Festa della Birra.

Ma non basta, ovviamente. Il protagonista assoluto, anche stavolta, è Romolo del Balzo. E allora bisogna avere la forza di gridare che il Consiglio Comunale è stato sciolto anche perchè si stava preparando la rescissione del contratto con la EgoEco e probabilmente  l’Amministrazione si sarebbe costituita parte civile nel processo a suo carico. In un periodo nel quale la ditta incaricata della raccolta dei rifiuti nel comune accumula migliaia di euro di multe al mese per inadempienze contrattuali, multe che non si riescono nemmeno ad incassare a causa delle pesanti pressioni che sono fatte sui dipendenti comunali. Comunque chapeau a Romolo che, salvato da una maggioranza che non ha reputato necessario, salvo rare eccezioni nel PD cittadino (Mimma Nuzzo, Ciro Pignalosa e il vostro affezionatissimo), chiederne le dimissioni da presidente del Consiglio Comunale, non ha esitato a ripagare gli “amici” con una moneta ben diversa.

Sullo sfondo, politici alla Faticoni, ex PSI, ex FI, ex DS,  ex PDL, ex tutto. Un pò di qua, un pò di là. Con il PD in Comune ma con Di Giorgi in provincia, basta essere sempre protagonisti.

Che dire, il contraltare all’ipocrisia dovrebbe essere, in un momento di resipiscenza, la responsabilità. Una regola che dovrebbe valere in politica è quella che gli errori si pagano. E Del Balzo, Tomao, Faticoni sono stati errori. Madornali. Grossolani. E allora il senso di responsabilità dovrebbe indurre a riflettere l’ex sindaco, il PD e la maggioranza che ha sostenuto la giunta uscente. Ma non accadrà, tranquilli. Ci sono fulgidi esempi, solo per citare il PD (D’Alema su tutti) che indurranno a ritenere che gli errori politici non si pagano. Mai. Anzi, diventano medaglie. 

E allora serve una ramazzata per dare speranza a Minturno e alla sua gente. Se ce l’hanno fatta a Napoli, abbiamo qualche possibilità anche noi. O no?

Normalizzazione

Un’altra parola non la trovo, per definire la sostituzione di Concita De Gregorio alla guida de L’Unità. È tutto fin troppo semplice, lineare, lapalissiano. L’Unità, sotto la guida di Concita, ha dato voce a quegli elettori del PD per troppo tempo rimasti in silenzio. Quelli che hanno creduto al PD sin dalla sua nascita, quelli che hanno continuato a crederci nonostante gli errori fatti a ripetizione da D’Alema, Bersani, Veltroni. Quelli che vogliono siano riconosciute le coppie di fatto. Quelli che dicono non all’omofobia. Quelli che dicono no ad alleanze con Fini, Casini, Rutelli, Lombardo, Mastella. Quelli che dicono no alla Lega, omofoba, e razzista. Quelli che vogliono un rinnovamento della classe dirigente del paese e del PD stesso, soprattutto. Quelli che voglione le primarie. Quelli che hanno capito, da subito, l’importanza dei referendum. e l’hanno appoggiato senza esitazione, mentre i capibastone del PD facevano i sor tentenna. Bersani & Co. tutto questo, non possono più permetterlo. Non possono essere disturbati nelle loro manovre, nelle loro alchimie. Se ne fregano del messaggio arrivato dalle ultime amministrative e dei referendum. Le voci di dissenso vanno eliminate. Una cazzata immane, Bersani. L’ultima di una lunga serie.

Game over a Minturno

E così la primavera minturnese si è dissolta poco prima che iniziasse l’estate, dopo che 11 consiglieri hanno rassegnato le dimissioni.  Del Balzo e Faticoni (ma anche qualcun altro) hanno deciso, pollice verso e  tutti a casa, il sindaco Galasso con la sua anatra zoppa e la giunta di centrosinistradestra. Forse, allora, anche a Minturno è giunta l’ora della chiarezza. Già i protagonisti, in negativo, della vicenda dicono tutto su quanto ci sia bisogno, a Minturno come nel resto del Paese, di una nuova classe dirigente.  Del Balzo, che fino ad ora appoggiava esternamente la giunta (!), ci ripensa, forse davanti all’ipotesi di rescissione del contratto della EgoEco. Faticoni, che non ha avuto l’assessorato che gli era stato promesso, si offende e se ne va, e con lui i due consiglieri di opposizione che però forse erano in maggioranza, o forse no. Il pastone Minturnese era ormai arrivato ad un bassissimo livello di digeribilità. Personalmente, non ho mai nascosto le mie perplessità in merito a come il PD ha gestito la candidatura di Aristide Galasso prima e  la sua presenza nell’amministrazione comunale poi. Le primarie non si sono fatte, la giunta era composta per la maggior parte da persone che fino alla passata consiliatura erano state organiche al centrodestra, non si è avuto il coraggio di chiedere le dimissioni di Del Balzo a seguito del suo coinvolgimento nell’affaire munnezza-EgoEco in nome della realpolitik. E potrei continuare. Una stagione che si annunciava, per il Comune, come rivoluzionaria si chiude in anticipo a causa dei peggiori riti della peggiore politica. Assorbita la mazzata, però, occorre ripartire. Inizia una lunga campagna elettorale che deve, necessariamente, segnare una svolta. Il problema del rinnovamento della classe dirigente non è più eludibile, anche per il PD. Credo inoltre sia doveroso raccogliere le esperienze maturate in questi mesi dai comitati referendari che si sono battuti contro la privatizzazione dell’acqua e contro il ritorno al nucleare. Occorre ripartire dal basso per aggregare quei pezzi di società che hanno dimostrato di essere vivi e desiderosi di rappresentanza. Occorre restituire dignità alla politica, quella che considera i cittadini elettori e non sudditi. Occorre, infine, dare voce ai giovani elettori che non si sentono più rappresentati dai partiti tradizionali, dai loro riti, dalle loro alchimie.   Inizia un cammino non facile, che sperò vedrà protagonista la meglio gioventù minturnese. Io ci sarò, come posso, come so.

Perchè farsi del male?

Le elezioni, forse, non sono alle porte. O forse si. Ma i sondaggi confermano ciò che molti sostengono da tempo. L’alleanza con il Terzo Polo non serve. Ma soprattutto credo non la vogliono gli elettori del PD. Sarei curioso di vedere che fine farebbe quel 27,5% se ci alleassimo con Casini, Fini, Rutelli, Lombardo, Mastella.

 

Candidiamoci tutti, candidiamoci dappertutto

Faccio mio l’appello che Paolo formula sul sito di Prossima Italia.

Ormai è chiaro: all’Italia e al Pd servono dieci, cento, mille comitati arancioni, ed è giunto il momento che tutti noi iniziamo a fare la nostra parte per costruirli.

In tutte le città, in tutti i collegi, dobbiamo iniziare a lavorare per quello che verrà, per il cambiamento che vogliamo: candidiamoci tutti, candidiamoci dappertutto.

Cerchiamo persone per bene, persone che siano in grado di rappresentare quell’Italia diversa che vorremmo realizzare. E candidiamole a rappresentarci nelle elezioni che verranno. Iniziamo subito, da domani, a mettere insieme i comitati elettorali – i comitati arancioni – che le aiuteranno ad affrontare questa sfida. Con chi ci sta, dentro il Pd ma soprattutto fuori, tra i cittadini. Perché è questa la chiave per vincere la sfida.

Prepariamoci a combattere questa battaglia dove sarà possibile. E insistiamo nel chiedere che il Pd permetta ai suoi elettori, non importa quale sarà la legge elettorale, di scegliersi i propri candidati alla Camera e al Senato attraverso primarie libere e aperte.

Se questo non accadrà, facciamoci sentire in tutte le sedi in cui siamo presenti, opponendoci a qualsiasi altro criterio. Mai più candidature catapultate dall’alto, mai più candidati che non siano espressione del territorio: i parlamentari come i sindaci, perché no? Combattiamo per un diritto, banale solo in teoria: nelle segreterie, nelle direzioni, nelle assemblee, ovunque siamo presenti. E pure fuori dalle sedi di partito, tra la gente.

Se invece avremo le primarie di collegio, troviamo il coraggio di andare fino in fondo: niente timidezze, niente tatticismi. Se queste amministrative (e questi referendum) ci hanno insegnato qualcosa è che gli elettori – pure quelli che ultimamente si astenevano, e sono tanti – apprezzano il coraggio di chi sa affrontare la sfida del cambiamento a viso aperto. Candidati convincenti, partecipazione e programmi chiari: la ricetta vincente è tutta qui. Mettiamoci anche uno spirito un po’ nuovo, un po’ diverso, che non ci è mai mancato, per fortuna, almeno quello: e in fondo è la risorsa più grande che, nel nostro piccolo, abbiamo a disposizione.

Al Nord, dove si è clamorosamente dimostrato che questa destra becera e razzista si può battere anche e soprattutto restando fedeli a noi stessi, evitando di inseguire gli avversari sui loro deliranti e pericolosi proclami. E al Sud, dove Napoli ci insegna che per cambiare tutto è necessario iniziare proprio dalla nostra classe dirigente: e allora cambiamolo, questo Sud, senza paura.

Puntiamo su programmi e contenuti, partendo da quelli che abbiamo già elaborato dalla Leopolda a oggi, attraverso le tante Prossime Fermate organizzate in questi mesi in tutta Italia. Ognuna di esse ha permesso di raccogliere riflessioni, spunti, proposte e buone pratiche. Con Prossima Italia le abbiamo raccolte, e organizzate in un Vocabolario che chiunque può prendere e adattare, e che di fatto è già un manifesto del cambiamento.

Organizziamoci, anzi, proviamo a essere i comitati di noi stessi: raduniamo le persone intorno a noi, e troviamone di nuove. Questo era il senso delle Prossime Fermate, e questo è quello che tutti dovremo continuare a fare nel futuro.

Infine, facciamo lo sforzo di non riporre tutte le nostre speranze sempre e solo su chi si candiderà a fare il candidato premier. E’ una cosa importantissima, e quando verrà il momento faremo il nostro dovere, ma non facciamoci fregare dall’idea che un uomo solo, una persona sola, possa cambiare il Paese senza l’aiuto di tutti, e senza una classe dirigente diversa. Non funzionerà, perché chi pensa di salvare l’Italia con le sue sole forze o è matto o è in malafede: e noi abbiamo avuto abbastanza dei primi e non abbiamo mai amato i secondi.

 

 

Una giornata particolare

Credo si possa dire, alle 15.28: i referendum hanno raggiunto il quorum. Questo è ciò che conta. Si conferma la voglia di partecipazione diretta alla vita del Paese che gli Italiani hanno iniziato a manifestare da mesi. Verranno le analisi, che magari ci diranno che pure stavolta i giovani elettori (referendari) sono tornati a votare in massa e che rappresentano un patrimonio da non disperdere, anzi da conquistare giorno dopo giorno, sposando le loro battaglie, parlando il loro linguaggio. Verranno quelli che saliranno sul carro del vincitore. Verranno quelli che non capiranno la portata di questo voto e continueranno con la politica del compromesso, del gioco al ribasso, dell’inciucio. Verranno quelli che diranno che non è successo niente, pure stavolta. Ma tant’è. Godiamoci questa bella, bellissima giornata.