Archivi giornalieri: 3 Dicembre 2012

La mia personale lista della spesa per Bersani

Oggi in ufficio varie persone mi hanno chiesto se fossi felice dell’esito delle primarie. A tutti ho risposto: moderatamente. E ho continuato dicendo, molto diplomaticamente, che le primarie hanno rappresentato un momento di democrazia bellissimo, che questo patrimonio di partecipazione non va disperso ma custodito con circospezione e saggezza, a maggior ragione in un periodo in cui la fiducia dei cittadini per i partiti è sottozero. Che ho, comunque, grande fiducia in Bersani e che il segretario candidato presidente, questa volta, non può deluderci. Vabbè, poi non è che uno al lavoro si può mettere a fare comizi, poi erano le sei e un quarto e c’erano da andare a prendere i ragazzi al catechismo.

Ad aver tempo, avrei squadernato alcune delle cose che ha da fare Bersani, da qui a pochissimo. Del tipo:

1. Far scegliere i candidati di Camera e Senato con le primarie. E imporsi sui tanti che, anche nel PD, hanno detto di voler cambiare il Porcellum solo a chiacchiere, che tanto a loro stava benissimo così. Corollario: chi ha problemi con la giustizia, anche solo rinvii a giudizio, fuori o fermo un giro.

2. Liberarsi dei gerontocrati che affollano il partito, quelli che ogni volta che vanno in TV ci fanno perdere qualche migliaio di voti. Come fare? Innanzitutto applicare la regola statutaria dei tre mandati, con poche e mirate deroghe.

3. Mettere la museruola a qualche dirigente troppo loquace, di quelli che qualche minuto dopo che Bersani ha parlato vanno davanti ai microfoni e forniscono interpretazioni a dir poco personali del pensiero del segretario nonché della linea politica del PD. Un esempio: Franceschini che oggi pontifica sulla necessità di un’alleanza con Montezemolo e Oliviero. E qui mi fermo.

4. Favorire il ricambio generazionale, ma per carità basta yesman e yeswoman cooptati. Piuttosto che Fassina, Orfini, Orlando sarebbe il caso di andare a cercare un po’ di giovani dirigenti che hanno detto qualche no, nel corso della loro carriera politica. E che magari hanno qualche competenza, sul serio. Così magari non ci ritroviamo un’altra volta uno che non ne sa una mazza come responsabile giustizia del PD, per dire.

5. Scardinare le oligarchie di partito e depotenziare i signori delle tessere, che ancora dominano in larga parte indisturbati, specie da Viterbo in giù. Bersani, non hai bisogno di comitati elettorali a servizio di persone che agiscono usando il tuo nome e il nome del PD.

6.  Allargare la platea sociale al quale rivolgere la propria offerta politica, che non può più essere concentrata pressoché esclusivamente su lavoratori dipendenti e pensionati. Precari, operai, partite IVA, artigiani devono essere inclusi in un nuovo patto sociale. Ad oggi tutte queste persone guardano altrove, o non guardano più da nessuna parte. E li capisco. Questo sforzo va fatto con la partecipazione dei sindacati, CGIL in primis. E lo dice un iscritto alla FILT-CGIL.

7. Includere nella vita del PD tutte quelle persone che ne sono rimaste ai margini e nonostante tutto sono andate a votare a queste primarie, nella speranza che potesse cambiare qualcosa. Nella speranza che non contasse più essere di destra o di sinistra, ma che semplicemente potesse essere utile apportare il proprio contributo di idee alla causa. Basta scelte suicide, apriamoci e facciamoci contaminare. Accoglienza, deve essere la parola d’ordine.

8. Avere più coraggio in tema di diritti. Matrimonio gay, adozioni, fine vita, procreazione assistita. Dire che il paese non è pronto equivale a nascondersi dietro un dito. Considerando che prevedere uguali diritti per tutti nulla toglie a chi non ha intenzione di usufruirne. E basta copiare formule degli altri paesi: all’inglese, alla tedesca. Per una volta, facciamole all’italiana, le leggi. E diventiamo un esempio da seguire per gli altri paesi.

9. Dare all’ambiente, finalmente, lo spazio che merita: quello al centro del pensiero e dell’azione politica del centrosinistra. Energie rinnovabili, bioedilizia, trasporti ecocompatibili. Futuro verde, insomma. Perché è nel futuro che vivranno i nostri figli e i nostri nipoti.

10. Concepire un’unica grande opera: un’autostrada informatica che corra da nord a sud, da est a ovest, sulla quale far correre conoscenza, dati, moneta, cultura, opportunità. E WI-FI gratis, per tutti.

La non-trasparenza amministrativa nel Comune di Minturno

Il prinicipio della trasparenza, in politica, dovrebbe essere la regola, non una consessione divina. Così come l’onestà e l’oculatezza nell’utilizzo delle risorse economiche che si hanno a disposizione per favorire e tutelare gli interessi della comunità che si amministra. Ed è triste notare come la trasparenza sia invece utilizzata da alcuni a fini politici, solo per attaccare l’avversario di turno. Non vi è altra lettura per le parole pronunciate nei giorni scorsi dal Vicesindaco Galasso per alimentare una polemica inutile con l’interlocutore di turno.

Sono mesi che ho chiesto al Sindaco, agli Assessori, ai Consiglieri comunali e agli altri componenti dell’Amministrazione di rendere pubbliche le spese sostenute in campagna elettorale e i relativi finanziatori. Se molti si mostrarono in principio d’accordo, duole constatare che, ad oggi, solamente la consigliera Mimma Nuzzo ha dato seuito alla richiesta, depositando in Commissione trasparenza il rendiconto delle spese elettorali sostenute inieme alla propria dichiarazione dei redditi.

Non è certo sufficiente che il Comune abbia pubblicato sul proprio portale gli emolumenti percepiti dal Sindaco e dalla Giunta. Sebbene sia la prima volta che accada, questo è un atto dovuto richiesto dalla legge.

Oltre ad apprendere dei 2.800 euro (e poco più) mensili percepiti in qualità di Sindaco, quanto guadagna Paolo Graziano come Consigliere provinciale/capogruppo del PDL? E come ex dipendente in pensione della Regione Lazio (negli ultimi anni presso la segreteria dell’On. Del Balzo)? E, ancora, quanto ha percepito come direttore dell’APT Latina, poi dismessa con suo parere contrario?

La trasparenza nella pubblica amministrazione richiede un corretto utilizzo del personale e una virtuosa gestione delle risorse economiche disponibili. Notiamo invece come dal suo insediamento la giunta Graziano appaia intenta alla mortificazione del dissenso in settori strategici dell’amministrazione, preferendo ricorrere ad avventure giudiziarie che già sapeva di non poter sostenere nella sostanza, ma che servono da specchietto per le allodole innanzi al proprio elettorato laddove i cittadini dovranno sopportare il saldo delle cambiali elettorali che il Sindaco ha stipulato, sebbene certe incombenze gravino direttamente sul primo cittadino.

 
Certo è difficile introdurre nella vita del Comune di Minturno dei principi che non sono nelle corde di chi tiene in mano le redini dell’amministrazione, ma almeno ai cittadini minturnesi sia risparmiata l’ipocrisia che non possiamo non intravedere nelle azioni fin qui intraprese dai suoi principali governanti.