Archivio mensile:Dicembre 2012

La mia candidatura alle #primarieparlamentari

Mi candido alle #primarieparlamentari perché sono orgoglioso di far politica in un partito aperto e contendibile, che non ha paura dei suoi elettori e dei cittadini.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché vorrei che le proposte per le quali mi batto da tempo, con gli amici di Prossima Italia e con il candidato alla segreteria del Partito Democratico nel congresso del 2013 Pippo Civati, divenissero patrimonio comune di tutto il PD. Su fisco, reddito minimo, consumo di suolo, matrimoni gay, incandidabilità dei condannati, alleanze, spese militari, autostrade informatiche, rifiuti abbiamo qualcosa da dire.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché vorrei mettere le mie competenze a disposizione di tutti.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché vorrei stipulare un contratto a progetto, della durata di cinque anni, con il Paese, con il territorio, con PD, con il centrosinistra.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché il sud-pontino è stato umiliato per troppo tempo da persone tanto affamate di potere quanto incapaci.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché il nostro tempo è questo, e bisogna metterci la faccia, senza aspettare che qualcuno ti dica che è arrivato il tuo turno.

I consiglieri regionali PD Lazio uscenti fermi un giro. Grazie.

La direzione del PD Lazio, grata a quanti hanno già autonomamente rinunciato, chiede anche a tutti gli altri consiglieri regionali uscenti di non ricandidarsi alle prossime elezioni, affinché sia visibile e credibile il profondo rinnovamento associato alla corsa di Zingaretti e del nuovo centrosinistra laziale.

Questo è il testo dell’ODG che NON è stato votato alla Direzione Regionale del PD Lazio. Se ne riparla il 21 dicembre, a quanto pare. Ma il problema resta.

Il giorno più bello (e non finisce qui)

Saranno delle belle feste natalizie, non c’è che dire. Grazie a chi ci ha creduto e con un lavoro di squadra ha portato a casa un grandissimo risultato. Le primarie più brevi della storia. Forse due settimane, o poco più, per decidere regole, raccogliere firme, votare. E per completare il passaggio epocale che vede protagonista il PD, il suo coraggio e il coraggio di chi ci mette la faccia. Paolo e Daniele, ad esempio. E altri ne seguiranno, statene certi.

Alla ricerca del senso perduto

  • Stefano Menichini si chiede che senso avrebbe Monti contro il PD. Io mi chiedo, piuttosto, che senso avrebbe Monti con il PD. Una ricostruzione fantapolitica (?) dei giorni scorsa apparsa su La Stampa dava Monti ministro dell’Economia di un governo Bersani, per dire. Va bene l’emergenza, va bene lo spread, va bene Berlusconi. Va bene tutto. Ma in un Paese normale Mario Monti o chi per lui sarebbero alla guida di una destra liberale, democratica, europeista. Che si contenderebbe il campo con uno schieramento progressista e riformatore. Le evoluzioni del quadro politico si possono anche provocare, piuttosto che subire. Le lamentele di chi, tra cinque anni, dice che il sistema è bloccato vorrei risparmiarmele, sinceramente.

Proveranno a fermare le primarie

Il rischio è reale. Perchè delle primarie parlano tutti, ma sotto sotto sono in pochi quelli che le vogliono davvero. E chi le vuole un po’ si e un po’ no si rivolge a Melquiades, l’alchimista di Cent’anni di Solitudine per cercare formule astruse che snaturino la consultazione. I sondaggi, da prendere con le molle, danno il PD al 36%. Beh, il mio sondaggio personale mi dice che se facciamo primarie serie arriviamo al 40% e oltre, se facciamo primarie farlocche o, peggio, decidiamo di non farle perchènoncepiutempo torniamo al 30%. E sinceramente eviterei di sfidare la comprensione degli elettori del PD.

Tutto in una settimana

Parafrasando il titolo del film, direi che la prossima settimana è quella decisiva. Almeno le basi vanno gettate, per il futuro prossimo (e anche Prossimo). Perchè se oggi cade il governo Monti, non è che possiamo restare a guardare. E poi, a dirla tutta, una settimana nemmeno ce l’abbiamo, per non far scappare definitivamente i delusi che si stanno ricredendo sul PD.

Il tempo, la pazienza e il frutto dell’attesa #primarieparlamentari

Diciamoci la verità. La militanza politica nel PD, sin dalla sua fondazione, è stata un percorso a ostacoli. Almeno per me. Perchè ho vissuto, non senza frustrazioni, il contrasto tra le aspettative che accomunavano (e accomunano ancora!) molti di noi alla nascita di questo nostro figlioletto e la dura realtà. Realtà fatta di apparato, di processi consolidati da scardinare, di teste da cambiare. Di tempo da aspettare. Ecco, fare politica ti insegna sicuramente a gestire il tempo, perchè nel 99% dei casi il tuo tempo fisico e biologico (i mal di pancia chi li ha contati?) non coincide per nulla con i tempi che la politica ti impone. Però aspettare serve, eccome. Soprattutto se fai tua una battaglia che ritieni irrinunciabile. Prendete le #primarieparlamentari, ad esempio. Con Prossima Italia siamo due anni che ne parliamo, quando c’era ancora Berlusconi, quando Monti per i più era un nome comune di cosa maschile plurale e il PD sembrava destinato a non aprirsi mai, al mondo, come invece è stato capace di fare nelle settimane passate. Adesso, invece, le #primarieparlamentari sono diventate patrimonio comune e sembrano essere un mezzo irrinunciabile per portare a compimento il percorso che, si spera, Bersani ha solo iniziato a seguire. Bene, dalle parole ai fatti, allora. Perchè di tempo ce n’è davvero poco. E il tempo passato dal 2007 ad oggi sarebbe un peccato sprecarlo, proprio ora.

La mia personale lista della spesa per Bersani

Oggi in ufficio varie persone mi hanno chiesto se fossi felice dell’esito delle primarie. A tutti ho risposto: moderatamente. E ho continuato dicendo, molto diplomaticamente, che le primarie hanno rappresentato un momento di democrazia bellissimo, che questo patrimonio di partecipazione non va disperso ma custodito con circospezione e saggezza, a maggior ragione in un periodo in cui la fiducia dei cittadini per i partiti è sottozero. Che ho, comunque, grande fiducia in Bersani e che il segretario candidato presidente, questa volta, non può deluderci. Vabbè, poi non è che uno al lavoro si può mettere a fare comizi, poi erano le sei e un quarto e c’erano da andare a prendere i ragazzi al catechismo.

Ad aver tempo, avrei squadernato alcune delle cose che ha da fare Bersani, da qui a pochissimo. Del tipo:

1. Far scegliere i candidati di Camera e Senato con le primarie. E imporsi sui tanti che, anche nel PD, hanno detto di voler cambiare il Porcellum solo a chiacchiere, che tanto a loro stava benissimo così. Corollario: chi ha problemi con la giustizia, anche solo rinvii a giudizio, fuori o fermo un giro.

2. Liberarsi dei gerontocrati che affollano il partito, quelli che ogni volta che vanno in TV ci fanno perdere qualche migliaio di voti. Come fare? Innanzitutto applicare la regola statutaria dei tre mandati, con poche e mirate deroghe.

3. Mettere la museruola a qualche dirigente troppo loquace, di quelli che qualche minuto dopo che Bersani ha parlato vanno davanti ai microfoni e forniscono interpretazioni a dir poco personali del pensiero del segretario nonché della linea politica del PD. Un esempio: Franceschini che oggi pontifica sulla necessità di un’alleanza con Montezemolo e Oliviero. E qui mi fermo.

4. Favorire il ricambio generazionale, ma per carità basta yesman e yeswoman cooptati. Piuttosto che Fassina, Orfini, Orlando sarebbe il caso di andare a cercare un po’ di giovani dirigenti che hanno detto qualche no, nel corso della loro carriera politica. E che magari hanno qualche competenza, sul serio. Così magari non ci ritroviamo un’altra volta uno che non ne sa una mazza come responsabile giustizia del PD, per dire.

5. Scardinare le oligarchie di partito e depotenziare i signori delle tessere, che ancora dominano in larga parte indisturbati, specie da Viterbo in giù. Bersani, non hai bisogno di comitati elettorali a servizio di persone che agiscono usando il tuo nome e il nome del PD.

6.  Allargare la platea sociale al quale rivolgere la propria offerta politica, che non può più essere concentrata pressoché esclusivamente su lavoratori dipendenti e pensionati. Precari, operai, partite IVA, artigiani devono essere inclusi in un nuovo patto sociale. Ad oggi tutte queste persone guardano altrove, o non guardano più da nessuna parte. E li capisco. Questo sforzo va fatto con la partecipazione dei sindacati, CGIL in primis. E lo dice un iscritto alla FILT-CGIL.

7. Includere nella vita del PD tutte quelle persone che ne sono rimaste ai margini e nonostante tutto sono andate a votare a queste primarie, nella speranza che potesse cambiare qualcosa. Nella speranza che non contasse più essere di destra o di sinistra, ma che semplicemente potesse essere utile apportare il proprio contributo di idee alla causa. Basta scelte suicide, apriamoci e facciamoci contaminare. Accoglienza, deve essere la parola d’ordine.

8. Avere più coraggio in tema di diritti. Matrimonio gay, adozioni, fine vita, procreazione assistita. Dire che il paese non è pronto equivale a nascondersi dietro un dito. Considerando che prevedere uguali diritti per tutti nulla toglie a chi non ha intenzione di usufruirne. E basta copiare formule degli altri paesi: all’inglese, alla tedesca. Per una volta, facciamole all’italiana, le leggi. E diventiamo un esempio da seguire per gli altri paesi.

9. Dare all’ambiente, finalmente, lo spazio che merita: quello al centro del pensiero e dell’azione politica del centrosinistra. Energie rinnovabili, bioedilizia, trasporti ecocompatibili. Futuro verde, insomma. Perché è nel futuro che vivranno i nostri figli e i nostri nipoti.

10. Concepire un’unica grande opera: un’autostrada informatica che corra da nord a sud, da est a ovest, sulla quale far correre conoscenza, dati, moneta, cultura, opportunità. E WI-FI gratis, per tutti.

La non-trasparenza amministrativa nel Comune di Minturno

Il prinicipio della trasparenza, in politica, dovrebbe essere la regola, non una consessione divina. Così come l’onestà e l’oculatezza nell’utilizzo delle risorse economiche che si hanno a disposizione per favorire e tutelare gli interessi della comunità che si amministra. Ed è triste notare come la trasparenza sia invece utilizzata da alcuni a fini politici, solo per attaccare l’avversario di turno. Non vi è altra lettura per le parole pronunciate nei giorni scorsi dal Vicesindaco Galasso per alimentare una polemica inutile con l’interlocutore di turno.

Sono mesi che ho chiesto al Sindaco, agli Assessori, ai Consiglieri comunali e agli altri componenti dell’Amministrazione di rendere pubbliche le spese sostenute in campagna elettorale e i relativi finanziatori. Se molti si mostrarono in principio d’accordo, duole constatare che, ad oggi, solamente la consigliera Mimma Nuzzo ha dato seuito alla richiesta, depositando in Commissione trasparenza il rendiconto delle spese elettorali sostenute inieme alla propria dichiarazione dei redditi.

Non è certo sufficiente che il Comune abbia pubblicato sul proprio portale gli emolumenti percepiti dal Sindaco e dalla Giunta. Sebbene sia la prima volta che accada, questo è un atto dovuto richiesto dalla legge.

Oltre ad apprendere dei 2.800 euro (e poco più) mensili percepiti in qualità di Sindaco, quanto guadagna Paolo Graziano come Consigliere provinciale/capogruppo del PDL? E come ex dipendente in pensione della Regione Lazio (negli ultimi anni presso la segreteria dell’On. Del Balzo)? E, ancora, quanto ha percepito come direttore dell’APT Latina, poi dismessa con suo parere contrario?

La trasparenza nella pubblica amministrazione richiede un corretto utilizzo del personale e una virtuosa gestione delle risorse economiche disponibili. Notiamo invece come dal suo insediamento la giunta Graziano appaia intenta alla mortificazione del dissenso in settori strategici dell’amministrazione, preferendo ricorrere ad avventure giudiziarie che già sapeva di non poter sostenere nella sostanza, ma che servono da specchietto per le allodole innanzi al proprio elettorato laddove i cittadini dovranno sopportare il saldo delle cambiali elettorali che il Sindaco ha stipulato, sebbene certe incombenze gravino direttamente sul primo cittadino.

 
Certo è difficile introdurre nella vita del Comune di Minturno dei principi che non sono nelle corde di chi tiene in mano le redini dell’amministrazione, ma almeno ai cittadini minturnesi sia risparmiata l’ipocrisia che non possiamo non intravedere nelle azioni fin qui intraprese dai suoi principali governanti.