Archivio mensile:Maggio 2013

Niente e il contrario di niente

Letta e tutto il governo si sono impegnati a cambiare la legge elettorale. Quando? non si sa. Prima delle riforme (quali?), dopo le riforme (quando?). Non è dato sapersi. Intanto si prova a tornare al Mattarellum, ed è una delle ipotesi che lo stessa Letta aveva messo in campo. Ma la proposta di Giachetti e firmata da un bel po’ di deputati del PD è intempestiva, dicono. E così la maggioranza del gruppo parlamentare alla Camera del PD voterà contro una proposta che viene da altri deputati del PD. Una proposta sacrosanta, peraltro. E perché? perché altrimenti cade il governo. Che pena.

Estella number one

Beh, il risultato è davvero straordinario. Complimenti a Estella, alle sue capacità, alla sua competenza, alla sua passione. Un premio al lavoro svolto in questi anni sul territorio, nei circoli, nel partito cittadino. Se nel PD ci fossero più persone come lei, il PD sarebbe un partito migliore. E adesso tutti come pazzi per far vincere l’altro Marino, il Sindaco.

Una passione finita (e mi dispiace)

Moser.

Il mio idolo era Francesco Moser. Saronni antipatico, ma bravo. E diventò campione del mondo a Goodwood, nel 1982. In volata, mi sembra. Qualche anno dopo Moser, comunque. Visentini aristocratico, andava in giro in Rolls-Royce, dicono, perché era straricco di famiglia. Ma gli piaceva crepare sulla bicicletta. Miro Panizza, il gregario per eccellenza. Hinault, bravo, non c’è che dire. Me lo trovai di fronte sull’Appia, a Marina di Minturno, quando passò di lì il giro del 1982 mi sembra, e ci portò a vederlo il maestro Tatta, perché stavamo alle elementari e quando passava il giro si fermava tutto. Ma il mio idolo era Moser, per gli altri non ce n’era. Tre Parigi-Roubaix di fila, e rompersi il culo sul pavè, giusto per entrare nella leggenda. Uomo da corse in linea, ma gli disegnarono per lui un giro d’Italia senza salite, nel 1984, e a Verona schiantò Laurent Fignon, in una cronometro che è rimasta nella storia. Ruote lenticolari, biciclette che sembravano arrivate dallo spazio. Quella stessa bicicletta che Moser utilizzò, sempre nel 1984, per polverizzare il record dell’ora. Cinquantunochilometriequalcosaallora, un treno a pedali, praticamente. Poi mi ricordo Marco Groppo. Maglia bianca ad un giro di nonmiricordoquando. Sparito nel nulla. E poi Bugno e Chiappucci. E Pantani. Chi non ha tifato Pantani. Appena la strada si impennava come la rampa del garage di casa, partiva. E non lo fermavi più. Sembrava che solo a guardarlo, dalla TV di casa,  sperando che battesse tutti, si potesse aiutare Marco a vincere la sofferenza che i pedali, la strada, il caldo, la fatica, ti mettono davanti. Poi ti batte la vita, e Marco se n’è andato, il giorno di San Valentino del 2004. Rimasi giorni a pensare a Marco e al suo gesto, in un periodo difficile anche per me. Ma poi torni a concentrarti sullo sport, o a quello che ne rimane. A Moser che nel suo anno d’oro praticava l’autoemostrasfusione, e tutti i grandi campioni degli anni ’90 e 2000 presi a farsi di qualcosa (s’è salvato Indurain, forse perché s’è ritirato prima che lo beccassero, o forse no). E allora capisco ancora la fatica, non c’è sostanza che ti tolga il dolore quando la strada sale, ma non ci credo più. Il ciclismo non mi appassiona più. Arrivo a dire, scusatemi, che sarebbe meglio legalizzarlo, il doping nel ciclismo, almeno partono tutti dalla stessa linea e poi chi è più bravo arriva primo. Ma così, non ci credo più.

Marino al quadrato per liberare Roma

Domenica si vota a Roma per cacciare Alemanno e metterci alle spalle 5 anni disastrosi. Io scelgo Ignazio Marino. E scelgo il PD, perché nonostante tutto quello che è successo in queste settimane anche a Roma ci sono persone che continuano a fare politica nel Partito Democratico con passione e competenza. Come Estella Marino, candidata al consiglio comunale, un’amica che invito tutti a votare. Liberiamo Roma, insieme.

Congresso vero e aperto

Dopo Pippo Civati, candidato alla segretaria del PD anche se molti fanno finta di ignorarlo, e Gianni Pittella, anche un altro candidato, Gianni Cuperlo, dice: “A noi mai come ora serve un congresso vero e aperto. Dopo questi mesi difficili ogni restrizione può apparire come una voglia di restaurazione, il che sarebbe un errore”.

Occorre solo mettersi d’accordo sul concetto di vero e aperto, giusto segretario?

Per chi se la fosse persa

Da sabato e per tutta la settimana è in edicola, con L’Unità, Left. C’è un’intervista a Pippo Civati, che finisce per essere un vero e proprio manifesto politico. Le mie sensazioni, leggendola, le riassume Jacopo.