Archivi giornalieri: 18 Giugno 2013

Ho cambiato canale

Mi è bastata la prima domanda di Lilli Gruber a Bersani. O forse la seconda, non so.  Se la sente di fare la parte dello sconfitto, o roba simile. E quale poteva essere la risposta? Perché, del resto, il PD non ha perso le elezioni. Le ha non-vinte. E il governo con il PDL è un successo. Un enorme successo. Ho cambiato canale. SOS Tata, Violetta, I Griffin, Io me e Simone, Megafabbriche. Qualsiasi cosa, pure di non ascoltare, per l’ennesima volta e dall’ennesima persona, una mancata assunzione di responsabilità. Perché quello che è mancato, in questo Paese, è l’umiltà per assumersi la responsabilità degli errori fatti. E quelli di Bersani, che da segretario del PD aveva e ha l’obbligo morale e politico di assumersi il peso di una SCONFITTA ELETTORALE EPOCALE DEL PD, stanno tutti là. La sottovalutazione dei segnali di insofferenza e disaffezione, miliardi di segnali che arrivavano dalla base, dai cittadini, dal Paese. I referendum. La campagna elettorale, il giaguaro, le correnti, i giovanivecchi, le otto-proposte, il passo indietro fatto a metà. Marini. I 101 (anche 150) dei quali VOGLIAMO I NOMI, CAZZO. Il ritorno. A dettare regole che ammazzerebbero definitivamente il PD, a fomentare il correntismo. A prendere rivincite. Non ce l’ho fatta.

W il telecomando.

In Parlamento si parla

Il Parlamento, dovrebbe essere, per definizione, il luogo nel quale si parla, si dialoga. Altimenti si sarebbe chiamato, che so, Silenziamento. O Diffidamento. Per alcuni, si potrebbe chiamare tranquillamente Tradimento. Ossia il luogo fisico nel quale si consuma il tradimento degli impegni presi con il proprio elettorato. E quale sarebbero questi impegni? Quelli, appunto, di non rivolgere la parola ad alcuno, di diffidare di chiunque si rivolga a te anche solo per fare due chiacchiere. Poi si passa a vedere complotti e complottisti ovunque. E poi si passa all’insulto.  E poi alle epurazioni. E così via. Senza peraltro sapere bene dove si va a finire.

Così ti puoi spiegare gli insulti, gratuiti, che oggi Pippo Civati s’è beccato dai democraticissimi fan del M5S, oltre a quelli del loro ducetto.

Ma il ragazzo ha stoffa, tranquilli.