Archivio mensile:Dicembre 2013

Buon Natale

Atmosfere natalizie, se non altro perchè Bob Geldof aveva pensato, lui per primo, a tutto. Si fece la corsa per il 45 giri (!), a Natale del 1984. E poi ho sempre preferito questa a We Are the World (nonostante Springsteen), che era troppo “ammmmmericana”.

Poi venne Live Aid, e quel concerto memorabile.

Beh, Buon Natale a tutti.

 

Segretario #sischerza

Spinoza rende omaggio al nuovo segretario del PD.

Primarie Pd, è Renzi il nuovo anti-Berlusconi. La “anti” è muta.

Dalle urne è uscito Renzi. Un avversario pericoloso per l’Italia.

Quasi tre milioni di italiani ai seggi delle primarie. Li avevano confusi con i mercatini.

Renzi passa dal 40% del 2012 al 70% del 2013. Avevo sottostimato il peso di Tabacci.

Matteo Renzi è il nuovo rappresentante della generazione dei quarantenni. Prima c’era il Maxibon.

Renzi si presenta alla conferenza stampa con un cerotto sulla mano. Che modo volgare di festeggiare.

Renzi: “Cambierò il Pd”. Affinché il nulla cambi.

“Voglio che il governo Letta lavori, non che cada”. Deve sembrare un incidente.

(Su Sky se attivi i sottotitoli al discorso di Renzi compare “Ve l’ho messo al culo”)

Renzi: “Questa non è la fine della sinistra”. O almeno non quella che si meritava.

“Non si tratta di fare la pace con Berlusconi, ma con gli italiani”. Che votano Berlusconi.

Renzi: “In questi anni abbiamo parlato tanto di lavoro, ma alla fine la disoccupazione è aumentata”. Dillo a me che parlo solo di figa.

“Mandela ha fatto 27 anni di carcere per un’idea” ha detto Matteo Renzi, 38 anni, incensurato.

Renzi: “Andrò dai bambini nelle scuole“. Tipico di chi ha appena preso i voti.

Le prime parole di Cuperlo dopo la sconfitta: “Comunque c’avevo judo”.

Pippo Civati si ferma al 13%. Adesso sappiamo quanti italiani ci sono su Twitter.

Renzi riceve la telefonata di Berlusconi nella notte. “Buonasera dottore”.

Fassina: “Da domani al lavoro tutti assieme”. Allora non hai capito un cazzo.

Il Pd incorona Renzi durante l’assemblea. Tipo la Domenica delle Palme.

Renzi: “Il fine del partito non è il governo”. Ora hanno un senso tutti i segretari precedenti.

Lo slogan di Renzi: “Restiamo ribelli”. Dopo tanti anni da camaleonti.

Letta e Renzi cantano insieme l’inno. Erano anni che la Dc non appariva così unita.

L’assemblea ratifica la nomina di Gianni Cuperlo. Era la voce “varie ed eventuali”.

Cuperlo sarà il nuovo presidente del Pd. Serviva un biondino che ballasse accanto a Renzi.

Letta: “Uniti non ci batte nessuno”. Ecco dove stava l’inghippo.

Renzi convoca la prima riunione di segreteria alle 7 del mattino. L’orario deve averlo deciso sua moglie.

Scelti i componenti della nuova segreteria. Ora tocca solo prenotare il campetto.

Renzi sceglie dodici persone per la sua squadra. Allontanato D’Alema che cercava di baciarlo.

Epifani: “Ok la competizione, ma restiamo uniti”. Ed era solo la foto ricordo.

Ora comincia la rottamazione. Sono cazzi di Ingrao.

Siete tutti coinvolti

Alfano dice che chi ha sbagliato, per la vergogna del CIE di Lampedusa, pagherà. E allora ne tragga le conseguenze e si dimetta. Se ne vada lui, che nel 2002 era già in Parlamento ed ha contribuito ad approvare la Bossi-FIni, che ha reso la condizione degli immigrati che entrano in Italia indegna di un Paese Civile. Se ne vada in quanto Ministro dell’Interno, da cui i CIE dipendono. A cascata se ne vadano il Prefetto e tutti quelli che hanno responsabilità diretta e indiretta nella gestione di questi lager del terzo millennio. Se ne vada la cooperativa che gestisce i servizi. Se ne vada chi sapeva e ha taciuto. Se ne vadano e spariscano gli uomini e le donne che diventano carnefici disumani, in perfetto stile Abu Ghraib. Se ne vada o taccia chi, nel PD, ha approvato nel 1998 la legge Turco-Napolitano che istituì i CIE e adesso si indigna,

E se non si riesce ad approvare una nuova legge sull’immigrazione, se ne vada tutto il governo Letta, perché sarà corresponsabile della vergogna che si è perpetrata tra quelle mura, fatti che provocano l’indignazione di tutta l’Europa.

Congelatore o graticola?

Ieri ero a Milano, all’Assemblea Nazionale. Con tanti compagni di viaggio, ed è stato bello ritrovarci lì. È stato bello anche incontrare quelli che mi sono (ci siamo) perso per strada. Percorsi politici differenti ma la stima personale resta immutata.

Era la giornata del segretario, e Renzi si è preso il palcoscenico. Giusto così. Tante speranze, tante aspettative. Un discorso di un’ora e venti molto evocativo, poco concreto. Moltissime cose da fare, alcune bellissime. Ma come farle non è che sia stato proprio chiarito. Lasciate fare a me è un metodo di lavoro che ho già sentito da qualche parte, e non è che sia andata proprio bene.

Vedremo.

Completamente assente, nelle parole di Renzi, la forma-partito. E non è un caso che in Direzione Nazionale non sia stato chiamato Fabrizio Barca.

Forse le uniche cose concrete di cui ho sentito parlare sono state la trasformazione del Senato in camera delle Regioni e la richiesta di mettere al centro dell’attenzione, quale punto qualificante dell’accordo con il NCD per il prossimo anno-anno e mezzo (si passa dalle larghe intese al governo di coalizione, sigh!), il tema delle civil partnership (sappiate che quando si utilizzano termini anglosassoni vi vogliono fregare). Due cosucce da niente che porterebbero dritti dritti al voto (ve li immaginate Giovanardi, Formigoni, Cicchitto che dicono si al riconoscimento di un diritto che sia uno?),  con buona pace dell’asse con Enrico Letta (si vis pacem para bellum diceva qualcuno), che sarà messo sulla graticola a fuoco alto,

Del resto, se lo può permettere, Renzi, di restare un anno a guardare un governo del  non-fare, messo in congelatore mentre qualcuno, e potete giurarci, medita vendette?

Il post del post

Il mio primo pensiero va a Pippo. Per ringraziarlo. Se in questi ultimi anni ho continuato ad interessarmi attivamente di politica è grazie a lui. Dalla delusione alla speranza. Oggi c’è un po’ di delusione in più, ma la speranza è più che viva. Il tempo di ricaricare le batterie e si riparte. Insieme alle persone meravigliose che ho conosciuto in questi anni, a partire da quella riunione al circolo ARCI di Via Bellezza, a Milano, passando per Albinea, Firenze e Bologna e fino a Reggio Emilia. Insieme alle persone che ho conosciuto in questi mesi, aiutando a mettere in piedi la mozione in tutto il Lazio. Energie da valorizzare, tanti giovani (di testa, di cuore e di carta d’identità) da sostenere perché il futuro è il loro.

Un pensiero va a Gianni Cuperlo, troppo onesto, intelligente, e serio per meritarsi di finire nel tritacarne di una classe dirigente al tramonto. Non ve lo meritavate Cuperlo, voi che avete portato il PD al governo con Berlusconi e pensavate di sopravvivere a voi stessi. Sparite dalla scena, una volta per tutte. D’Alema, Finocchiaro, Turco, Fioroni, Amici.

E poi un pensiero va anche a Matteo Renzi, perché tutto l’ambaradan è servito a scegliere il nuovo segretario del mio partito. A Renzi chiedo coraggio. A Renzi chiedo di occuparsi del PD. Che non deve essere solo lo strumento per le sue legittime aspirazioni alla premiership. La rottamazione non si fa liberandosi di due o tre nomi nazionali importanti. La rottamazione si fa sui territori, come nella provincia di Latina, dove continuano ad imperversare capibastone neo-renziani che lasciano tutto così com’è (chiedere ai protorenziani). Si fa sui territori, come nella provincia di Latina,  impedendo le adesioni in massa di ex-qualcosa, che salteranno sul carro senza averlo nemmeno spinto. Qui si gioca la partita del PD e del Paese. Perché a cascata rischia di avverarsi anche la profezia della mutazione antropologica del PD di cui parlava Scalfari tempo addietro. Alcune delle persone che cantano vittoria hanno posizione retrograde sui diritti (Cristiana, ci sei?), sulla laicità dello stato, sulle spese militari, sulle infrastrutture, sull’ambiente, sul precariato, sui diritti, sul welfare. E allora ai tanti che hanno trovato come ragione qualificante per votare Renzi “perché finalmente vinciamo” io vorrei, sommessamente chiedere cosa si vincerà. Quale Paese costruiremo. Quindi segretario, coraggio. Oppure perderai tu e perderemo tutti.

 

La mozione Civati dalla A alla Z

 

In queste settimane abbiamo cercato di raccontarvi la mozione, passo passo, attraverso diversi post, spiegando le nostre posizioni: tutti gli articoli specifici sono consultabili attraverso la categoria temi. Abbiamo pensato però di offrirvi anche una mappa grafica delle tematiche trattate (qui sopra) e un indice ragionato (qui sotto).

A come Ambiente. Verso una smart community che abita città possibilirifiuti zero e no agli inceneritoriun nuovo patto per l’acquaun piano energetico nazionale; trasporti stile “metropolitana d’Italia” grazie ad una rete multimodale.

B come Bilanciamento. Tra i poteri dello stato. Tra chi ha più e chi ha meno. Tra chi ha lavoro e chi non ce l’ha. Tra chi ha diritti e chi no. Un paese equilibrato è un paese senza conflitti e senza disuguaglianze: è un paese migliore.

C come Cultura. Rilancio di un piano di sviluppo trasversale e sistemico tramite un Agenzia Nazionale per la Cultura. Leva fiscale per i privati e premio ad enti locali. Sperimentazione e Innovazione come leva del progresso. Ibridazione filiere produttive.

D come Diritti. Verso una società che rimetta al centro tutti i diritti: sociali, civili, culturali. Riorganizzazione del lavoro in chiave famiglia. Tassazione pro impiego donne. Congedo obbligatorio per i padri. Sostegno alla disabilità. Matrimoni egualitari. Obiettivo: equità sociale.

E come EuropaNuova politica estera che rilanci l’Italia al ruolo che le spetta.Struttura istituzionale federaleProgressive Alliance nell’ottica di un Partito del Socialismo Europeo.

F come Fiscalità. Parole chiave: equità e sostegno. Riduzione tassazione lavoro e produzione. Redistribuzione delle ricchezze. Tassazione rendite. Lotta rigorosa all’evasione fiscale. No a stipendi e pensioni d’oro.

G come Giovani. “Dal ventennio (berlusconiano) si esce coi ventenni“. Ripensare ad un sistema paese che rilanci lo sviluppo degli individui e ne promuova le competenze: welfare studentesco, edilizia universitaria e convenzioni per la mobilità, diritto allo studio legato al reddito, incentivi per chi assume, scuole e università “aperte” come luogo di incontro e di socialità. Ridiamo una speranza e un senso di appartenenza a chi cresce nel nostro paese.

H come Handicap. Quello di un paese in cui aumentano le disparità e le lacune dei diritti. Rilanciare l’art.3 della Costituzione come obiettivo primario della politica: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità umana”. Abbattere le disuguaglianze e ridistribuire risorse e opportunità.

I come Integrazione. Ripensare la politica dell’immigrazione. Legge (comune) sul diritto d’asilo. Questione europea (non italiana). Investire sulla multiculturalità. Introdurre concetti di sponsorship. Introdurre lo ius soli: chi nasce e vive in Italia è italiano.

L come Lavoro. La prima emergenza in Italia. Aumento dei redditi, lotta alla disoccupazione. Premi per lavoro stabile e contrappesi contratti flessibili. Ammortizzatori universali per i disoccupati. Valorizzazione imprese. Incentivi per le assunzioni e tasse sui licenziamenti. Reddito minimo garantito.

M come Mezzogiorno. Interventi immediati e a lungo termine. Piano di opere pubbliche, miglioramento gestione fondi e risorse, maggiore attenzione all’immenso lavoro operato dal volontariato.

come Nuovo PD. Ovvero il PD che sarebbe dovuto essere. Un partito orizzontale che abbia al centro il dialogo tra elettori e simpatizzanti. Una rete di persone. Circoli aperti come luogo di confronto. Liquid Feedback. Distinzione tra partito e istituzione di governo. Sistema di ricerca e sviluppo (Fondazione di Studio) che analizzi e valorizzi le proposte che vengono dai cittadini. Open data e accessibilità all’insegna della trasparenza, sempre. Débat public come in Francia. Referendum, doparie, e strumenti di consultazione costante.

O come Open data. Accessibilità delle informazioni ovunque e comunque in tutti i campi e con tutti i mezzi, tradizionali e tecnologici. All’insegna della trasparenza, sempre.

P come Pubblica amministrazione. Promuovere lo sviluppo del settore pubblico attraverso mappatura delle competenze; valorizzazione risorse umane; enti trasparenti. Abbattimento della corruzione. Lotta ai conflitti di interesse in ogni settore. Progetto “Enti trasparenti“.

Q come “Questione maschile”. Perché le lacune culturali e di fatto sulle pari opportunità sono il risultato di un “problema maschile“. Bisogna investire sulla cultura della genitorialità. Riconsiderare il lavoro in chiave egualitaria (anche negli stipendi). Stanziare risorse ad hoc per i centri ed associazioni antiviolenza. Modificare la Legge 40.

R come Riforme. Un paese fermo da vent’anni riparte solo attraverso riforme strutturali: legge elettorale; no al Presidenzialismo; diminuzione del numero dei parlamentari; abrogazione province e diminuzione comuni; Senato come camera autonomie.

S come Scuola. Definire e raggiungere uno standard nazionale dell’istruzione. Lotta al precariato. Tempo pieno. Educazione all’interculturalità. Scuole dell’infanzia a livelli Ue in tutta Italia. Autonomia didattica e progettualità. Politiche di sostegno per l’integrazione dei bambini con bisogni educativi speciali (disabilità, ecc.).

T come Testamento biologico. Da troppi anni la sinistra ha smesso di dare voce ai diritti fondamentali. Sì all’autodeterminazione, tramite il testamento biologico. Sì all’attuazione degli art.9 e 32 della Costituzione: garantire il diritto all’ottenimento delle cure un’assistenza sanitaria davvero universale. E sì alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.

U come Università. Nuova etica della ricerca e delle assunzioni. Valutazione di chi ha assunto anche in base a chi ha assunto. Relazione forte col territorio e il mondo del lavoro. Valorizzazione Dottori di Ricerca. Revisione carriera universitaria. Promozione di un’edilizia universitaria. Diritto allo studio legato al reddito familiare.Università aperte tutto il giorno come luoghi sociali da vivere.

come Valorizzazione. Delle competenze e dei talenti, delle risorse, del patrimonio ambientale, culturale e museale.

Z  come Zero Corruzione. Una politica forte, sana e pulita, improntata al massimorispetto della legalità e all’intolleranza zero nei confronti di ogni tipo di corruzione: morale, culturale, materiale. No all’Italia dei clientelismi, dei nepotismi, dei familismi. Creare un osservatori sui reati contro la P.A. White lists antimafia. Disincentivi e dure sanzioni economiche nei confronti di chi trasgredisce.

La lista Civati per l’Italia in provincia di Latina

La mozione Civati scalda i  motori in vista delle primarie del prossimo 8 dicembre anche in provincia di Latina. Numerosi sono i comitati locali nati a sostegno della candidatura di Giuseppe Civati a segretario nazionale del Partito Democratico. Da Aprilia a Minturno, da Latina città a Priverno, da Cori a Gaeta, passando per Formia, Fondi e Terracina aumentano di giorno in giorno iscritti e cittadini che intendono aiutare il deputato lombardo nella sfida che lo vede in corsa a pieno titolo, come il confronto televisivo con gli altri candidati che si è svolto venerdì sera ha ampiamente dimostrato. Contestualmente al nome di Giuseppe Civati i cittadini pontini potranno scegliere anche i delegati che concorrono per l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico votando per la lista Civati per l’Italia che è così composta: Raffaele Viglianti (Mintuno – capolista), Rita Antonelli (Aprilia), Emilio Ranieri (Latina), Gisella Fantozzi (Priverno), Angelo Cioeta (Cori), Roberta Pierro (Gaeta), Andrea Percoco (Terracina), Francesca Valeriano (Formia).

Se volete lasciare il PD così com’è, sponsor delle larghe intese anche senza Berlusconi, prigioniero dei compromessi al ribasso che non partoriscono le riforme di cui il paese necessita, privo del coraggio necessario ad un reale cambio di metodi e di personale politico, allora scegliete Gianni Cuperlo.

Se volete un segretario a mezzo servizio, che utilizza il PD come trampolino di lancio verso altri lidi più prestigiosi, che pensa ad un partito che sia un comitato elettorale permanente e lascia al loro posto i propri rappresentanti sui territori, consentendo di far vincere i trasformisti e transfughi della prima e della seconda ora, allora scegliete Matteo Renzi.

Se, invece, desiderate un Partito Democratico che metta fine alle larghe intese per portare il paese alle urne quanto prima con una nuova legge elettorale, se avete in mente un PD che pensi a riconquistare la fiducia degli elettori di centrosinistra che ci hanno abbandonati a causa delle nostre timidezze, se siete attratti da un PD che dica parole chiare sui diritti, sulla laicità dello stato, sulla tutela dell’ambiente, sull’acqua pubblica, sulle infrastrutture inutili, sul consumo di suolo, sull’uguaglianza, sullo spostamento della tassazione dal lavoro alla rendita, se siete ancora indignati per il tradimento di Romano Prodi ad opera dei 101, allora l’8 dicembre scegliete Giuseppe Civati come nuovo segretario del Partito Democratico.

Comitato Latina per Civati