Archivio mensile:Maggio 2014

Ilaria Bonaccorsi per l’Europa. Per la sinistra. Per il PD

Silenzio e riflessione.

Riflessione e silenzio. Il giorno che precede le elezioni è dedicato a questo. Sarebbe dedicato a questo. Dopo giorni, settimane, pieni e frenetici. un appuntamento dopo l’altro.

Primarie, elezioni, congressi, primarie, congressi. Elezioni. Europee, domani.

E però due parole sento di dirle, oggi. E sento di rompere questo silenzio, per lanciare un ultimo appello.

La politica siamo noi. Siamo anche e soprattutto noi cittadini, che abbiamo, nonostante tutto, ancora un grande potere, nelle nostre mani. Quello di sceglierci i nostri rappresentanti. Il sistema delle preferenze ha pregi e difetti. Ma alla fine sei tu, con la tua mano, a scrivere il nome della persona che hai scelto.

Negli ultimi anni (facciamo a partire dal 2009) ho trovato la forza di continuare ad occuparmi, per quel poco che posso, attivamente di politica grazie alle persone che ho incontrato sulla mia strada. E che, strette alla pari attorno a Pippo, hanno deciso di condividere un percorso collettivo. Qualcuno ce lo siamo perso per strada. Altri ne abbiamo incontrati. Ne ho incontrati.

Ilaria Bonaccorsi è una delle persone che ho scoperto lungo questo viaggio. Una donna coraggiosa, perché ce ne vuole di coraggio ad affrontare una sfida difficile come quella delle elezioni europee.

10250112_241797739277229_4377885416238866749_n

Ilaria ha unito al coraggio l’umiltà, la dolcezza e la tenerezza. Che prendono forza dalle idee. Avete presente il prototipo di donna-politico che sempre più spesso domina le trasmissioni televisive, le dichiarazioni dei telegiornali? Ecco, Ilaria è l’opposto. Niente slogan, niente urla. Nessun insulto. Nessuna arroganza.

Ma il desiderio di costruire un’Europa diversa. E di dare forza ad un PD diverso rispetto a quello che abbiamo conosciuto in questi ultimi mesi.

Uguaglianza. Diritti. Lavoro. Ambiente. Libertà. Opportunità. Cultura. Formazione. Inclusione.

Sinistra. Si, in una sola parola, sinistra.

Scegliete Ilaria, domani. A Roma, nel Lazio, in Toscana, in Umbria, nelle Marche.

E scegliete i nostri amici Daniele Viotti, Paolo Sinigaglia, Ranata Briano, Elly Schlein, Andrea Pradi, Elena Gentile se votate nelle altre circoscrizioni.

20140514_Candidati_Europee

Un voto per l’Europa, per l’italia, per il PD.

L’autostrada Roma-Latina non si farà mai

pontina1

A detta di molti.

Nonostante l’iter progettuale avanzi.

I cittadini sono mobilitati da tempo, e denunciano tutto quello che non va nel progetto (che prevede, oltre la costruzione dell’autostrada Roma-Latina, la realizzazione del collegamento alla Roma-Civitavecchia e la bretella Cisterna-Valmontone).

Personalmente sono stato sempre in disaccordo con l’opera intera, ritenendo necessario una messa in sicurezza della Pontina e inutile tutto il resto.

Oggi ho ascoltato parole molto critiche sull’opera di Roberto Morassut, deputato romano del PD e profondo conoscitore della realtà trasportistica regionale.

Ricapitolando:

L’opera intera costerebbe 2,7 Miliardi di €.

Il CIPE ha finanziato solo 500 Milioni di €.

Il resto ce lo dovrebbero (!) mettere i privati.

Trovatemi, oggi, imprese che siano disposte a mettere sul piatto tali cifre. Che hanno la possibilità di mettere sul piatto tali cifre. E comunque il ritorno economico ricadrà sulle spalle dei cittadini.

Infatti l’Autostrada Roma-Latina sarà a pagamento, e i pendolari saranno fortemente penalizzati.

L’autostrada determinerà un aumento dei flussi veicolari in ingresso a Roma (lo dicono gli studi trasportistici). Sul GRA già oggi la terza corsia non è sufficiente nelle ore di maggior traffico. Domani costruiremo la quarta?

Aumentano le vetture, quindi aumenta l’inquinamento. Rumore, emissioni di atmosfera.

Si consuma suolo, si devastano territori a vocazione agricola sui quali insistono una cinquantina di aziende.

Si dice che l’autostrada (e la bretella Cisterna-Valmontone) servirà a rilanciare l’economia. I distretti industriali pontini e del frusinate sono in crisi. Quando sarà finita collegherà due deserti.

Vogliamo entrare in Europa?  Le linee guida ci indicano la strada: meno auto, più trasporto su ferro, intermodalità. Noi facciamo il contrario.

Priorità di intervento?

Messa in sicurezza della Pontina (che costerebbe molto ma molto meno della spesa prevista per la realizzazione dell’Autostrada).

Metro leggera di superficie per portare i pendolari a Roma.

Realizzazione della gronda merci che libererebbe tracce per i treni sul reticolo ferroviario romano per i treni passeggeri.

Chiusura dell’anello ferroviario di Roma.

Utilizzazione dell’asse AV/AC Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli-Salerno per il trasporto merci in orario notturno (attualmente le linee AV esistenti è praticamente inutilizzata per il trasporto merci, nonostante i modelli di esercizio di progetto prevedesse il transito di  treni cosiddetti “Merci AV”)

Valorizzazione delle bellezze artistiche, culturali, paesaggistiche dell’agro romano e dell’agro pontino.

Autostrade informatiche per mettere in contatto domanda e offerta di cultura, in tutti i sensi.

Si potrebbe essere diversamente ricchi, insomma. E avere pensieri un po’ più lunghi.

Forse sarebbe il caso di mettersi intorno ad un tavolo e ragionare.

Ultime letture

Tutti consigliati, ovviamente.

20140522_222745

Del libro di Pippo parlerò a parte.

Number one Jennifer Egan (bellissimo anche Il tempo è un bastardo), soprattutto per la forma. Scatola nera è scritto sotto forma di tweet. Ogni periodo non è più lungo di 140 caratteri. E funziona alla grande.

Manzini ti fa appassionare al suo personaggio Rocco Schiavone, stronzo quanto basta.

Blondel è una scoperta (grazie a Fabio Luzietti e Valentina Catalucci di Radio CIttà Futura).

Manifesto dell’antimafia ci fa fare i conti con noi stessi. Da tenere sul comodino, in borsa, in macchina. Per ricordare sempre. A maggior ragione oggi che è 23 maggio.

Nessuno parla di sicurezza sul lavoro

La nomina di Raffaele Cantone a capo della task-force anticorruzione dell’Expo è sicuramente un’ottima notizia. Lo sarà ancor di più quando saranno chiare le funzioni che sarà chiamato a svolgere. Ciò che è chiarissimo è che non si potrà più perdere tempo, pena il fallimento dell’Expo e una (altra) figura di merda epocale del nostro Paese.
Quindi bisognerà andare di fretta per concludere i lavori in tempo. Nella vita mi occupo di sicurezza sul lavoro, e non ho mai visto un cantiere sicuro dove si lavora in fretta. Che poi non ci siano infortuni o incidenti è un’altra cosa. Si chiama miracolo. Ecco, sarebbe il caso di cambiare verso, non solo sulla corruzione. Ma sinceramente non vedo attenzione al problema. Non vedo sensibilità.
Aspetteremo fiduciosi il miracolo.

Non ne sarei così orgoglioso

Meni

Vabbè, Menichini appartiene a quella amplissima schiera di esegeti del pensiero Renziano, di ammiratori-a-prescindere che tutto perdonano e che hanno il corpo foderato di acciaio, e altroché aratro sulla panza.

Ad oggi non sappiamo quale sarà l’approdo finale dell’iter delle riforme costituzionali, e dalle cronache recentissime la confusione regna sovrana, a quanto pare.

Menichini parla di convenienza di Berlusconi, nel fare le riforme.

Ed io mi chiedo se possa essere questo un caposaldo delle riforme del Paese.

E parla di consenso popolare.

Quello delle primarie? Quello dei sondaggi? Quello a prescindere?

E vogliamo parlare di restaurazione? Giovanardi che deve riformare sé stesso, Sacconi preferito alla CGIL. E, appunto, Berlusconi padre della patria.

Ma fammi il piacere.

 

 

Ricominciamo (o proseguiamo, fate voi)?

La legge 40 è stata demolita dalla Consulta, ma forse al Ministero della Salute ancora non è del tutto chiaro.

download

E i diritti restano diritti.

 

Anche la flessibilità è quasi maggiorenne

downloadAscolto il Ministro Lupi e rabbrividisco. Sostiene che le imprese italiane hanno bisogno di flessibilità per uscire dalla crisi e loda i provvedimenti del governo contenuti nel decreto lavoro. A quando risale il “pacchetto Treu”?  Al 1997. Da 17 anni è stata legalizzata, nel nostro Paese, la flessibilità che è diventata precarietà a vita. Precarietà che ha devastato una intera generazione e i cui effetti si allungheranno anche sulla prossima. Disoccupazione al 12%, disoccupazione giovanile al 43% e ancora stiamo parlando di flessibilità per uscire dalla crisi? Con queste ricette fallimentari sperimentate da diciassetteannidiciassette il governo dovrebbe dare speranza a generazioni arrese e risanare l’economia del Paese, da ora al 2018?