Archivi giornalieri: 18 Settembre 2014

Leopolda dimenticata

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C’ero anch’io a Firenze. Alla prima Leopolda. Quella messa nel cassetto.

Ce lo ricorda oggi Alessandro. Magistrale.

Oh, amici e compagni della prima Leopolda che oggi state al governo o giù di lì, sì, dico a voi: visto che quattro anni fa di questi tempi si era insieme a preparare quella cosa, adesso che voi siete potere state pure serenissimi, e divertitevi, ma abbiate almeno ben chiara una cosa: siete voi ad avere voltato gabbana, pratiche e parole eh. Non io, non noi: voi.

Siete voi che siete andati al governo senza elezioni e senza primarie, quando tutti si diceva che nessun governo mai doveva nascere da manovre di palazzo e senza mandato dei cittadini.

Siete voi che state al governo con un pezzo di destra e state ridisegnando il Paese anche con l’altro pezzo, quello meno dicibile, quando tutti insieme si diceva mai più inciuci, mai più la bicamerale, shame on D’Alema.

Siete voi che state facendo una riforma costituzionale e un’altra elettorale che allontanano entrambe i rappresentanti dai rappresentati, i deleganti dai deleganti, quando tutti eravamo d’accordo che proprio la distanza tra Paese e Palazzo era uno dei primi problemi a cui mettere mano.

Siete voi che avete scordato i cancri mostruosi del paese – le mafie e la corruzione, spariti dai “mille giorni” – eppure a quella prima Leopolda s’era detto che era tema fondante, ricordate?

Siete voi che vi siete dimenticati anche i diritti civili, in nome di una real politik che ha i volti di Giovanardi e Fioroni, quelli che insieme sbeffeggiavamo, quattro anni fa, e ora sono i vostri paletti.

Siete voi, insomma, che avete abdicato all’idea di una sinistra plurale, radicale, laica, sociale e contemporanea, in nome di un ‘partito della nazione’ che è una notte in cui tutti i gatti sono bigi, però piace molto a Giuliano Ferrara – e vi fa sentire vincenti perché avete i numeri, sebbene abbiate decisamente e drammaticamente perso nel realizzare i vostri originari ideali.

Ora, amici miei, che l’abbiate fatto per impazienza o convenienza, per inesperienza o superficialità, a me importa poco.

Ed è probabile che se leggerete questo post, la vostra reazione sia quella del dagli al gufo e al rosicone, perché tra le cose che di quattro anni fa vi siete scordati c’è anche l’obbligo morale a parlare per contenuti e non per slogan imparati dal capo.

E va beh, pazienza.

Tanto un giorno ci si riparlerà, ne sono certo: come con un amico che per qualche anno non si è più visto perché faceva molta carriera e tirava qualche pista, ma poi ne è uscito, e nessuno vuole fargli pesare il tempo in cui era perso altrove.