A proposito di pari opportunità (e di pregiudizi)

Un episodio di cronaca come tanti altri, un morto ammazzato nella capitale. A pochi metri dalla scuola dei miei figli. Un nomade. Si scopre che ad uccidere, per motivi passionali, è stata una guardia giurata. Poco conta. I nomadi rubano. Normale che un nomade vengano ammazzato perchè ruba. Se ci sono i nomadi c’è il coprifuoco. È una cazzata. In quel quartiere ci vivo. Si può tranquillamente uscire la sera. Ma se ci sono i nomadi bisogna aver paura a tutti i costi. Se ci sono gli stranieri è normale avere paura.

Cambio di scena.

Piscina dove va mia figlia. Gli addetti alle pulizie non sono italiani. Come non sono italiane molte delle persone che mi riempiono il serbatoio di benzina. O mi lavano la macchina. O mi preparano la pizza. O mi cucinano i rigatoni con la pajata. Persone che lavorano. Penso ai loro figli. Poi penso a Barack Obama, a Rudolph Giuliani, a Mario Cuomo, a Colin Powell, a Julian Castro. E penso che nella Prossima Italia vorei vedere i figli degli immigrati avere le stesse opportunità dei miei figli. Nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, nella politica.