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Quando ti senti naturalmente spinto in una direzione

Non sopporto ripetermi. Dire sempre le stesse cose. Anche quando mi capita, con i miei figli, mi sento un gran rompicoglioni. Che si avvicina a grandi passi verso la vecchiaia. O semplicemente verso la rompicoglionaggine. Però a volte non ce la faccio, davvero, a trattenermi.

Io spero che ieri sera, a questa iniziativa di AreaDem, non ci siano andati manco i cani. Il mio quartiere, non so se la Roma intera, ricoperta di manifesti abusivi che segnalano un’inizativa di una corrente a favore di un concorrente nelle primarie. Chi paga? Bersani? Franceschini? Zanda? D’Alessandro? Corbucci? AreaDem? Il PD Roma? Dove li prendono i soldi? Gli altri candidati hanno accesso agli stessi finanziamenti? La finiamo con questo spreco di quattrini? Ecco, io poi vedo ‘ste cose per strada e tutto mi diventa più chiaro. All’improvviso.

Puff.

Non avete capito una beneamata mazza

Questi sono i manifesti apparsi a Roma. Ovviamente abusivi. Sono dei comitati per Bersani. Renzi ha già dato, salvo poi scusarsi.

Chi li ha commissionati? Chi paga? Il partito? Gli stessi che hanno inviato gli SMS per avvisare che Bersani era ospite da Fazio? E dopo le vicende della Regione Lazio è possibile che non ci renda conto di come sia obbligatorio (non indispensabile, obbligatorio cazzo), davvero, fare politica con maggiore sobrietà? Lo dice anche il manifesto, ma letto lì sa di presa per il culo. E dai.

Seminatori d’odio (quelli veri)

Premetto che non ho mai avuto la sfortuna di vedere un TG1 delle 20 da quando è iniziata l’epoca Minzolini. Qualcuno mi dirà: per criticare bisogna conoscere. Giusto. Allora io mi esercito con Il Giornale, tanto è lo stesso. Così capita che quasi ogni giorno sfogli le pagine on-line del quotidiano che fu di Indro Montanelli per vedere il livello di faziosità che può raggiungere la mente umana. Non mi soffermo più di tanto su bunga-bunga e giustizia, tanto già so cosa aspettarmi. Però ci provo, eh. Leggo mezzo articolo, anche di più, poi mi assale, puntuale, rapido, un bruciore di stomaco e mi arrendo. Però a volte vado fino in fondo. Come ieri, quando incappo in un commento sulla morte di Vittorio Arrigoni, definito ultrà pacifista e giù con contumelie, ironia, paragoni senza alcun senso. Un articolo, scritto per denunciare l’esistenza di vittime di serie A e vittime di serie B, che diventa esso stesso la prova provata di come, per Il Giornale, esistano vittime di serie A e vittime di serie B. A parti invertite, ovviamente. Che merde.