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Menotrentasettepercento

Colpisce come il “gap salariale fra uomini e donne persista persino in un gruppo socio-economico relativamente benestante e istruito come quello dei licei milanesi”. Se è così in quell’ambiente protetto, figuriamoci nel resto del Paese.

È quanto emerge da uno studio pubblicato dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti.

La questione femminile, in Italia, è centrale. E porta dentro di sè i problemi del welfare, del sud, della famiglia, della maternità (e della paternità). E misura l’arretratezza di un Paese.

 

Scollamento?

Un’altra delle cose inspiegabili che fa il PD. O meglio, spiegabile alla luce della distanza che il PD, in occasioni sempre più frequenti, sta mostrando rispetto alla situazione del paese reale. Si chiama  scollamento (!), in politichese, giusto?

L’iperuranio

Pensare che il discrimine tra partite IVA vere o fasulle possa essere il reddito di 18.000,00 € lordi l’anno (!) è una fesseria immane che dà il segno esatto di quanto l’attuale classe dirigente, fatta per lo più di “anziani” ipergarantiti e col posto fisso, non abbia la minima idea di come sia fatto il mondo del lavoro, oggi, in Italia. Per esperienza personale, quando lavoravo a partita IVA guadagnavo, fortunatamente, più di 18.000,00 € già dieci anni fa, ma ero un lavoratore dipendente a tutti gli effetti. Questi o ci fanno o ci sono.

Bamboccioni e parassiti di tutto il mondo unitevi

Neet”, acronimo che nella lingua inglese significa “not in education, employment or trainening”. E identifica i giovani che non solo non hanno un lavoro, ma non lo stanno nemmeno cercando e non frequentano corsi di aggiornamento.Un fenomeno che preoccupa tutta Europa in questo momento di recessione ancora profonda. Ma che in Italia in particolare sta diventando ancora più dirompente. Perchè stiamo parlando di una generazione che si ritiene “senza speranza”, che vive alla giornata, se non sulle spalle della famiglia di origine e non riesce a realizzare piani per costruirsene una propria o comunque per la creazione di una vita autonoma.

Invadere la Svizzera

Allora, facciamo un pò il punto della situazione. A quanto sembra non faremo la fine della Grecia, ma comunque soldi non ce ne sono. Non ce ne sono per abbassare le tasse, non ce sono per gli investimenti, non ce ne sono per esentare dal pagamento del ticket i disoccupati. Non ce ne sono a tal punto, per dire, da far pagare l’IMU sulla prima casa agli aziani ricoverati nelle case di cura. E si potrebbe continuare. Sul fatto che, per il governo Monti, il cane debba mozzicare sempre in culo allo stracciato ormai non abbiamo più dubbi. Però. C’è sempre un però. Si potrebbero racimolare un pò di quattrini, ad esempio, tassando i capitali “esportati” illegalmente in Svizzera. TRENTASETTEMILIARDI di Euro, sembrerebbe. Pippo l’ha definita Operazione Guardie Svizzere, e sul perchè non sia stata portata a termine qualche spiegazione (che non regge, peraltro), la trovate qui.

Costruire, ma con un progetto

Grazie ad Andrea, vi segnalo un articolo di noiseFromAmerika.org a firma di Sandro Brusco. Un’analisi tanto impietosa quanto veritiera sull’operato del Governo Monti, alla luce della famigerata lettera della BCE. Più che condivisibili le conclusioni:

Se vogliamo qualcosa di diverso, sarà bene che iniziamo a pensare a come costruirlo.

E mi sa che qui iniziano i problemi.

Estremo ed improbabile

E allora, come stanno le cose? Le modifiche apportate alla nuova disciplina dell’articolo 18 sono una vittoria del PD e recepiscono le richieste avanzate da Bersani oppure il reintegro sarà previsto per casi “improbabili” e quindi tutto resta come prima? Io credo al mio segretario, ma allora perchè tutto questo affrettarsi a mettere paletti, a precisare, a rassicurare? Perchè questo gioco al massacro? Chi prende per il culo?

Redditi, salario e produttività in Italia (e le relative bufale)

Lunedì ero ad un convegno organizzato dall’ANCE sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. A margine si è parlato, ovviamente, della situazione economica e dell’articolo 18. Beh, i costruttori edili (e hai detto cotica!) ritengono che la riformulazione dell’articolo 18 prevista dal governo non serva all’economia del Paese e quindi alle loro imprese. Quello che chiedono, e non sono gli unici, è un abbassamento del costo del lavoro. Un operaio che riceve in busta paga 1.500 €, a detta dell’ANCE, all’imprenditore ne costa 4.000, di Euro. Ridurre il cuneo fiscale, quindi. Fu uno dei cavalli di battaglia nelle ultime campagne elettorali dell’Unione. Che poi nessuno lo sapeva cosa fosse, ‘sto cuneo fiscale. Quando si dice parla come mangi. Vabbè. Ma la situazione è davvero quella che in molti raccontano? Il costo del lavoro, in Italia, è davvero così alto? A leggere questo articolo, sembrerebbe di no.

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