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Balle spaziali

La vulgata renziana vuole che si ripeta all’infinito la notizia della creazione di nuovi posti di lavoro grazie al combinato disposto di incentivi e jobs-act. Appare evidente che non si tratti di nuovi posti di lavoro ma di nuovi contratti. Ossia gente che già lavorava nel settore privato con differenti tipologie contrattuali e che adesso ha un contratto a tempo indeterminato con il jobs-act.  Il che di per sé potrebbe anche essere un bene, al netto del fatto che per tre anni sei sotto ricatto dell’azienda che può sempre licenziarti per motivi economici e darti qualche spicciolo di indennizzo (l’art. 18 serviva ad evitare questi abusi, non dimentichiamolo mai). I conti si faranno allo scadere dei tre anni di contratto, allora si vedrà quanti contratti a tempo indeterminato fatti con il jobs-act saranno effettivamente a tempo indeterminato  Ma al di là di ciò questo piccolo grande particolare nello storytelling (full of lies) del premier fa si che le persone, quando votano, di sta’ roba non possono fare a meno di ricordarsene. Perché vivono la loro immutata precarietà, o quella dei propri figli, sulla loro carne viva. Davvero, dell’aumento dell’occupazione (farlocca) tanto sbandierata non se n’è accorto nessuno.

Tra piccole iene (solo se conviene)


L’appello che Veltroni rivolge a Renzi affinché ci ripensi sull’Italicum, appello che tecnicamente mi vede d’accordo, mostra tutta la pochezza dei padri costituenti della Quarta Repubblica (sarà la quarta? ho perso il conto).

Perché, come è ovvio, le leggi elettorali non si pensano per il Paese, ma per la maggioranza di turno. E siccome i tempi del 40% sono andati, e sono lontanissimi ( you can fool some people sometimes, but you cant’fool all the people all the times, cantava qualcuno), ci si accorge adesso che regalare il governo del paese al partito che al primo turno prende il 25% tra i votanti (che con l’astensione al 40% equivale al 15% tra le cittadine e i cittadini tutti) forse non è il massimo. Che poi i possibili vincitori delle prossime elezioni possano essere M5S è del tutto casuale per il ragionamento veltroniano. O forse no.

Ma che volete farci, alle iene del partito del Presidente non conviene più, e allora i corifei che magnificavano le proprietà salvifiche dell’Italicum, mentre qualcuno sommessamente faceva presente che quella legge così com’era stata pensata era da modificare pesantemente, oggi ci ripensano a loro volta. Continuo ad essere d’accordo con l’amico Walter Tocci, il quale da tempo sostiene che questa classe dirigente, e l’attuale compagine parlamentare, non ha alcuna autorevolezza per cambiare sia la Costituzione, sia il Paese.

Un ossimoro: larghe intese stabili

O una tautologia: larghe intese instabili. E ci fa ridere per non piangere, il premier Enrico Letta detto ilgiovanevecchio. Quando dice che se il PIL scende più del previsto e il deficit sale più del previsto è colpa dell’instabilità. Come se le larghissime intese non contenessero, in sé, il più deleterio dei germi, ossia l’instabilità politica permanente.

Sarà una mia impressione


Fonte: La Repubblica

Premessa. L’opinione che ho di Ignazio Marino resta immutata. Ma a volte vale la proprietà transitiva: se Bettini endorsa Renzi e Marino è una creatura di Bettini, allora Marino endorsa Renzi. Tutto legittimo, sia chiaro. Però a volte la proprietà transitiva può anche non dare i risultati sperati. Al di là di Bettini la grande forza di Marino, soprattutto nelle primarie (ricordiamo che ha stracciato Sassoli e Gentiloni), è stato il suo essere, oltre che apparire, altro rispetto alla nomenklatura del PD. Ho come l’impressione che allearsi con il sindaco ma anche con Fioroni, Franceschini, Fassino, Latorre, Veltroni e compagnia bella non darà ai renziani, nella capitale, il risultato sperato.

Il succo della democrazia

Resto sempre abbastanza impressionato dagli articoli in cui si ricorre a paragoni biblici e a citazioni per addetti ai lavori al fine di convalidare tesi che non fanno altro che avvitarsi su se stesse. Tipo l’articolo di oggi di Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera. Gli elettori vanno ascoltati, per carità, ma solo teoricamente. Basta farsi condizionare dagli umori della base! Certo, il PD non è che abbia brillato, fino dalla sua fondazione, nel saper ascoltare il proprio elettorato.

Si omette però, nell’articolo, di dire una cosa essenziale: le cosiddette classi dirigenti che oggi ci governano hanno ricevuto, ciascuna dal proprio elettorato, un mandato opposto rispetto a quello per il quale Stella chiede il coraggio di decidere (certo può apparire tardiva, da parte di alcuni, l’attenzione che viene rivolta alle opinioni della propria base).

“Ma una vera classe dirigente, come dice la parola stessa, deve sapersi assumere le proprie responsabilità e mettersi alla guida dei processi storici. Anche a costo, talvolta, di fare scelte al momento impopolari. Se pensa che siano giuste. Sennò, se si accoda via via agli umori (per di più dettati da passioni partigiane) è una classe «accodante». È il succo della democrazia: chi viene eletto è eletto per fare delle scelte. Spiegarle. Difenderle. Se sono buone, il tempo gli darà ragione.”

Secondo me il succo della democrazia è rispettare il mandato per il quale si è stati eletti (per Stella sono passioni partigiane) e non chieder voti per una cosa e andare in parlamento a farne altre. Tipo un governo con il PDL. Tipo il Presidenzialismo. Tipo la legge Ac/70. O non fare cose per le quali si è chiesto il voto. Tipo la legge contro la corruzione. O il conflitto di interessi. O combattere l’evasione fiscale. O spostare la tassazione dal lavoro al patrimonio. O peggiorare la riforma Fornero.

Sono lontani i tempi del libro che ha reso famoso Gian Antonio Stella. Da fustigatore della casta a sponsor del governo che tiene in piedi il sistema che ha generato la casta stessa.

I giovani (bugiardi) dell’UDC della provincia di Latina

Ci ho pensato, prima di scrivere queste due righe. Ho pensato se valesse la pena di fare pubblicità indiretta a chi racconta balle degne dei migliori (o peggiori, fate voi) contaballe del Paese. Però davanti alla menzogna non resisto. Perchè di menzogna si tratta, quando Gerardo Stefanelli accusa Nicola Zingaretti di essere un falso moralizzatore:

La risposta di Nicola la trovate qui:

“Nella vicenda sollevata non c’è quindi alcunché di anormale né, tanto meno, alcunché di illegale. L’iniziativa del Partito Radicale si prefigura quindi come un osceno tentativo di discredito di una persona perbene, una macchina del fango in piena campagna elettorale. Per questo ho dato mandato ai miei legali di presentare una querela per diffamazione.”

Sia chiaro, non è che mi aspettavo qualcosa di diverso da chi ha costruito una carriera politica all’ombra della famiglia Forte.

Diffidate, gente. Non c’è cosa peggiore di un giovane già vecchio dentro.

 

Tanto per sapere, eh!

Dalla Carta d’Intenti di Italia Bene Comune:

L’ha sottoscritta pure Vendola, o sbaglio? Quando leggo “collaborazione con le forze del centro liberale” io traduco UDC.

Vendola ieri sera da Fazio, al minuto 3 e 20 circa (anche un pò prima):

http://www.youtube.com/watch?v=GP5l05Ou8FA

Pierferdi, sempre ieri:

Ora io vorrei sapere chi prende per il culo chi. Perchè Vendola e Casini, mi sembra, hanno le idee chiare.

Il vecchio che avanza

La mia replica all’intervista a Gerardo Stefanelli apparsa sabato su Latina Oggi.

La versione integrale la riporto di seguito.

L’intervista all’Assessore provinciale Gerardo Stefanelli apparsa sabato su Latina Oggi dà l’esatta cifra della distanza abissale che divide, in terra pontina come in tutta la Regione Lazio, il PD dal partito di Michele Forte, anche quando rappresentato da chi vorrebbe accreditarsi come paladino della “necessità di cambiamento”.

Il  fallimento politico della giunta Polverini è sotto gli occhi di tutti: la sanità pubblica al collasso, il Piano Casa bocciato dal governo, una sostanziale incapacità nel mettere in campo politiche del lavoro volte alla riduzione della precarietà, la drammatica situazione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti fanno solo da corollario agli scandali che hanno travolto la maggioranza che ha sostenuto la Giunta fino a decretarne la caduta. Stefanelli, immemore di tutto ciò e ignorando tanto gli episodi di malaffare che hanno riguardato ampi settori della maggioranza alla Pisana quanto la scandalosa gestione dei contributi ai gruppi consiliari, ritiene invece che la ex Presidente della Regione Lazio sia caduta sotto i colpi di un complotto della stampa e dei”poteri forti”, parole che offendono la sensibilità e l’intelligenza dei cittadini del Lazio.

Sulla questione dell’acqua, a differenza dell’assessore, non riusciamo a sorridere nemmeno un pò, tantomeno al pensiero dei disagi che i cittadini del Golfo di Gaeta hanno dovuto patire durante l’estate appena passata a causa delle inefficienze del gestore Acqualatina, tipico esempio di privatizzazione che ha moltiplicato i posti nei Consigli di Amministrazione e ha scaricato sui cittadini i costi senza investimenti volti a migliorare i servizi offerti. Stefanelli parla di ulteriori privatizzazione di Acqualatina. Il Partito Democratico, invece, è impegnato a far  rispettare la volontà espressa dai cittadini nei recenti referendum e pertanto i contenuti della proposta di legge di iniziativa popolare su tutela, governo e gestione pubblica delle acque nella nostra regione recentemente presentata dai coordinamenti per l’acqua pubblica nel Lazio. sarà parte integrante del programma del candidato alla presidenza della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Se sarà confermata la candidatura al consiglio regionale del Lazio dell’assessore Stefanelli sarà davvero interessante confrontarsi, anche nel Sud Pontino, su questi come su altri temi cosicché i cittadini avranno la possibilità di capire se dietro gli slogan di chi pensa di interpretare le “richieste di novità dei cittadini” si celi, piuttosto, la rappresentazione gattopardesca di forze politiche che hanno devastato il nostro territorio sotto il profilo sociale, economico e morale.

Ci vuole un progetto per stare insieme

 Personalmente Adinolfi non mi piace. Come persona, come politico (!). E non mi piacciono nemmeno le cose che dice. Prendete l’appello ai giovani del PD ad unirsi per battere Bersani e la nomenklatura, poi si vede. Ecco, esempi di raggruppamenti contro qualcuno ne abbiamo avuti tanti, negli ultimi anni. E sappiamo com’è andata a finire. Senza un progetto condiviso non si va da nessuna parte. E Renzi, Civati, Serracchiani, Scalfarotto un progetto comune non ce l’hanno. Forse l’hanno avuto per un periodo, poi Renzi è stato folgorato sulla via di Pomigliano D’Arco, prima che sulla via di Arcore, ed è morto tutto.

 

E amen.

 

Fischio d’inizio

Quella del matrimonio gay è “un’idea incivile”. Anzi: “una violenza della natura e sulla natura”.

Io di incivile vedo lui, Pierferdinando Casini. E tutto l’UDC. E a quelli del mio partito che ancora credono che ‘sti talebani siano dei moderati dico: questi non sono problemi di coscienza. Sono problemi politici. Perchè anche sui diritti si disegna il paese del futuro. Bersani, sono cazzi tuoi, se davvero vuoi allearti con questi. La partita è appena iniziata.