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Un cervello in fuga

Quello del Ministro Fazio, di sicuro.

Oggi in Italia non abbiamo un’emorragia di cervelli, ma una fisiologica scelta dell’estero per i ricercatori. Secondo il ministro i ricercatori italiani non vanno all’estero per “un problema di remunerazione”.

#acasa, Ministro. Manca poco.

Non una parola di meno

Beh, parafrasando il titolo del film di Zang Yimou il post di Pippo, oggi, ve lo ri-posto tutto. Perchè merita. Perchè riassume il pensiero di tanti di noi. Perchè parla e-s-a-t-t-a-m-e-n-t-e di come il PD doveva (e deve) essere, quando lo abbiamo pensato. Tutti insieme. E le responsabilità ce le prendiamo tutte. Tutti insieme.

Leggo che Massimo D’Alema avrebbe invitato chi «ritiene sia possibile aprire una fase politica nuova» a «venire allo scoperto assumendosi le proprie  responsabilità». Accetto la sfida. E dico subito che il 22 e il 23 Ottobre a Bologna mi  assumerò ogni responsabilità, dalla prima all’ultima, per aprire una fase  politica nuova. Me le assumerò con chi condividerà, senza pregiudizi né timidezze, il nostro progetto. Che è il progetto originario del primo Ulivo, di quando ero ragazzo, e del Pd, il partito in cui credo e che ho contribuito a fondare. Senza giochetti di  corrente in stile Prima Repubblica, senza timori reverenziali per una classe  dirigente che ha fatto il suo tempo, ma senza tramare nell’ombra per screditare  (per altro senza dirlo esplicitamente), un segretario eletto democraticamente e  con le primarie. Provo vergogna e imbarazzo per chi non si rassegna  all’idea che le maggioranze si costruiscono alla luce del sole, con i cittadini  e non dietro alle loro spalle. Senza chiacchiere vuote e politicistiche, con i  fatti e le proposte, che sono l’unica cosa che il paese ci chiede. E senza ulteriori sorprese, perché la storia del centrosinistra italiano ce ne ha già riservate a sufficienza. A Bologna sono tutti invitati. E non è una provocazione, no, è un invito. I cittadini e i politici, i movimenti e le associazioni della società civile. Per aprire le porte e le finestre, non quelle «dei giovani» che vorrebbe aprire Veltroni, ma quelle del nostro partito. Anzi, della politica italiana. Chi non ha ancora capito che a Bologna nascerà un nuovo centrosinistra e non una nuova corrente del Pd, farebbe bene a prendere sul serio la nostra proposta. Perché il nostro tempo è arrivato. E sarà scandito dalle nostre proposte, per ritrovare la democrazia perduta, per contrastare la corruzione (e i conflitti di interessi, che non sono solo quello del premier), per tutelare il paesaggio e la bellezza italiana, per dare un futuro (anche pensionistico) ai giovani, e per togliere alle rendite, per dare al lavoro, con una riforma fiscale comprensibile e strumenti più seri per il contrasto dell’evasione. Cose che si possono fare. E che dobbiamo fare noi, se davvero vogliamo cambiare. Non una parola sarà sprecata. Non una relazione politica sarà negata. Non un minuto di più andrà perduto, in una polemica interna, in un politicismo, in una recriminazione. Vogliamo cambiare.

E cambieremo.

Impariamo anche dall’India

Il governo indiano spinge sull’innovazione, e regala un tablet agli studenti. Si chiama “Aakash” o “Ubislate”, è un dispositivo basato su Android con touchscreen e applicazioni in quantità, e si annuncia di qualità complessiva accettabile. Costo finale circa 45 euro, ma appunto, se non siete studenti: per questi ultimi infatti l’Aakash è gratuito, perché viene riconosciuto dalle istituzioni come strumento utile alla formazione, in un programma di test che coinvolge migliaia di studenti.

Quando si dice investire sul futuro, sull’innovazione, sulle tecnologie. In India fanno così. E pure l’Africa si muove.  In Italia la banda larga è una chimera, il wi-fi questo sconosciuto e Internet è ancora un luogo di perdizione. Per dire.

De Juventute

Vabbè, il mio amico Jacopo penserà che inizio a gasarmi per la Juventus. Non in questo caso. C’è erba da mangiare, ancora. E tanta. Si vedrà. Voglio invece parlare di gioventù, di giovani, di ragazzi, di politica. Il là me lo offre Cristiana, con la sua storia, tanto cruda quanto vera. Una storia che ci parla di un paese che, allo stato attuale, offre ai propri ragazzi un biglietto di sola andata. Via, si parte, si parta. Lontano dalla corruzione, dal così fan tutti, dal così è se vi pare, dalla burocrazia che fa scendere il latte alle ginocchia, dalla mancanza di  opportunità, dal credito che non fa credito. Da tutto. Dalla politica. Quella che dovrebbe offrite la prospettiva, indicare la strada, e che invece s’è pigliata i punti di fuga con tutto l’asfalto. Ieri sera partecipavo al direttivo del mio circolo e ascoltavo le parole dei “grandi”, degli “esperti”, di quelli che la politica è una cosa seria, lasciatela fare a chi ne capisce. E giù con l’alchimia, con il calcolo per il puro calcolo, con la tattica, manco fossero stati tanti micromaxi Arrigo Sacchi, quello si che con la tattica c’ha fatto la rivoluzione. E pensavo: ma un partito così, il mio PD, ma che cazzo c’avrà da dire ad un giovane del mio Comune?  A parte l’inerzia a naso tappato, giusto perchè dall’altra parte ci stanno le trote e i porcelli e la gnocca e il dito medio, ma perchè una ragazza e un ragazzo che sia affacciano alla vita, allo studio, al lavoro, alla famiglia, dovrebbero scegliere noi? Perchè l’amico di Cri che vuole aprire il ristorante dovrebbe guardare con fiducia alla nostra classe dirigente? Quel politico al quale rivolgersi potrebbe essere chiunque, anche il nostro consigliere comunale, il nostro assessore, il nostro consigliere regionale. Il nostro parlamentare. Chiunque. Chiunque. Chiunque, cazzo. E allora mi viene da pensare a quello che doveva essere il PD, alle nostre speranze, alle speranze di un Paese. E vedo la realtà. Vedo i personalismi. Vedo la mancanza di coraggio. Vedo il compromesso. Sempre. Ovunque. Comunque. E non ce la faccio. Voglio che Bersani mi dia un motivo per votare il PD senza turarmi il naso. Voglio che il Bersani o chi per lui dia a tutti i ragazzi e le ragazze italiane un motivo per votarci senza che debbano, per forza, turarsi il naso. Lo pretendo.

A Bologna. E nulla sarà come prima.

Il 22 e 23 ottobre sarò anch’io a Bologna. E troverò, troveremo, tutto questo.

Ci saranno quelli che credono nel cambiamento, e che vogliono interpretarlo, di persona, personalmente. Ci sarà il “nostro tempo”, quello che dobbiamo prenderci e quello che dobbiamo darci, perchè le cose, per cambiare, non devono durare in eterno. E ci saremo anche noi, tutti insieme, in una festa della politica, come vorremmo che la politica fosse.

Quattrocentoventisettemila

2 giovani disoccupati su 10 lavoravano nel 2009. Si tratta di poco meno di 210mila giovani che hanno perso un posto di lavoro. Ad essi vanno però aggiunti i quasi 218mila (e fanno 427mila) ragazzi che sono passati dalla condizione di ‘occupato’ a quella di ‘inattivo’, o perché si sono rimessi a studiare o perché sono scoraggiati nella possibilità di trovare un altro posto di lavoro. Da rilevare poi che sono circa 686 mila gli under 35 che cercano lavoro da oltre un anno.

I risultati dell’inchiesta di DataGiovani, anche qui.

IL Festival

Eccolo, finalmente. A Scauri (LT).

Tutto quello che c’è da sapere, lo trovate qui.

Questo il programma:

Giovedì 4    
Silvia Bolognesi, concerto jazz  ore 22:00 – Pub Lo Scoglio
Venerdì 5    
Fabio Genovesi, Esche vive , aperitivo letterario ore 19:00 – Lido I Delfini
Sabato 6    
Paolo Sortino, Elizabeth, aperitivo letterario ore 19:00 – Lido Il Vascello 
Domenica 7    
Manuela Salvi, Scrivere libri per ragazzi, merenda letteraria, ore 17:00 – Lido I Delfini
Emanuele Forte, La Comèdie d’un Jour                                                                              Roberto Salinas & Marina Catucci, Una storia da ridere. Breve biografia di Mario Monicelli, ore 22:00 – Lido Mary Rock

L’estate del cambiamento

“Se fossi un ragazzo di provincia, dopo aver visto quel che è successo a Milano, adesso avrei la speranza che succeda anche nella mia città. Vorrei fare il volontario per un candidato che conosco e che stimo, e vorrei che il suo comitato elettorale fosse un luogo aperto in cui tutti possono portare il loro entusiasmo e le loro idee. Vorrei che il Pd lo capisse, e permettesse ai suoi elettori di scegliersi i propri candidati a Camera e Senato (e anche a Sindaco, Presidente della Provincia, Presidente della Regione, ndr) con primarie aperte e libere.”

Questa la prefazione del Libretto Arancione, che potete scaricare (e diffondere) qui. Un compendio di proposte e suggerimenti per confrontarsi, nel PD e nel centrosinistra. Alla pari. Affinchè tutti, ma proprio tutti (soprattutto le giovani generazioni, guarda un pò!), possano dare il loro contributo per costruire un Paese migliore.