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Dolore. Parole. Stragi.

Stamattina m’ero svegliato con l’idea di scrivere qualcosa sul dolore. E sulla necessità, di questi tempi a quanto pare ineludibile, di vivere il dolore in forma collettiva. Quasi catartica. Forse per esorcizzare il dolore che ciascuno si porta dentro. E per esorcizzare il male, che pure di quello ciascuno di noi ne ha un pezzettino, da qualche parte. Poi le notizie da Bruxelles mi hanno spinto ad evitare commenti, perché mi sembrava che di parole in giro, molte inutili, ipocrite, gratuite,  ce ne fossero a sufficienza. E poi però Carlo Soricelli ci ricorda le tragedie quotidiane che passano sotto silenzio. Senza lacrime collettive, applausi alle esequie, visite di ministri e sottosegretari e premier e presidenti. A sottolineare,  ancora una volta, che della sicurezza sul lavoro non frega a nessuno. Immaginate 117 italiani morti per una bomba. È già accaduto, ma si fa finta di non saperlo.

Sicurezza cenerentola, come sempre

A construction worker or foreman at a construction site observing the progress of construction job or project, with copy space

Ieri il Senato ha approvato il disegno di legge delega n° 1678 che porterà alla riscrittura del codice degli appalti (D.Lgs. 163/06).

Sono state introdotte importanti novità, da dettagliare nel decreto delegato, che si propongono, tra l’altro, di correggere alcune delle storture portatrici di fenomeni corruttivi a tutti noti.

Tra queste la legge delega prevede che negli appalti affidati con la formula del Contraente Generale (parliamo di realizzazione delle linee AV, della Metro C di Roma, della Salerno-Reggio Calabria, per capirci), sia “vietata l’attribuzione del compito di responsabile o direttore dei lavori allo stesso contraente generale” (art. 1 comma p del DDL 1678).

Inoltre si stabilisce la “creazione di un albo nazionale, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei soggetti che possono ricoprire rispettivamente i ruoli di responsabile dei lavori, di direttore dei lavori e di collaudatore negli appalti pubblici di lavori aggiudicati con la formula del contraente generale, prevedendo specifici requisiti di moralità, di competenza e di professionalità e la loro nomina nelle procedure di appalto mediante pubblico sorteggio da una lista di candidati indicati alle stazioni appaltanti che ne facciano richiesta in numero almeno triplo per ciascun ruolo da ricoprire​”​ (art. 1 comma p-bis del DDL 1678).

In pratica si​ indicano alla stazione appaltante tre nomi presi nell’albo ​nazionale ​ e il direttore lavori, il responsabile dei lavori e il collaudatori ​sono estratti a sorte​. In ​questo modo si dovrebbe garantire l’assoluta indipendenza di figure professionali fondamentali per la corretta realizzazione di un’opera.

Viene sancito un principio giusto (il controllato non può pagare il controllore) ma con una formulazione in parte errata e a mio avviso incompleta.

Perdonatemi se entro in questioni tecniche, ma è necessario.

Il Responsabile dei Lavori (RdL) è una figura presente nel Titolo IV del D.Lgs. 81/08 (il cosiddetto Testo Unico del Sicurezza) ed è una figura specifica della sicurezza che, nel caso di appalti pubblici, coincide con il Responsabile Unico del Procedimento (RUP).

Il RUP è il garante verso il Committente della corretta attuazione degli iter procedimentali previsti dalla normativa e dal rapporto contrattuale con chi esegue l’opera.

Il Direttore Lavori (DL) è il soggetto responsabile dell’esecuzione dei lavori in termini di qualità, tempi e costi secondo le previsioni normative e secondo il rapporto contrattuale. Sostanzialmente, come dice un mio collega, il DL è il “contratto fatto uomo”.

Quindi già al comma p) con quella “o” tra le parole “responsabile” (dei lavori?) e “direttore dei lavori” (il diavolo sta nei dettagli, si sa) c’è un errore.

La formulazione corretta, se l’intento è quello di creare un albo di soggetti indipendenti da sottrarre al controllo diretto del CG, sarebbe: “…vietata l’attribuzione del compito di responsabile dei lavori e direttore dei lavori allo stesso contraente generale” .

Ma, come dicevo, il comma p è a mio avviso anche incompleto.

Il RdL è un soggetto specifico della sicurezza, portatore di obblighi e di responsabilità sia in fase di progettazione sia in fase di esecuzione delle opere. Tra i suoi numerosi obblighi, ha quello di nominare, nei casi previsti dalla legge, due ulteriori soggetti fondamentali per la sicurezza, ossia il Coordinatore per la Sicurezza in fase di Progettazione (CSP) e il Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione (CSE).

Il CSP è colui il quale redige il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC), ossia il progetto della sicurezza di un’opera.

Il CSE è, invece, il soggetto che affianca il Direttore dei Lavori per il controllo dell’attuazione delle misure di sicurezza contenute nel progetto della sicurezza.

Nelle formulazioni dei commi p e p-bis dell’articolo 1 del DDL 1678 queste due figure mancano. Ed è una mancanza grave, perché secondo me nasconde, nella migliore delle ipotesi, un’ignoranza del legislatore riguardo all’organizzazione della sicurezza in fase di progetto e in fase di esecuzione. Nella peggiore delle ipotesi una mancanza di sensibilità riguardo la sicurezza sul lavoro, che resta una priorità solo a chiacchiere.

Per avere un’idea, dall’inizio dell’anno i morti sul lavoro sono 274, ai quali se aggiungono almeno 580 deceduti in itinere. Il conto lo tiene Carlo Soricelli sul suo sito, Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.

Nell’attuale formulazione dei commi p e p-bis, fatte le dovute differenze, è come se dal punto di vista della gestione dei lavori sparisse il Direttore dei Lavori e si facesse riferimento solo alla figura del RUP.

In definitiva la formulazione corretta del comma p dovrebbe essere:

…vietata l’attribuzione del compito di responsabile dei lavori, del coordinatore in fase di progettazione, del coordinatore in fase di esecuzione e direttore dei lavori allo stesso contraente generale” .

Ne deriva che anche CSP e CSE dovrebbero avere un loro albo nazionale al quale attingere i tre nomi da sorteggiare, e quindi la formulazione corretta del comma p-bis dovrebbe essere:

creazione di un albo nazionale, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei soggetti che possono ricoprire rispettivamente i ruoli di responsabile dei lavori, di coordinatore in fase di progettazione, di coordinatore in fase di esecuzione di direttore dei lavori e di collaudatore negli appalti pubblici di lavori aggiudicati con la formula del contraente generale,..”

Spero ci sia modo di presentare e approvare questi emendamenti nella discussone alla Camera.

Il mio (non) intervento in Assemblea Nazionale

Sul tema della sicurezza sul lavoro. Consegnato brevi-manu al Segretario.

Caro segretario, cari componenti di questa assemblea

Quanto emerso nelle ultime settimane in merito alla gestione delle grandi opere pubbliche impone a tutti noi, al Partito Democratico, al Governo, un cambio di passo radicale che porti, finalmente, la legalità e la lotta alla corruzione al centro del dibattito pubblico nel nostro Paese, per chiudere definitivamente l’epoca delle leggi ad-personam e per vincere le titubanze che ci hanno contraddistinto in questi anni.

Da più parti è stato evidenziato come, nel tuo discorso di insediamento alle Camere, le parole criminalità, legalità, corruzione abbiano trovato solo in parte lo spazio che avrebbero meritato, ma confidiamo sul rinnovato impegno che si sta mettendo in campo nella lotta a quelle che sono vere e proprie piaghe sociali, politiche ed economiche e in questo senso la nomina di Raffaele Cantone a Commissario dell’Autorità Anticorruzione, se sarà messo nelle condizioni di operare al meglio, è una garanzia assoluta.

Mi permetto però, Segretario, di ricordare a te, al Partito, al Governo, a noi tutti, un’altra questione, un’altra piaga economica e sociale che alla legalità e alla realizzazione delle grandi opere è strettamente connessa, ma che sembra non interessare nessuno.

Varie volte, nel corso del suo mandato, il Presidente della Repubblica ha richiamato con forza l’attenzione sul problema della sicurezza sui luoghi di lavoro, ma sostanzialmente i suoi appelli sono rimasti sempre inascoltati e i buoni propositi enunciati a seguito dei suoi richiami sono, nella maggior parte dei casi, rimasti lettera morta. Anzi, pendono sul nostro Paese procedure di infrazione europee per avere, in taluni casi, ammorbidito la legislazione nazionale rispetto alla normativa comunitaria in materia di sicurezza.

Non sto qui a ribadire le statistiche, quei numeri freddi che riguardano invece persone in carne e ossa che ogni anno perdono la vita o subiscono danni permanenti o soffrono di malattie professionali. Sono cifre che trovate on-line, ad esempio sul sito dell’osservatorio indipendente di Bologna, e con l’occasione desidero ringraziare pubblicamente Carlo Soricelli per l’impegno meritorio nella sua opera quotidiana di divulgazione e sensibilizzazione.

Al netto dei miglioramenti rilevati negli ultimi anni, probabilmente imputabili anche alla diminuzione delle ore lavorate, è come se, più o meno, ogni anno sparisse questa assemblea.

E’ come se ogni anno ciascun componente dei questa assemblea non facesse ritorno a casa, dalla propria famiglia, semplicemente dopo esserne uscito per recarsi al lavoro, e non per andare in guerra.

Faccio questo richiamo perché a seguito delle inchieste su EXPO, soprattutto, si è giustamente detto che il progetto, la manifestazione non è in discussione e che quindi si inaugurerà il primo maggio del 2015, come da programma.

Ciò significa che bisognerà correre e non c’è lavoro, opera, infrastruttura, grande o piccola che sia, che possa essere realizzata in sicurezza, quando si va di corsa.

Chiedo quindi l’impegno del Segretario, del Presidente del Consiglio, del Governo non solo perché siano messe in campo tutte le risorse per mantenere una soglia di attenzione altissima durante la realizzazione di opere prioritarie per lo sviluppo del Paese, ma anche perché si dia il via, su tutto il territorio nazionale, sui mezzi di informazione, nelle scuole,  ad una inedita e martellante campagna di sensibilizzazione e informazione sul tema della sicurezza nelle fabbriche, nei piccoli e grandi cantieri, ovunque ci sia un lavoratore.

Facciamo si che anche la sicurezza sul lavoro, con i suoi risvolti economici e sociali che riguardano la vita di tutti noi, diventi un tema prioritario ed un fattore di crescita e sviluppo per il nostro Paese.

Grazie.

L’Expo e la sicurezza sul lavoro

morti sul lavoro

Non starò a ribadire i numeri, che potete trovare tranquillamente in rete, qui o qui, ad esempio.

Nonostante il trend degli ultimi anni sia in miglioramento (e sarebbe interessante analizzare il perché e mi riprometto di farlo), i morti sul lavoro in Italia continuano ed essere tanti, troppi.

Immaginate l’intero Parlamento, le Camere riunite in seduta congiunta. O tutti i Garibaldini partiti da Quarto. O tutti gli occupanti di un treno pendolari che arriva la mattina a Roma Termini o a Milano Centrale.

1000 persone o giù di lì, 1000 uomini e donne, giovani e meno giovani, italiani e stranieri, dipendenti, partite IVA, cottimisti, precari, invisibili che non tornano a casa dopo essere usciti di casa per andare a lavorare, mica in guerra.

Più volte il Presidente della Repubblica ha lanciato l’allarme su questa tragedia nazionale ma a quanto sembra non è che sia stato poi tanto ascoltato.

E non sono valse le procedure di infrazione europee, visto che a quanto pare nel nostro Paese al fare si accompagna spesso un ammorbidimento di controlli, procedure, sanzioni.

Più le situazioni rivestono il carattere di emergenza, poi, maggiore sarà la tentazione di omettere qualche controllo affinché nessuno possa dire che non si è fatto.

Prendete l’Expo 2015, ad esempio. Ne parlavo nei giorni scorsi qui, e ci tengo a ribadire un concetto. Velocità di esecuzione delle opere e sicurezza sul lavoro durante la loro realizzazione sono inversamente proporzionali.

All’inaugurazione dell’evento manca meno di un anno, e i lavori sono in fortissimo ritardo. Ecco, vorrei che allo sdegno per le deroghe al Codice degli Appalti si aggiungesse l’allarme per la sicurezza in fase di esecuzione delle opere, per non aggiungere sdegno a sdegno, magari quando sarà troppo tardi per salvare qualche vita umana.

Forse sarebbe meglio pensare per tempo anche alla sicurezza. Che è comunque legalità.

ThyssenKrupp e la memoria

ThyssenKrupp, secondo la Cassazione va rifatto l’appello. Ma ne mancano sempre sette.

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Spinoza va giù duro, come sempre. Il processo è da rifare, e la cronaca di questi giorni ci ha raccontato tutto.

Anche in questo caso è fondamentale tenere viva l’attenzione sul caso.

Non dimenticare.

E stare vicini a chi ha perso i propri cari.

Sicurezza sul lavoro, questa sconosciuta

Lo so, si chiama deformazione professionale. Però guardate al secondo 18 lo spot elettorale di Scelta Civica. Un operaio su un cestello elevatore che lavora senza cintura di sicurezza. In gergo si chiamano DPI, Dispositivi di Protezione Individuale. Queste immagini la dicono lunga quale sia, in Italia, il livello di consapevolezza nei confronti della sicurezza sui luoghi di lavoro.

 

Moratti gioca, la fabbrica piange

A distanza di due anni, un altro operaio muore alla Saras, uno stabilimento che ha dimostrato altre volte, anche sul piano dell’inquinamento, di non avere troppo rispetto per il territorio e per chi vive e lavora lì. Forse Moratti farebbe meglio a pensare alla sicurezza dei suoi stabilimenti piuttosto che allo Shalke 04.