Archivi categoria: #OccupyPD

Destabilizzare per #occupyprimarie

“Civati ha preparato ben sei referendum di partito. I Referendum PD sono forse l’atto più forte e destabilizzante che lui e il suo gruppo sono riusciti a portare alla dirigenza del partito, immobile e ripiegata su sé stessa da ormai più di venti anni. Lo stanno facendo impiegando le regole dello Statuto. E non solo tramite il web: Civati può contare su una vasta rete di sostenitori, forse ancor più estesa di quella di Renzi, che invece ha pescato molto fuori del partito per realizzare il proprio staff. Civati, forse non lo sa, ma è la più importante chance di sopravvivenza del partito medesimo. Questo il segretario Bersani (non il candidato) dovrebbe considerarlo. Tramite i referendum, se mai verrà raggiunto il numero minimo di firme richiesto, Civati obbliga il PD alla partecipazione dell’elettorato nelle decisioni, fatto che viene visto come fumo negli occhi da Bersani/Bindi e che Renzi si guarda bene dal nominarlo.”

Un post lucidissimo sulla situazione. Il resto qui.

Grazie Pierfrancesco

Bellissime le parole di Pierfrancesco Majorino sui referendumPD:

“Non male l’iniziativa sui referendum PD di Civati e Co. Finalmente qualcuno che chiede qualcosa sulle cose da fare e non sulle magliette da indossare”.

6 pronto per i 6 referendum?

Come annunciato qualche settimana fa, al termine della due giorni di Albinea, si parte con i referendum PD. Tutto ció che volete sapere lo trovate qui:
https://www.facebook.com/ReferendumPd
Mentre i caminetti (non)decidono su legge elettorale, regole interne, primarie, deroghe. Mentre impazza il dibattito tra vecchi giovani e giovani vecchi, arriva lo strumento più democratico che esista su temi concreti come alleanze, fisco, diritti, ambiente, incandidabilitá. A voi.

Io condivido

Noi crediamo che l’obiettivo del centrosinistra non debba essere quello di vincere per occupare e spartirsi posti di potere.

Noi crediamo che l’obiettivo del centrosinistra debba essere vincere per cambiare davvero l’Italia: rendendola un Paese all’avanguardia nel mondo per i diritti civili e sociali, per legalità ed equità, per qualità di welfare e ambiente, per accesso a Internet.

Noi crediamo che il rocambolesco balletto inscenato nelle ultime settimane dai leader dei partiti del centrosinistra attorno alle alleanze sia offensivo nei confronti di milioni di cittadini e di elettori.

Noi crediamo che il centrosinistra possa e debba proporre agli italiani una prospettiva ideale e concreta che non rimanga paralizzata per tutta una legislatura dal mercanteggiamento triste con chi in anni recenti e meno recenti ha rappresentato una delle componenti che ci è più lontana culturalmente, politicamente ed eticamente, e che soprattutto è stata complice di Berlusconi nel portare l’Italia in questa crisi.

Noi crediamo che non sia una questione di ‘veti’ ideologici ma al contrario di pragmatica consapevolezza che una coalizione innaturale non porterà mai ad alcun reale risultato politico, né potrà mai dare all’Italia quella frustata di civiltà e di giustizia di cui ha fortemente bisogno.

Noi crediamo che sia necessario puntare non a una coalizione da sopportare, ma a un progetto da supportare. Non a una mediazione prima ancora di incominciare, ma a una grande sfida da raccogliere. Non crediamo a scelte che provengono da lontano, ma a quelle che lontano ci possono portare.

Questo testo è stato scritto da Giuseppe Civati, Sara De Santis, Piero Filotico, Alessandro Gilioli, Patrizia Grandicelli, Ernesto Ruffini e Guido Scorza, ma appartiene a tutti coloro che vorranno condividerlo.

Gimme Hope

E niente, poi auguriamoci che non si chiami davvero Polo della Speranza. Primo perchè Polo mi fa pensare a Polo delle Libertà. E mi viene in mente Bossi giovane che nelle interviste pronunciava la parola Polo in un modo così sguaiato: paaaaaaaaaoaoaooaalo. E poi il Polo mi ha sempre fatto venire in mente il freddo, i brividi. Ecco, i brividi.

Poi, signori miei, amici democratici e progressisti e liberali e moderati e di Centro, la Speranza mi sa di chi si appella al Signore, se ci crede, o a un’entità astratta, tipo Quelo, e si augura che gli vada di lusso. Perchè l’impresa è di quelle disperate. Ecco. Qui la speranza non c’entra. C’entrano le proposte. Chiare, coerenti, riconoscibili. Fatte, magari, da persone credibili. E siccome la Carta d’Intenti è ontologicamente poco concreta, altrimenti si sarebbe chiamata Carta delle Proposte, o Carta dei Fatti, allora tocca proprio farli, ‘sti referendum. Così magari Buttiglione tace per sempre, oppure davvero l’acqua diventa bene comune, oppure si riforma il walfare e il mondo del lavoro sul serio.

Svegliaaaaaaaaaa!!!!

Avete bisogno di un caffè doppio, per alzarvi ogni mattina? E io vi dò una Cristiana doppia. Serviti.

Prima un video sulla relazione complicata, anzi complicatissima, tra PD e gay.

Poi un post magistrale su politica e giornalismo.

E buona giornata a tutti.

 

Troviamoci sulle cose da fare

Com’era ovvio, la proposta di Prossima Italia di chiedere di svolgere alcuni referendum, utilizzando uno strumento previsto dallo statuto del PD, suscita interesse e reazioni. Reazioni anche di segno opposto, s’intende. In bilico tra entusiasmo, scetticismo, ottimismo e vedonerodappertutto. Ecco, in quest’ultimo filone si inserisce Alessandro Gilioli, che però spera di sbagliarsi. Risponde Paolo:

Impresa disperata? Può darsi. Inutile? Vedremo, intanto però diciamo una cosa: chi oggi sostiene che il Pd vada abbandonato, o pretende di abbandonare la politica del tutto, e con essa l’appartenenza alla società umana, rifugiandosi su un atollo, ne scelga uno bello alto, perché lo scioglimento dei ghiacci che è in atto sommergerà tutto, e non risparmierà nessuna isola felice. Ma, ancora più esplicitamente, se qualcuno pensa invece di lasciare il Pd per far politica fuori da esso, in un partito o un movimento o qualsiasi altra cosa sia, deve puntare a costruire qualcosa che da zero prenda più voti del Pd stesso: che sono 7 milioni, più o meno, al momento, e 12 come potenziale ipotetico. Dovrebbe anche spiegare come si fa, però, e nel caso, auguri. Perché è da sempre, che qualcuno compie questo ragionamento, a sinistra, e finora non si registrano successi significativi.
Altrimenti, stiamo parlando della solita, proverbiale scissione dell’atomo, che da sola non troverebbe neppure l’ossigeno per respirare, ma che se proprio volesse vivere, e qui casca l’asino, alla fin fine dovrebbe comunque allearsi con il Pd. Tutta quella fatica, per tornare al punto di partenza: grazie, ma no, grazie.
Dopodiché, è facile e al momento è un argomento molto popolare, scrivere che bisogna mollare il Pd: costa poca fatica, ed è un esercizio alla portata di tutti, anche di chi è privo di fantasia. Procura di certo molti like, e molto consenso. Ma la cosa finisce lì, e di certo non contribuisce a cambiare le cose.

Decidi tu

Beh, probabilmente la voce ti è arrivata.

Dico a te, iscritto al PD. Elettore del PD. O potenziale elettore del PD. Tu, che hai preso in considerazione, seppur lontanamente, di votare PD. E anche tu, che votavi PD ma hai deciso che ora basta, non se ne può più.

Te l’hanno mai detto che esiste, nel Partito Democratico, uno strumento previsto dallo Statuto che si chiama referendum, con il quale tu, pirsonalmente di pirsona, puoi dire la tua su alcuni temi che sono sottoposti al voto degli elettori del PD?

E allora capita che in una assemblea di democratici che si sono riuniti ad Albinea, lo scorso fine settimana, si decida di usarlo, questo strumento. Così, almeno, per una volta si proverà a discutere di cose da fare, e non di nomi, o di strategie. Per una volta non si starà a smacchiare i giaguari sulle interviste, ma si chiederà il tuo parere, che so, sulle alleanze, sul fisco, sulle spese militari, sull’ambiente. Sui diritti. Ci sono persone che stanno lavorando ai testi, e prestissimo saranno pronti, e saranno resi pubblici.

Che dici, la dai una mano al Partito Democratico? Perchè sai, ai promotori dei referendum non importa contarsi. Non importa alzare il prezzo per decidere se stare con Bersani o con Renzi, per dire. Importano le idee. E magari le idee chiare, quelle che da molto tempo il PD non riesce ad elaborare tanto da avere generato un pò di delusione nel suo elettorato. Te ne sei accorto anche tu che il PD è inchiodato al 25% da anni, vero? Non aggiungo altro. Ecco, i promotori hanno a cuore il PD. Strano, no?

Sappi, comunque, che la strada è in salita. Servono almeno 30.000 firme degli iscritti affinché si possa provare a tenerli, i referendum. Il 5% degli iscritti. Poi l’assemblea nazionale e la commissione nazionale di garanzia decideranno sull’ammissibilità dei referendum. E solo allora elettori, cittadini, potranno esprimersi. Tu potrai esprimerti. Un passo alla volta, però. Servono le firme, prima di tutto. E allora, che aspetti? Il PD ha bisogno anche di te.