Il primo giorno di scuola a Minturno

E così domani si insedia la nuova giunta comunale di Minturno. Nessuna sorpresa. Sui giornali, sul web, nelle piazze s’è già detto tutto. Conosciamo nomi, ruoli, responsabilità. In bocca al lupo a Paolo Graziano e alla sua giunta, ne hanno bisogno. Due parole su queste elezioni che sono già storia. A partire dai candidati a Sindaco.

Enzo Forte, civico e indipendente, per sua definizione. Al governo nella passata consiliatura con la delega al commercio, se non ricordo male. Ha preso molti meno voti rispetto alla scorsa tornata elettorale, quindi niente consiglio comunale, per lui. Un pò populista, a volte demagogo, ma in fondo ha fatto una campagna elettorale onesta. Resta un punto di riferimento per chi non si è riconosciuto negli altri candidati e nei partiti. Inoltre è stato l’unico candidato sindaco a rispettare il suo comune e i suoi cittadini, evitando di ricorrere a manifesti abusivi e attenendosi al “protocollo” definito con il Commissario Prefettizio, prontamente ritenuto carta straccia dagli altri suoi avversari. Chapeau.

Pino Russo. Di Pino Russo ho un ricordo vivo. Credo fosse la campagna elettorale del 1995, ed era il candidato di una coalizione PDS-Margherita o come-cazzo-si-chiamavano-i-democristiani-qualche-lustro-fa. Ah. M’è venuto. Partito Popolare Italiano. Incontro a Villa Eleonora con Fabio Mussi, che allora era uno che contava abbastanza, nel PDS. L’evento della campagna elettorale, possiamo dire. A metà della serata Pino Russo si alza e se ne va per un altro incontro. Ricordo ancora la faccia di Mussi. Qualche    giorno dopo lo incontrai alla Camera perché ero andato a fargli presente che, al ballottaggio, si profilava un appoggio del PDS ad AN (erano arrivati al ballottaggio Graziano e Dino Artone, e io rompevo i cabasisi già allora). Roba da matti, per l’epoca. Mussi, a parte rammentarmi il fatto che ciascuno ha i dirigenti di partito che si merita (e mi sentii una merda, per questo) mi chiese, letteralmente: ma chi cazzo era quel candidato a Sindaco che avete presentato, che a metà serata si alza, saluta e se ne va? Ecco, questo è il ricordo che conservo. Poi nel tempo Pino Russo ha fatto in tempo a cambiare casacca varie volte. Rammento, per i posteri, solo le ultime performance. Elezioni 2010: al primo turno appoggia Sardelli (PDL + alter), ma entra in giunta con l’avversario di Sardelli, Galasso (PD, UDC + alter). 2012: il candidato del PDL è lui, ma fa la fine della botta a muro, con tutto il PDL. Nonostante ciò, entra in consiglio comunale. E speriamo che sia l’ultima.

Maurizio Faticoni ha una storia simile a quella di Pino Russo. Praticamente è un ex tutto. Ex PSI, ex Forza Italia, ex DS, ex PDL. Dategli tempo e sarà anche ex Città Nuove. Ex Polverini, per intendersi. Basta aspettare le Regionali. Anche lui, nel 2010, appoggia Sardelli (PDL + alter), ma sta sempre là là per entrare nella giunta Galasso (PD, UDC + alter). Della serie: che faccio, mi si nota di più se non entro o se entro con un assessorato? Poi Galasso è caduto, e il povero non ha potuto dimostrare tutto il suo senso di responsabilità. Nel 2012 ci prova da solo, o meglio, con un pezzo di centrodestra minturnese, quello di Minturno Domani, che aveva giurato che mai e poi mai avrebbe stretto alleanze con i traditori della causa, ossia chi era pronto ad entrare armi e bagagli nella giunta Galasso. Ma si sa, in politica i diktat durano il tempo di una alzata di spalle. Va come va, Faticoni arriva terzo e si guadagna il suo seggio in consiglio comunale, assieme al fido Tomao, mister preferenze n°2. Valgono le stesse considerazioni fatte per Pino Russo. Anzi, aggiungo. Vent’anni in politica, senza aver lasciato un segno tangibile della propria opera, bastano e avanzano, che dite?

A questo punto c’è da dire che, nelle fila del centrodestra minturnese, sono scomparse un bel pò di persone dal consiglio comunale. Romolo del Balzo. Livio Pentimalli. Franco Tuccinardi. Fausto Larocca. Magari me ne dimentico pure qualcuno. Son cose, davvero. Sinceramente mi dispiace per Pino D’Amici. Siamo su sponde diverse, ma gli riconosco il pregio di metterci sempre la faccia e di cercare il dialogo anche con chi la pensa in maniera totalmente differente rispetto a lui. Con rispetto ed educazione. E di questi tempi, non è facile.

E veniamo allo sconfitto del ballottaggio, Gerardo Stefanelli.  Come molti sapranno, ho manifestato la mia contrarietà all’accordo PD-UDC + alter per una serie di motivi che non sto qui a ripetere. Quindi ho seguito la campagna elettorale a distanza, diciamo. Posso dire, comunque, che Gerardo è bravo. Ha fatto una buona scuola, si vede e si sente. Ha competenza amministrativa. Conosce i meccanismi della politica. Ha fatto una bella campagna elettorale, ben equilibrata tra web e territorio. Forse un pò troppo invasiva. Di sicuro poco rispettosa per il territorio, vista la quantità di manifesti abusivi che ho visto in giro per il Comune. In alcuni eventi ha dato forse l’impressione di voler esagerare, ma ha saputo coagulare attorno a sè un bel pò di persone che hanno iniziato o ri-iniziato a far politica attiva e ciò, da qualunque punto di vista si guardi, è un bene. Ma non è bastato. La novità della sua candidatura si è basata soprattutto sull’aspetto anagrafico, ma a pensarci bene è una carta da giocarsi con cautela, a meno che non si voglia essere rivoluzionari per davvero. Resto dell’avviso che accettare la sfida delle primarie sarebbe stato rivoluzionario (e avrebbe messo in moto altre energie positive a suo sostegno). Dichiarare di voler rispettare la volontà che i cittadini hanno espresso con il referendum sull’acqua sarebbe stato rivoluzionario (e si sarebbe affrancato da un passato, come dire, ingombrante). Dimettersi da assessore provinciale sarebbe stato rivoluzionario (e questo gesto avrebbe attratto su di lui altre energie e consensi). Presentare la squadra di governo tra primo e secondo turno sarebbe stato rivoluzionario (e ciò avrebbe tagliato le gambe a tutte le dicerie su presunti accordi sottobanco). In poche parole, Gerardo ha fatto un’ottima campagna elettorale “vecchi stampo”, ma di questi tempi non basta, evidentemente.  Ecco, un gesto rivoluzionario è stato quello di dichiarare di dimettersi dal consiglio comunale in caso di sconfitta, ma ‘sta cosa se l’è rimangiata. E sinceramente non capisco. Non capisco gli appelli degli orfani piangenti, orbi perché privati della guida. Ma non capisco il dietro-front di Gerardo, che in tale situazione finisce per somigliare in maniera impressionante a tanti politici di lungo corso che dicono una cosa e ne fanno un’altra, sempre per senso di responsabilità. Ma ce la fate, una buona volta, ad essere piacevolmente irresponsabili?

Infine, arriviamo a Paolo Graziano. Inossidabile. Quando il suo faccione, con quell’espressione tra il furbo, il bonario e il mo v’acconcio io è apparso sui manifesti, e si era a molti mesi dalla campagna elettorale, in molti avranno pensato che era un pazzo. Un pazzo che non aveva nulla da dire, peraltro, dopo 40 anni e passa a far politica tra Minturno e Latina. E invece Paolo ha avuto coraggio, bisogna riconoscerglielo. Ha sfidato il suo partito, ha fatto incazzare qualcuno ma alla fine ha dimostrato che il centrodestra, a Minturno, ha un solo condottiero. Tutti gli altri spazzati via. In molti hanno annusato il vento e si sono buttati con lui. Graziano si è dimostrato l’usato sicuro per definizione, anche se la formula, di questi tempi cara anche al leader del mio partito, non mi esalta per nulla. Ad ogni modo, se pensate che il criterio di selezione di un amministratore sia quello di valutare cosa abbia fatto nei dieci anni in cui è stato sindaco, siete sulla strada sbagliata. Tra l’altro Graziano s’è portato appresso un bel pò di vecchi arnesi che qualche corresponsabilità per le condizioni di sfacelo in cui versa il comune ce l’hanno eccome. Aristide Galasso. Mario Ruberto. Mr. preferenze n°1 Fabio Saltarelli. Il neo presidente del consiglio comunale Gianni Izzo. Gianfranco Colacicco. Anche attorno a Graziano, però, s’è raccolta una fetta di società civile che si è avvicinata alla politica in occasione della tornata elettorale. Soprattutto “giovani”. Così c’è qualche faccia nuova in consiglio comunale, ed è senz’altro un fatto positivo.

Graziano ha vinto, e oggi presenta la sua squadra. Vicesindaco sarà Aristide Galasso. Io Aristide l’ho un pò maltrattato, lo ammetto. Mi aveva colpito la repentinità nello schierarsi con Graziano una volta che è stato scaricato dalla coalizione che lo aveva eletto due anni fa. Scaricato, poi. Semplicemente è successo che nel momento in cui l’UDC ha dettato le sue condizioni al PD (ossia il candidato è il mio), la ri-candidatura di Galasso è caduta. Con un cinismo degno di nota chi, nel PD, lo aveva difeso a spada tratta, l’ha mollato in men che non si dica. E Aristide non se l’è fatto dire due volte. Oplà. Un salto di là, anche se aveva giurato fedeltà alla coalizione fino al minuto precedente. Sono a disposizione, disse. Insomma, un concentrato di ciò che la politica, a mio avviso, non dovrebbe essere. Ma sono considerato un idealista. Farà parte della squadra anche Roberto Lepone. In varie occasioni ho avuto modo di dire a Roberto che capivo la sua scelta, anche se non condividevo il percorso. Uscire da un partito che hai contribuito a costruire è sempre un fatto traumatico. Non sto qui ad attribuire colpe. Non m interessa. Già nella passata consiliatura nel circolo del PD si era creato un cortocircuito tra amministratori, iscritti e cittadini. Il doppio ruolo del coordinatore-consigliere ha, di fatto, appiattito la vita del circolo sulle esigenze dell’amministrazione. La mancanza di dialogo ha fatto il resto, condita dalla mancanza di stima tra le persone. E quando manca la stima, i rapporti saltano. A Roberto mi sento di “rimproverare” solo una cosa. Aver capito troppo tardi che le primarie, nel PD, erano necessarie. Quando a chiederle eravamo solo il sottoscritto ed Elio Contenti, sarebbe stato opportuno accettare da subito la sfida, senza la presunzione, legittima ma in quel momento politicamente debole perchè non condivisa, di dover rivestire il ruolo di candidato a Sindaco del centrosinistra in virtù del ruolo di vice-sindaco rivestito nella giunta Galasso. Le cose sono andate diversamente. E la storia, come sempre, la scrivono i vincitori.

Vedremo se la giunta che nasce oggi sarà all’altezza delle aspettative e delle promesse. Ho i mei dubbi, a dire il vero. Non vedo novità, all’orizzonte. Soprattutto nel modo di concepire la politica. Ma io sono un idealista.

In bocca al lupo a tutti, comunque.