L’Expo e la sicurezza sul lavoro

morti sul lavoro

Non starò a ribadire i numeri, che potete trovare tranquillamente in rete, qui o qui, ad esempio.

Nonostante il trend degli ultimi anni sia in miglioramento (e sarebbe interessante analizzare il perché e mi riprometto di farlo), i morti sul lavoro in Italia continuano ed essere tanti, troppi.

Immaginate l’intero Parlamento, le Camere riunite in seduta congiunta. O tutti i Garibaldini partiti da Quarto. O tutti gli occupanti di un treno pendolari che arriva la mattina a Roma Termini o a Milano Centrale.

1000 persone o giù di lì, 1000 uomini e donne, giovani e meno giovani, italiani e stranieri, dipendenti, partite IVA, cottimisti, precari, invisibili che non tornano a casa dopo essere usciti di casa per andare a lavorare, mica in guerra.

Più volte il Presidente della Repubblica ha lanciato l’allarme su questa tragedia nazionale ma a quanto sembra non è che sia stato poi tanto ascoltato.

E non sono valse le procedure di infrazione europee, visto che a quanto pare nel nostro Paese al fare si accompagna spesso un ammorbidimento di controlli, procedure, sanzioni.

Più le situazioni rivestono il carattere di emergenza, poi, maggiore sarà la tentazione di omettere qualche controllo affinché nessuno possa dire che non si è fatto.

Prendete l’Expo 2015, ad esempio. Ne parlavo nei giorni scorsi qui, e ci tengo a ribadire un concetto. Velocità di esecuzione delle opere e sicurezza sul lavoro durante la loro realizzazione sono inversamente proporzionali.

All’inaugurazione dell’evento manca meno di un anno, e i lavori sono in fortissimo ritardo. Ecco, vorrei che allo sdegno per le deroghe al Codice degli Appalti si aggiungesse l’allarme per la sicurezza in fase di esecuzione delle opere, per non aggiungere sdegno a sdegno, magari quando sarà troppo tardi per salvare qualche vita umana.

Forse sarebbe meglio pensare per tempo anche alla sicurezza. Che è comunque legalità.