L’uomo giusto

Intervista al nostro affezionatissimo.

Renzi sfodera alla festa dei democratici di Genova la sua autocandidatura a segretario del Pd e alimenta una domanda: potrà fare anche il premier? Per Pippo Civati, suo avversario nella scalata alla segreteria, bisogna rispondere di sì, visto che “il suo scopo principale è comunque guidare il Paese”. In definitiva “pensa di fare il segretario per arrivare a Palazzo Chigi”. Un quadro tutto incentrato sull’immagine, sulla convinzione che la sua figura sia vincente. Ma “quanto alla proposta sul partito, sul programma e sulla riconfigurazione del Centrosinistra siamo ancora al tratteggiamento dell’affresco”.

Subito una domanda provocatoria: ma Renzi è l’uomo giusto per ridare linfa al Pd e farlo vincere?
“No, l’uomo giusto è Civati, e se dicessi il contrario qualcosa non tornerebbe. Penso comunque ci voglia un lavoro culturale molto diverso da quanto propone il sindaco di Firenze per recuperare l’anima del partito. Sono d’accordo con lui sul fatto che non bisogna soltanto spostare i soprammobili e non basta usare il cacciavite ma serve una rivoluzione, bisogna vedere però se stiamo parlando di una rivoluzione vera o finta”.

Ovvero?
“Ovvero bisogna intendersi su quali sono gli elementi di questa rivoluzione, quale il rinnovamento, quale il concetto di democrazia che si vuole non solo propagandare ma anche sostenere e realizzare. Il confronto per il congresso deve insomma basarsi proprio su modelli diversi di rinnovamento. Vedere se dobbiamo spingerci a destra o a sinistra, valutare se abbiamo interpretato bene il voto dello scorso febbraio o l’abbiamo rinnegato con le larghe intese, decidere se partire dalla disaffezione dei nostri elettori o da altre cose”.

Molti dicono che l’altra volta non far vincere Renzi è stato un errore.
“Non si può basare tutto sul dire che anche chi non ha votato Renzi la scorsa volta ora è disponibile a cambiare casacca. Renzi è la stessa cosa dell’anno scorso, dovremmo provare a forzare di più e rompere lo schema, a costruire basandoci sulle idee”.

Il suo avversario ha un grosso impatto mediatico.
“Se ci basiamo solo sull’impatto televisivo e mediatico sicuramente Renzi è un interprete formidabile, ma se cerchiamo un consenso più profondo e vogliamo cambiare in maniera forte il destino del Pd e della sinistra allora c’è bisogno di qualcosa di diverso”.

Qualcuno associa Renzi a Berlusconi e lo definisce un  novello piccolo Cavaliere.
“Il paragone mi sembra ingiustificato. Tuttavia un leader che basa molto sull’immagine, sugli slogan e su quello che la gente vuol sentirsi dire è argomento di discussione. Bisognerebbe chiedersi quale tipo di leader vogliamo: quello apparentemente vincente o quello che serve a portare avanti un determinato progetto? Io propongo di prendere la rincorsa e cambiare in maniera profonda la struttura del dibattito, o decidiamo cosa fare in Italia oppure ce ne stiamo a casa. Se continuiamo a basarci sulle regole del gioco decise da un certo tipo di sottocultura tipica della destra, questa continuerà a vincere, non è dunque la questione di Renzi o meno da considerare, siamo di fronte a un problema che supera questo tipo di discussione”.

L’eliminazione dell’Imu con le sue conseguenze rischia di far perdere voti al Pd, ci sono le prime avvisaglie e ci si sta rendendo conto che le tasse aumenteranno da altre parti. Un boomerang?
“No, non è un boomerang, è un disastro. Una cosa incomprensibile, un buco nell’acqua. Se la situazione italiana è grave come si dice le misure devono essere radicali ma anche eque, perché se alla fine tuteliamo quelli come me e quelli più benestanti di me, allora siamo nel cortocircuito più totale. In un Paese dove la immobilità e gli immobili sono una metafora curiosa non si comprende perché chi possiede case di lusso non debba pagare l’imposta sulla prima casa”.

La conseguenza peggiore di questa scelta?
“Invece di aiutare i più deboli, quelli che cercano lavoro, lo creano o fanno produzione, tuteliamo persone che non ne hanno bisogno”.

Il Pd ha sbagliato, dunque?
“Il Pd aveva dichiarato che non si sarebbe tolta l’Imu a tutti e non sarebbe finita come diceva Berlusconi, invece è finita proprio come diceva lui. Guardi, non c’è la restituzione dell’Imu perché non avevamo il becco di un quattrino, altrimenti restituivamo pure quella”.

Renzi ha ragione quando chiede di fare il congresso al più presto?
“Renzi ha ragione, ma io l’ho chiesto prima ancora che lui immaginasse di candidarsi, ponendo la necessità di farlo subito. Il subito di adesso invece sta divenendo sinonimo di mai, come la legge elettorale che ormai non facciamo più. Il congresso andava avviato immediatamente dal segretario reggente pro tempore, invece il processo per arrivare al congresso partirà di fatto ad ottobre, quando si era stabilito invece che entro quel mese doveva essere celebrato”.

E’ giusto avere delle correnti all’interno di un partito?
“Bisogna chiarire. Nell’accezione attuale, correnti senza riferimenti ideali o politici, non hanno senso e Matteo ha ragione. Non ha senso la situazione strana delle correnti ‘convergenti’ che trovano sempre un accordo al rialzo. Questa è una prassi da contrastare. Ma che possano esserci aree culturali e di ispirazione diversa è normale in una grande partito”.

Però negli ultimi tempi le differenze di opinione nel Pd sono state mal tollerate.
“In questi mesi è andato in scena l’attacco ai dissidenti, e non si capisce perché un partito democratico non possa permettersi voci dissonanti, voci che poi dicono quel che hanno sempre detto. Quell’attacco era ingiustificato. Forse bisognerebbe ricominciare a usare una parola desueta: pluralismo. Come dire che una volta riconosciuto un progetto comune se ne può anche discutere e magari dividersi. Ma ormai, in un partito come il nostro, se dici che gli F35 non è necessario prenderli tutti, passi per sfascista”.

Letta ha detto che questo governo in definitiva non piace nemmeno a lui. Allora cosa si aspetta a farlo cadere?
“Guardi, l’espressione di Letta è sul filo dell’ipocrisia. Se va al meeting di Rimini dice che bisogna quasi fondersi col Pdl, se va alla Festa democratica di Genova sostiene che il governo non è quello che avrebbe voluto. Per evitare posizioni incomprensibili bisogna quindi chiarire meglio cosa facciamo e cosa vogliamo attraverso un confronto netto e preciso. Bisogna inoltre fare la legge elettorale e quella di stabilità chiudendo con i tanti decreti che non fanno capire molto, per esempio dove finisce l’Imu o cosa sia la service tax. Facciamo queste cose e poi torniamo a votare”.

Sarà possibile un accordo con il M5S se cade il governo?
“Mi sembra difficile perché questi sei mesi non sono passati invano. Grillo si è congelato, ha congelato i suoi e continua con dichiarazioni fuori misura, potrebbe contare quanto il Pd o il Pdl e invece persiste nel suo atteggiamento di chiusura. Certo ha pure qualche ragione: noi abbiamo fatto delle scelte che ci hanno allontanati, anche se decisioni come quella dell’Imu paradossalmente dovrebbero essergli piaciute, visto che anche lui voleva eliminarla. Ma se dovesse cadere il governo, per la nota faccenda della decadenza del Cavaliere, ci sarebbe da fare un appello a tutto il Parlamento attraverso la prassi costituzionale che prevede l’indiretto intervento di Napolitano per fare una intesa che cambi in primis la legge elettorale. Se poi ci fosse una nuova maggioranza bisognerebbe vedere quale e per fare cosa”.

Insomma sarebbe fondamentale il progetto?
“Certo, ma sarebbe essenziale anche il Premier da indicare. Mi chiedo: se cade Letta deve esserci ancora Letta? C’è infatti un ragionamento politico da fare sul tipo di governo che vogliamo. Progressista o conservatore?”

Il Pd dovrebbe scegliere insomma in che direzione andare, e su questo la posizione di Grillo non ha dato una mano.
“Una corresponsabilità di Grillo c’è, perché lui poteva prendere l’iniziativa mille volte mandando dei segnali e invece l’ha fatto solo quando era sicuro di non avere interlocutori. Dopo di che noi abbiamo sbagliato a non considerare la candidatura di Rodotà, a invertire le situazioni, a non spiegare bene cosa stavamo facendo sul Presidente della Repubblica”.

02 settembre 2013