NON CHIUDIAMO GLI OCCHI

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Sono immagini terribili, lo so. E in genere non mi piace mostrarle.

Ma è l’unico modo per tenere nelle nostre menti, viva vivissima, l’immanità della tragedia quotidiana che si consuma lungo le coste siciliane.

Il conto, poi, lo tiene Il Tempo, qui. O almeno, ci prova.

Si muore nel Mediterraneo. Nel loro viaggio della speranza verso l’Italia e l’Europa, il numero di chi ha perso la vita in fondo al mare è indicibile. Secondo dati forniti nel corso degli anni da Fortress Europa, Comunità di Sant’Egidio, Unhcr, dal 1988 a oggi, fra morti annegati, di freddo, dispersi o periti di stenti, si contano quasi 20mila decessi. Circa diecimila negli ultimi dieci anni. E l’elenco di solo una parte di queste povere anime, è straziante.

L’8 agosto 2004, nel Canale di Sicilia, 100 migranti muoiono durante la traversata. Il 22 settembre, a sud della Sicilia, vengono ripescati 12 corpi. Il 5 ottobre cola a picco una barca: perdono la vita in 64. Il 24 marzo 2005 sulle coste ragusane annegano 6 migrati. L’11 settembre 2005, al largo di Gela, vengono rinvenuti 11 extracomunicari. Il 25 ottobre i cadaveri di tre clandestini vengono localizzati a tre miglia da Malta. Il 18 novembre, sulle coste siciliane, altri nove immigrati perdono la vita. Venti i dispersi. 10 giugno 2006, tra Malta e la Sicilia naufragano 11 disperati. Il 25 luglio gli scafisti obbligano tre clandestini a gettarsi in acqua. Il giorno dopo il Mediterraneo inghiotte altri 17 immigrati. Il 29 luglio, nel Canale di Sicilia, 13 immigrati muoiono in mare. 30 luglio, basso Mediterraneo, perdono la vita 17 clandestini. Sono invece 40 quelli che annegano il 19 agosto al largo di Lampedusa. Dopo poche ore stesso destino per altri 50 migranti. Il 25 agosto, tra Lampedusa e Porto Palo, perdono la vita 3 migranti bambini. Altri tre clandestini muoiono il 24 ottobre al largo della Sicilia. Una era incinta. È il 26 maggio, 27 migranti, nel basso Mediterraneo, attendono la salvezza aggrappati alle gabbie di allevamento dei tonni. Non arriverà nessuno. 2 giugno, stesse acque, una nave militare francese recupera 21 cadaveri. Il 22 giugno un motopesca italiano recupera, a 80 miglia da Malta, 24 extracomunitari morti. Il 18 luglio altri cinque, tra cui un bambino, muoiono in un naufragio al largo delle acque libiche. Tre giorni dopo due clandestini muoiono nella collisione fra una carretta del mare e un peschereccio. È il 25 luglio. Tra Malta e la Sicilia viene recuperato un cadavere. I corpi dei 14 dispersi vengono avvistati il 14 agosto al largo di Lampedusa. Il 28 ottobre, in Calabria, affonda un barcone: nove clandestini perdono la vita. Lo stesso giorno in Sicilia un gommone si infrange sulla riva: muoiono in nove. Il 7 giugno 2008 un’imbarcazione diretta in Italia naufraga e dona la morte a 40 clandestini. Oltre cento i dispersi. Il 14 luglio un gommone si ribalta al largo di Lampedusa: tre morti, 20 dispersi. Due giorni dopo, il 26 luglio, un bambino, morto di stenti, viene gettato in mare dal padre. Nelle stesse acque, il 29 luglio, si rovescia una carretta del mare. Muoiono sette clandestini. Il 31 luglio al largo di Lampedusa perdono la vita due donne. Una era incinta. Ed è ancora per arrivare a Lampedusa che il 12 agosto muoiono altri due migranti. Il 13 ottobre, nella acque a sud della Sicilia, 13 clandestini vengono gettati in mare ancora vivi. La loro presenza a bordo era ritenuta causa di sfortunati eventi. Il 30 marzo 2009, tra Africa e Sicilia, affonda un peschereccio. Muoiono 21 immigrati. Ed è il 20 agosto quando al largo di Lampedusa perdono la vita 73 extracomunitari. Il 30 marzo 2011, nel Canale di Sicilia, il mare risucchia la vita di altri 11 migranti, tra i quali un bambino. Il 3 aprile settanta profughi fuggono dalla Libia. Muoiono tutti durante la traversata. Nelle acque maltesi, il 6 aprile, un barcone si inabissa portando con sé 250 persone. L’1 agosto, ancora nel Canale di Sicilia, perdono la vita 25 disperati. Il 3 ottobre un clandestino minorenne perde la vita mentre tenta lo sbarco in Calabria. E siamo al 2012. Il 3 aprile, sulla rotta per Lampedusa, affogano in dieci. Il 10 luglio 54 migranti, in mare aperto tra Libia e Italia, annegano dopo aver rifiutato il soccorso. È il 29 luglio. Un gommone parte dalle coste libiche e naufraga. Muoiono in 31. Tra il 6 e l’8 agosto al largo di Lampedusa vengono recuperati i corpi di un bimbo e quattro donne. L’11 agosto, al largo della Sicilia, perdono la vita altri sei migranti. Il 30 settembre, 13 muoiono mentre tentano di raggiungere Scicli.

Siamo al 2013. Il 3 ottobre un’imbarcazione libica affonda. I morti sono 366. Il 12 ottobre, al largo delle Pelagie, annegano 21 clandestini. L’8 giugno 2014 sbarcano a Pozzallo cento migranti. Fra loco alcuni morti. Il 14 giugno ancora 10 migranti morti. Il 19 giugno l’Unhcr comunica che nel 2014 i morti nel Mediterraneo sono 300. Mancano i 45 del 30 giugno scorso. Qualcuno ponga fine a questo inferno.