Sull’accesso gratuito all’Università

 

Se un merito ha avuto la proposta, lanciata da Pietro Grasso, di “abolire le tasse universitarie”, è senz’altro quello di aver riaperto (o forse proprio aperto da zero) il dibattito sull’accesso all’Università e, più in generale, sul diritto allo studio.

Al di là delle semplificazioni da slogan ad uso e consumo della campagna elettorale, se si vuole approfondire la proposta di LeU si può leggere qui qualche dettaglio in più. Sostanzialmente si sostiene che anche l’accesso all’Università deve essere considerato un diritto per tutti (al pari dell’istruzione primaria, della tutela della salute), a maggior ragione in un Paese nel quale i laureati sono pochi rispetto agli altri stati europei e quindi occorre investire in conoscenza, e che in un’ottica di rimodulazione delle aliquote IRPEF i “ricchi” contribuirebbero comunque alla fiscalità generale, ferma restando comunque l’esistenza della tassa regionale per il diritto allo studio.

Chi ha frequentato l’Università, o ha i figli da mantenere all’Università, sa benissimo che le tasse sono una parte delle spese che uno studente deve sostenere. Per i fuori sede ci sono le spese di alloggio, di vitto, e per tutti ci sono le spese per i libri, le dispense, per i trasporti. Se capisco bene al proposta di LeU trasferire alla fiscalità generale i proventi che i più abbienti verrebbero a pagare con la rimodulazione delle aliquote IRPEF (e magari anche con una tassa patrimoniale) comporterebbe poi un secondo passaggio per ritornare a chi frequenta l’Università quanto si deciderà di investire per sostenere il diritto allo studio.

Resto dell’idea che, fatte salve la necessità di una rimodulazione delle aliquote IRPEF nonché dell’introduzione di una tassa patrimoniale per ridurre le sempre crescenti disuguaglianze nel nostro Paese, sarebbe più corretto mantenere attivo un pagamento diretto delle tasse universitarie per i più abbienti, estendendo contemporaneamente le fasce di esenzione e di minore contribuzione in funzione dell’ISEE, proprio per finanziare in maniera diretta tramite borse di studio le spese degli studenti meritevoli e degli studenti che provengono da famiglie con minori possibilità economiche.

Io credo che messa così, la questione possa dare adito a meno dubbi sull’effettiva volontà di agevolare chi ha redditi più bassi. Insomma, messa così mi sembrerebbe più “di sinistra”.