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¿Qué pasa en Cuba?

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Come non ricordare questo giorno di primavera? La storia fa il suo corso, a volte a piccoli passi, altre volte a falcate. E cammina sulle gambe di leader coraggiosi.

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Che non se le mandano a dire. Qui le formule “confronto franco e sereno” non servono.

Diritti e democrazia, ha detto Obama. Embargo e Guantanamo, ha risposto Castro.

A proposito di pari opportunità (e di pregiudizi)

Un episodio di cronaca come tanti altri, un morto ammazzato nella capitale. A pochi metri dalla scuola dei miei figli. Un nomade. Si scopre che ad uccidere, per motivi passionali, è stata una guardia giurata. Poco conta. I nomadi rubano. Normale che un nomade vengano ammazzato perchè ruba. Se ci sono i nomadi c’è il coprifuoco. È una cazzata. In quel quartiere ci vivo. Si può tranquillamente uscire la sera. Ma se ci sono i nomadi bisogna aver paura a tutti i costi. Se ci sono gli stranieri è normale avere paura.

Cambio di scena.

Piscina dove va mia figlia. Gli addetti alle pulizie non sono italiani. Come non sono italiane molte delle persone che mi riempiono il serbatoio di benzina. O mi lavano la macchina. O mi preparano la pizza. O mi cucinano i rigatoni con la pajata. Persone che lavorano. Penso ai loro figli. Poi penso a Barack Obama, a Rudolph Giuliani, a Mario Cuomo, a Colin Powell, a Julian Castro. E penso che nella Prossima Italia vorei vedere i figli degli immigrati avere le stesse opportunità dei miei figli. Nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, nella politica.

Due punti dolenti di Obama

Il primo: il mancato riconoscimento dello Stato Palestinese. È inutile continuare a dire che la questione deve essere risolta con il negoziato. Il negoziato, per definizione, si fa tra più parti. Il Governo dell’estremista di destra Netanyahu e del falco Lieberman non hanno alcuna intenzione di negoziare alcunché con i Palestinesi.  Quindi, ben venga il voto dell’ONU.

Il secondo: finchè gli USA non aboliranno la pena di morte, per quanto mi riguarda non sono degni di essere considerati un paese davvero civile.

Yes, we can kill

Quello che l’America ha mostrato nei giorni passati è il volto che non mi piace degli USA. Obama incluso. Non che sia mai stato un americanofilo, ben inteso. Bin Laden poteva essere il peggiore criminale della storia, però la grandezza di una nazione si misura in queste situazioni. E trovo disgustose le scene di giubilo per l’uccisione di una persona. Anzi trovo disgustosa la stessa pianificazione dell’uccisione di una persona da parte di chi, invece, dovrebbe far valere la forza del diritto, soprattutto se si pensa di essere paladini della democrazia e della libertà nel mondo. A chiacchiere. Abbiamo dovuto sorbirci il meglio (anzi il peggio), della retorica made in USA. Il mondo migliore, il bene che trionfa, il male sconfitto, e bla e bla e bla. Bin Laden doveva essere catturato, processato e lasciato in galera a vita. Questo doveva fare l’Occidente. Si è scelta ancora una volta la via dell’occhio per occhio che, per dirla alla MLK, renderà tutti ciechi. Lungi da me, poi, iscrivermi all’area complottista, ma credo che la verità su quanto è accaduto ad Abbottabad, non la sapremo mai.