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La mozione Civati dalla A alla Z

 

In queste settimane abbiamo cercato di raccontarvi la mozione, passo passo, attraverso diversi post, spiegando le nostre posizioni: tutti gli articoli specifici sono consultabili attraverso la categoria temi. Abbiamo pensato però di offrirvi anche una mappa grafica delle tematiche trattate (qui sopra) e un indice ragionato (qui sotto).

A come Ambiente. Verso una smart community che abita città possibilirifiuti zero e no agli inceneritoriun nuovo patto per l’acquaun piano energetico nazionale; trasporti stile “metropolitana d’Italia” grazie ad una rete multimodale.

B come Bilanciamento. Tra i poteri dello stato. Tra chi ha più e chi ha meno. Tra chi ha lavoro e chi non ce l’ha. Tra chi ha diritti e chi no. Un paese equilibrato è un paese senza conflitti e senza disuguaglianze: è un paese migliore.

C come Cultura. Rilancio di un piano di sviluppo trasversale e sistemico tramite un Agenzia Nazionale per la Cultura. Leva fiscale per i privati e premio ad enti locali. Sperimentazione e Innovazione come leva del progresso. Ibridazione filiere produttive.

D come Diritti. Verso una società che rimetta al centro tutti i diritti: sociali, civili, culturali. Riorganizzazione del lavoro in chiave famiglia. Tassazione pro impiego donne. Congedo obbligatorio per i padri. Sostegno alla disabilità. Matrimoni egualitari. Obiettivo: equità sociale.

E come EuropaNuova politica estera che rilanci l’Italia al ruolo che le spetta.Struttura istituzionale federaleProgressive Alliance nell’ottica di un Partito del Socialismo Europeo.

F come Fiscalità. Parole chiave: equità e sostegno. Riduzione tassazione lavoro e produzione. Redistribuzione delle ricchezze. Tassazione rendite. Lotta rigorosa all’evasione fiscale. No a stipendi e pensioni d’oro.

G come Giovani. “Dal ventennio (berlusconiano) si esce coi ventenni“. Ripensare ad un sistema paese che rilanci lo sviluppo degli individui e ne promuova le competenze: welfare studentesco, edilizia universitaria e convenzioni per la mobilità, diritto allo studio legato al reddito, incentivi per chi assume, scuole e università “aperte” come luogo di incontro e di socialità. Ridiamo una speranza e un senso di appartenenza a chi cresce nel nostro paese.

H come Handicap. Quello di un paese in cui aumentano le disparità e le lacune dei diritti. Rilanciare l’art.3 della Costituzione come obiettivo primario della politica: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità umana”. Abbattere le disuguaglianze e ridistribuire risorse e opportunità.

I come Integrazione. Ripensare la politica dell’immigrazione. Legge (comune) sul diritto d’asilo. Questione europea (non italiana). Investire sulla multiculturalità. Introdurre concetti di sponsorship. Introdurre lo ius soli: chi nasce e vive in Italia è italiano.

L come Lavoro. La prima emergenza in Italia. Aumento dei redditi, lotta alla disoccupazione. Premi per lavoro stabile e contrappesi contratti flessibili. Ammortizzatori universali per i disoccupati. Valorizzazione imprese. Incentivi per le assunzioni e tasse sui licenziamenti. Reddito minimo garantito.

M come Mezzogiorno. Interventi immediati e a lungo termine. Piano di opere pubbliche, miglioramento gestione fondi e risorse, maggiore attenzione all’immenso lavoro operato dal volontariato.

come Nuovo PD. Ovvero il PD che sarebbe dovuto essere. Un partito orizzontale che abbia al centro il dialogo tra elettori e simpatizzanti. Una rete di persone. Circoli aperti come luogo di confronto. Liquid Feedback. Distinzione tra partito e istituzione di governo. Sistema di ricerca e sviluppo (Fondazione di Studio) che analizzi e valorizzi le proposte che vengono dai cittadini. Open data e accessibilità all’insegna della trasparenza, sempre. Débat public come in Francia. Referendum, doparie, e strumenti di consultazione costante.

O come Open data. Accessibilità delle informazioni ovunque e comunque in tutti i campi e con tutti i mezzi, tradizionali e tecnologici. All’insegna della trasparenza, sempre.

P come Pubblica amministrazione. Promuovere lo sviluppo del settore pubblico attraverso mappatura delle competenze; valorizzazione risorse umane; enti trasparenti. Abbattimento della corruzione. Lotta ai conflitti di interesse in ogni settore. Progetto “Enti trasparenti“.

Q come “Questione maschile”. Perché le lacune culturali e di fatto sulle pari opportunità sono il risultato di un “problema maschile“. Bisogna investire sulla cultura della genitorialità. Riconsiderare il lavoro in chiave egualitaria (anche negli stipendi). Stanziare risorse ad hoc per i centri ed associazioni antiviolenza. Modificare la Legge 40.

R come Riforme. Un paese fermo da vent’anni riparte solo attraverso riforme strutturali: legge elettorale; no al Presidenzialismo; diminuzione del numero dei parlamentari; abrogazione province e diminuzione comuni; Senato come camera autonomie.

S come Scuola. Definire e raggiungere uno standard nazionale dell’istruzione. Lotta al precariato. Tempo pieno. Educazione all’interculturalità. Scuole dell’infanzia a livelli Ue in tutta Italia. Autonomia didattica e progettualità. Politiche di sostegno per l’integrazione dei bambini con bisogni educativi speciali (disabilità, ecc.).

T come Testamento biologico. Da troppi anni la sinistra ha smesso di dare voce ai diritti fondamentali. Sì all’autodeterminazione, tramite il testamento biologico. Sì all’attuazione degli art.9 e 32 della Costituzione: garantire il diritto all’ottenimento delle cure un’assistenza sanitaria davvero universale. E sì alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.

U come Università. Nuova etica della ricerca e delle assunzioni. Valutazione di chi ha assunto anche in base a chi ha assunto. Relazione forte col territorio e il mondo del lavoro. Valorizzazione Dottori di Ricerca. Revisione carriera universitaria. Promozione di un’edilizia universitaria. Diritto allo studio legato al reddito familiare.Università aperte tutto il giorno come luoghi sociali da vivere.

come Valorizzazione. Delle competenze e dei talenti, delle risorse, del patrimonio ambientale, culturale e museale.

Z  come Zero Corruzione. Una politica forte, sana e pulita, improntata al massimorispetto della legalità e all’intolleranza zero nei confronti di ogni tipo di corruzione: morale, culturale, materiale. No all’Italia dei clientelismi, dei nepotismi, dei familismi. Creare un osservatori sui reati contro la P.A. White lists antimafia. Disincentivi e dure sanzioni economiche nei confronti di chi trasgredisce.

Le cose non-cambiano non-cambiandole

È abbastanza semplice. E non è solo un problema di percentuali. I signori delle tessere si affrontano a colpi di adepti, nuovi e vecchi. Tra questi ci sono i militanti di una vita, quelli che sono interessati comunque ai destini del PD, quelli che però è l’ultima volta che ci fregate, quelli che ai seggi sono trascinati (magari pagandogli la tessera, anzi, togliamo il magari) senza sapere nemmeno cosa stanno per fare. La platea si gonfia. Per il principio di azione e reazione se qualcuno aveva intenzione di votare per te cambia idea, perché bisogna contrastare quelli lì che stanno facendo carne di porco. Con gli stessi metodi. E così il peso politico della tua proposta si comprime fino quasi ad annullarsi (e già sei fortunato se qualcuno ha ascoltato il dibattito, sempre che dibattito ci sia stato), i tuoi spazi di rappresentanza diminuiscono. Le tue proposte non passano.

Perché noi li facciamo così. i congressi. Con qualche eccezione, e meno male! Ecco, questo vorrei dire a chi punta il dito contro chi denuncia questa situazione, e lo fa da prima che il bubbone scoppiasse, e lo fa con la coerenza dei comportamenti. Tutto normale? Lo volete davvero così, il PD? Non è che c’avete qualcosa da guadagnare, a non-cambiare le cose, non-cambiandole?

 

Occhieggiare a sinistra

Stamattina mi sono divertito a sfruculiare Ivan Scalfarotto, ospite a Radio Città Futura. Sapete com’è, è possibile inviare SMS con domande che i conduttori riportano all’ospite. E non ho resistito.

Prima domanda: ma invece di inventarvi formule astruse, civil partnership, all’inglese, alla tedesca, non sarebbe meglio parlare di matrimoni e basta (sottinteso per le persone omosessuali). Risposta:fosse per me! E lo so caro Ivan, ma sono curioso di vedere cosa proporrà Renzi, visto che, durante le primarie dello scorso anno, aveva (e avevate) spiegato che per andare da A a B è meglio farsi tutto l’alfabeto piuttosto che una linea retta.

Seconda domanda: cosa pensi della candidatura di Pippo Civati al congresso? Risposta: stimo molto Pippo ma mi sembra che occhieggi ad una sinistra radicale, a MircoMega (!), a Ingroia (!!), al M5S che peraltro di sinistra non ha nulla. Ora sarebbe facile rispondere con la battuta che uno sembra tanto più di sinistra quanto gli altri si spostano a destra (cit.). Oppure ricordando a Scalfarotto che la stragrande maggioranza di quelli che votano M5S votavano PD o voterebbero PD, se solo fosse un partito diverso da quello che è oggi. Però credo ancora abbia un senso capire da che parte si sta. O meglio, capire da che parte si vogliono andare a prendere i voti e per farne cosa. Mi dispiace non aver sentito l’opinione di Ivan sulla vicenda FIAT-Cassazione (ero in macchina, sono entrato in un garage), che lui stesso aveva annunciato come eterodossa. Ma posso immaginarla. È giusto rinunciare a diritti sotto lo schiaffo del ricatto occupazionale. È giusto additare la FIOM come massimalisti (che i contratti li firmano, eccome). È inopportuno, anzi sbagliato partecipare alle manifestazioni della FIOM. Come se lì, tra quelle persone, non ci fossero lavoratori con i propri diritti. Spesso calpestati. Beh, io sono contento che ci sia un candidato alla segreteria del PD come Pippo che in mezzo a quei lavoratori ci va, e lo rivendica.

Occuparsi dei lavoratori, dei diritti, dell’ambiente, delle donne, della cultura sarà tanto “di sinistra” ma è sempre qualcosa di rivoluzionario.

Ecco, bene che le posizioni emergano, in vista del congresso. Perchè dovremo capire, nei prossimi mesi, il PD dove vuole andare, e dove vuole portare il Paese.

Il congresso che sarà

Secondo Pippo Civati. E noi con lui.

Azione popolare è un bel concetto-strumento che Salvatore Settis ha recuperato in una delle sue più recenti pubblicazioni. Azione è anche la parola preferita dei sostenitori di Obama e la matrice di tutte le sue iniziative. Organizing for action ovvero Democracy in action.

Ecco, a chi mi chiede che tipo di campagna congressuale farò, rispondo così: che non sarà semplicemente una campagna per la segreteria, ma sarà una campagna politica, in cui le ‘tesi’ non solo siano associate alle ‘persone’, ma a una grande mobilitazione, che spalanchi le porte del Pd e della politica italiana nel suo complesso, che metta alla prova la democrazia rappresentativa attraverso una grande partecipazione di persone e di idee.

Un congresso per campagne e per azioni che muoverà dai temi di oggi per disegnare un futuro che oggi ci neghiamo, perché qui, secondo qualcuno, dobbiamo stare. E pensare al futuro, soltanto pensarlo, potrebbe fare cadere il governo e mettere in discussione chissà quale certezza.

Un cambio di prospettiva radicale: non un paludato e paludoso congresso per mozioni e correnti, ma una campagna che attraversa l’Italia e che ci porterà comunque lontano, che interpellerà le coscienze e si appellerà ai cittadini perché siano loro i protagonisti.

Un modo per disegnare il Nuovo Partito Democratico fin da ora, ribaltandone le consuetudini, dando senso alla mobilitazione cognitiva (come dice Fabrizio Barca) e morale e civile, sulla base di obiettivi in cui il profilo del Pd finalmente si riconosca, perché netto, perché preciso, perché democratico.

Una campagna che finalmente ci rappresenti e che dimostri che si può fare diversamente, che ci sono alternative e che la sfida è proprio quella di scegliere qual è l’alternativa che ci convince di più.

Per dare una prospettiva di governo al cambiamento, per tornare a fare politica, per dare dignità al conflitto sociale e recuperare la sfiducia.

Un congresso può essere la cosa più noiosa del mondo, se si limita a contare dirigenti, a fare tessere in batteria, a misurare le regole sulla convenienza di qualcuno. Ma può essere la cosa più appassionante, se serve a cambiare.

Sono anni che attendiamo un cambiamento di questo tipo, che si tenga lontano da Scilla e dalla partitocrazia più dura e tetragona e da Cariddi e dal populismo più velleitario. Ora tocca a noi, che abbiamo un piccolo vascello, ma sappiamo che il vento soffia nella direzione corretta.

Non che sia facile, ma se lo fosse, non sarebbe così appassionante.

A proposito di non-democrazia

Tira una brutta aria sulla nostra democrazia, scrive Ilvo Diamanti oggi:

…Così, poco a poco, ci si assuefà. A una democrazia-per-così-dire. Non si tratta neppure più della post-democrazia, ridotta al rito elettorale, cui fa riferimento Colin Crouch. Perché, nella post-Italia, descritta da Berselli giusto 10 anni fa, anche il rito elettorale è divenuto indifferente e irrilevante. La polemica politica e fra politici esiste solo nei talk televisivi. La partecipazione dei cittadini diventa poco influente e rilevante…  

Davvero brutta, direi. La democrazia rappresentativa che non rappresenta più i cittadini, la loro volontà espressa con il voto. Governi tecnici o larghissime intese che tengono insieme maggioranze contro natura, che non-decidono perché i partiti che le compongono hanno non-vinto le elezioni. Passi per il PDL, che di democratico ha avuto ben poco, partito padronale per eccellenza.

Il PD aveva un’altra missione.

Partito aperto alla partecipazione di iscritti ed elettori. E oggi non si tiene in alcun contro nè degli uni nè degli altri.

Partito che seleziona sindaci, parlamentari, leader con le primarie. E da marzo in poi i parlamentari che hanno fatto primarie vere sono sotto accusa per eccessiva autonomia, perché dissidenti rispetto a scelte non condivise dal proprio elettorato, con il quale (incredibile) riescono ancora ad avere un rapporto diretto.

Partito che decide (almeno dovrebbe) la propria line politica con un congresso, ogni quattro anni. E oggi c’è chi il congresso vuole rimandarlo sine die (almeno fino al 2015), perchè discutere, democraticamente, mette a rischio il governo delle larghissime intese e della democrazia non-rappresentativa.

C’è da essere soddisfatti. Soddisfattissimi.

Il PD che pensa al futuro

Per Antonio quella ragazzina è sua sorella, Francesca. Per me quella ragazzina è mia figlia. E se fosse stato un ragazzino sarebbe stato mio figlio.

Se vogliamo consegnare un’Italia più bella a Francesca e se vogliamo vivere in un’Italia più giusta dobbiamo necessariamente fare squadra sin da ora e scegliere dei temi, pochi obiettivi da raggiungere per asfaltare la strada del futuro di Francesca. Dopo di che dobbiamo scegliere una voce, una voce che sia quella di tutti, un messaggero dei nostri obiettivi presso le Istituzioni. Ecco amici miei dobbiamo lottare per questo. Non è una scelta marginale. Dal futuro del Partito Democratico dipende la felicità futura di buona parte del nostro Paese. La Politica non è una passione, la politica è vita. Ci hanno fatto credere per anni che la politica fosse “cosa per pochi”, ritorniamo a far coincidere questa parola con cultura, con merito, con scuola, con lavoro, con Costituzione. Politica è vivere, conoscere e adoperarsi in gruppo per risolvere problemi.

Rita Castellani e l’economia #wdays

Gli interventi al #wdays sono stati tutti interessanti. Se volete, potete trovarli sul canale YouTube di Pippo Civati. Tra tutti, sottopongo alla vostra attenzione il contributo di Rita Castellani sull’economia.

Raccontiamo le cose che possiamo fare insieme

Albinea 2010, la prima volta. Anche se tutto è iniziato qualche mese prima a Milano, al Circolo Bellezza. Il 2011 l’ho saltato, mannaggia a me. Poi il 2012. E si arriva al 2013, #wdays. Rischio di essere ripetitivo, a distanza di tre anni e più. Ma vi assicuro che non c’è alcunché di ripetitivo nelle discussioni, negli sguardi, negli abbracci, nella passione politica che ha messo insieme questo gruppo fantastico di persone che stanno al fianco di Pippo (e se ho recuparato la passione nella politica lo dedico al 99% a loro). O davanti. O dietro.

Come Nico Giberti. E se vi fidate, tutto ciò che potrei dire di Nico è riassunto nell’orgoglio che sento nel condividere questa foto che ho con lui.

Come Paolo, a cui voglio un gran bene perchè, nonostante le sue piazzate, ha davvero un cuore grande così.

Come Thomas, sempre lucido nelle analisi politiche, capace di sintesi e pensieri lunghi. E se mi viene in mente la gente di Sardegna mi viene in mente Thomas, poche chiacchiere e tanti fatti.

Come la prof Rita, che starei le ore ad ascoltarla parlare di tasse e welfare e lavoro. Strano no?

E tutte le persone che ho conosciuto in questi anni o in questi giorni. Dovrei fare come sui ringraziamenti dei libri o dei dischi, quando a volte l’elenco è talmente lungo che l’artista taglia e scrive I know who you are.

E poi c’è Pippo.

Ho imparato, in questi anni, a conoscere i suoi silenzi, i suoi sguardi, le sue battute, le sue parole. Mai banali. Mai banale. La tre giorni di Reggio Emilia ha consegnato al PD un leader, perchè solo i leader tracciano i percorsi. E ciò che dovrebbe essere il PD, a partire dal prossimo congresso, Pippo l’ha detto con estrema chiarezza. Uguaglianza. Lavoro. Cultura. Diritti. Ambiente. Donne. Sud. Queste le parole chiave, a partire da una partecipazione di tutti, e soprattutto degli esclusi, degli elettori, perchè troppe volte le decisioni, in questi anni, sono state prese tra pochissimi.

E poi c’è il lato umano, spesso dimenticato dalla politica, abituati come siamo agli uomini soli al comando, alla finta rappresentazione di sè stessi. Sentite: “Io sono un pò schivo, un pò modesto, non sono uno di quei leader aggressivi a cui ci siamo abituati, leader mediatici. Sono fatto così. Ma per una forma di modestia intellettuale, morale, culturale. E’ che non penso di essere così importante. Mi piace di più raccontare le cose che possiamo fare insieme”.

Raccontare le cose. In un partito a un Paese che ha smarrito ogni forma di narrazione. Che brucia le storie personali e quelle collettive, in nome della responsabilità. Della governabilità.

Insieme. Un progetto collettivo per rifondare il centrosinstra per come ce l’eravamo immaginato, nel 1996 con l’Ulivo e nel 2007 con la nascita del PD.

Un compito storico. E noi saremo parte di questa storia. Con le nostre idee e con le nostre facce. Insieme a chiunque voglia metterci idee e faccia. Perchè le cose cambiano, cambiandole.