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Tutti uguali, anche per lo Stato

 

E se vi scorre un leggero brivido sulla schiena su questo passaggio, state pensando che la parola gay e la parola bambini, accostate sono una cosa brutta e quindi state cogliendo il vero punto di tutta la questione omofoba: la paura più atavica degli omofobi e dell’omofobia più collettivamente diffusa e primordiale è proprio quella, ed è legata alla nostra idea di famiglia, al sangue, alla gerarchia, ai ruoli di dominio legati al genere.

Dalla lettera di Cristiana, dopo il suicidio del giovanissimo gay a Roma.

Fuori Sassoli dalle primarie

Mi associo senza indugi alla richiesta di Cristiana di escludere David Sassoli dalle primarie per la scelta del candidato a sindaco del centrosinistra a Roma, ai sensi del regolamento che lo stesso Sassoli, al pari degli altri candidati, si è impegnato a rispettare. Non faccio parte della direzione regionale e non sono tesserato del PD a Roma, ma da residente nella capitale dico che lo scempio dei manifesti elettorali, peraltro abusivi, deve finire. Per rispetto alla città e per rispetto a chi chiede alla politica, e in particolar modo al PD, di dare il buon esempio nel seguire le regole e nello spendere meno denaro rispetto a quanto è stato fatto fino ad ora.

Ilda e Cristiana, insieme

Sono due persone eccezionali, Ilda e Cristiana. Le ho ammirate da quando ho imparato a conoscerle. Ecco la ricchezza del PD. Anche nelle parole di Ilda. Che faccio mie, dalla prima all’ultima. Anzi, no. Se Ilda ha deciso per chi votare il 25, io ancora no!

Nell’inevitabile postpartum dopo il 25 novembre, dovremmo avere tutti la saggezza, l’intelligenza e la voglia di trovare le ragioni per stare insieme. Perchè sappiamo che nessuna nomenclatura è meglio di un’altra, anche se è giovane e meno usurata. Sostituire vecchi lupi stanchi e asserragliati con giovani lupi affamati e feroci non è quello che vogliamo. Ci deve stare a cuore l’intero branco compresi i cuccioli e i lupi anziani. So, in questo, che ci ritroveremo ancora insieme. Perchè il mondo non finisce il 25 novembre. Se hanno ragione i Maya, abbiamo almeno un altro mese davanti…

 

Svegliaaaaaaaaaa!!!!

Avete bisogno di un caffè doppio, per alzarvi ogni mattina? E io vi dò una Cristiana doppia. Serviti.

Prima un video sulla relazione complicata, anzi complicatissima, tra PD e gay.

Poi un post magistrale su politica e giornalismo.

E buona giornata a tutti.

 

La giustizia secondo Grillo

Quanto ai politici del passato, niente tribunali per gli eventuali reati, ma processi di piazza: «Abbiamo delegato dei truffatori che dovranno rispondere di quello che hanno rubato. Ce lo ricordiamo come siamo finiti nella crisi. Quindi i responsabili verranno giudicati e dovranno restituire i soldi che hanno rubato come i mafiosi. Ci sarà un giudizio pubblico. Concittadini estratti a sorte, incensurati, che diranno quali lavori socialmente utili far fare a questa gente che ha rovinato il Paese».

Il resto lo trovate qui.

Ha ragione da vendere, Cristiana.

Due parole sulla manifestazione della FIOM

Venerdì c’ero anch’io, a manifestare con la FIOM. Ma non ero lì per la FIOM. La FIOM fa il suo lavoro, con i suoi limiti, le sue certezze, le sue contraddizioni. Difende i lavoratori e saranno i lavoratori a dire se lo fa bene o lo fa male.  E comunque la storia che il sindacato voglia giocare un ruolo politico non mi convince. Le stesse cose furono dette a Sergio Cofferati quando portò 3 milioni di persone in piazza per l’articolo 18, e sono passati giusto 10 anni e il sindacato continua a fare il sindacato e le questioni sono ancora le stesse.

Ero lì per i lavoratori. Non c’erano pericolosi terroristi, bolscevichi in tuta da lavoro o rivoluzionari con la pancia piena. C’era il mondo del lavoro operaio. Quello che paga, come molti e forse più nel Paese, il prezzo della crisi. Un mondo che chiede equità, giustizia sociale, democrazia. Che chiede lavoro. Forse parole davvero rivoluzionarie, al giorno d’oggi. Chissà cosa ne penserebbe Di Vittorio. Non potevo che essere lì, venerdì. E anche il PD avrebbe dovuto esserci. E in effetti c’era, in qualche forma. C’era Pippo Civati, c’era Vincenzo Vita, c’era Marco Miccoli, c’era Furio Colombo e c’erano, soprattutto, tanti iscritti e militanti del PD nel corteo, sicuro. Non per una passeggiata, ma perchè condividono la preoccupazione per tutte quelle domande che non hanno ancora trovato una risposta. Ma se non c’è il PD come partito significa che in quella piazza è assente la politica.

E chi, se non la politica, ha il compito di dare soluzioni alle questioni che affliggono il mondo del lavoro? E chi, se non il PD, ha il compito di indicare una strada che sappia coniugare protezione sociale, difesa dei diritti e nuova forma del rapporto tra capitale e lavoro? E chi, se non il PD, ha il dovere di evitare che opposti settarismi spingano la FIOM da un lato e la Confindustria dall’altro ad assumere posizioni intransigenti che rischiano di spingere un intero ceto produttivo verso posizioni sempre più estreme? Sempre che il PD voglia fare il PD, ovvio. Trovare le risposte. Tic toc tic toc.

p.s. per chi volesse approfondire, tre bei post sulla manifestazione qui, qui e qui.

Ma gli esami non finiscono mai

Ce l’avete presente quella sensazione di rilassatezza mista a stanchezza mista a unnonsoche? Tipo quella che prende dopo un esame universitario, di maturità, della patente o del sangue? Ecco. Le primarie del PD Lazio sono finite e mi sento un po’ così. Ci sarà modo e tempo di analizzare i risultati “globali”. Mi conforta l’aver condiviso quest’esperienza con persone davvero speciali. Persone che hanno la tua stessa idea di PD pur avendo, ciascuna, un percorso diverso alle spalle. Di quelle con le quali ti senti a casa tua. A partire da Giovanni.

E non aggiungo altro.

Mi vengono in mente dei flash, tipo quando siamo andati a parlare con Chiti, ed era ottobre del 2010 e sembravamo un gruppo folli. E poi quella sera di luglio alla festa democratica a Caracalla, quando Cristiana ci serviva al tavolo ed eravamo rimasti sei gatti sei e tra una portata e l’altra faceva ‘na capa tanta a Giovanni per convincerlo a candidarsi. Altro che Rosy Bindi, con tutto il rispetto, s’intende. Il patto della sasizza. E agosto. E novembre. E le persone che ci siamo persi per strada, e di questo mi rammarico. E le riunioni a Trastevere, e Chiara che ci cazziava, mozione d’ordine fatta persona. Senza big alle spalle (non mi venite a dire che Rosy sposta le masse di iscritti ed elettori eh…) abbiamo raggiunto un risultato insperato, abbiamo rimesso in moto le idee e soprattutto abbiamo fatto eleggere un segretario regionale che ha una legittimazione democratica. E di questi tempi non è poco.

Grazie a tutti. Ricarichiamo le pile e ripartiamo.

Campagna mediatica (retro)virale

In questi giorni impazza, in rete, una polemica abbastanza accesa su alcuni manifesti comparsi all’improvviso a Roma. Manifesti abusivissimi. Ovunque.

Scopri e buongiorno, si tratta della campagna di tesseramento del PD. Ne aveva parlato già Cristiana qui, e oggi la notizia viene ripresa anche da Repubblica. A parte l’efficacia della campagna virale che a quanto pare è stata alquanto scarsa, e qui bisognerebbe aprire un capitolo lunghissimo sulle capacità comunicative del PD (ricordate la campagna pubblicitaria con le persone esangui, oppure Bersani a maniche alzate che pare che te voleva mena’?). Ma lasciamo stare. Ciò che ha indignato moltissime persone è la violenza che, ancora una volta, si fa alla città. I manifesti abusivi non si attaccano. Punto. Sinceramente me ne frego se non ci sono spazi, se così fan tutti, se è bellissimo andare in giro con colla e secchio e raccontare le imprese e le leggende dell’attacchinaggio politico-elettorale. La città merita rispetto. Roma va preservata, non violentata. E se non siamo noi, i primi, a rispettarla, sarà difficile essere credibili quando si chiederà a tutti, di rispettarla.

Il 2012 che ci aspetta

Proprio oggi volevo scrivere un post di fine anno, di quelli che contengono gli auspici e le speranze per l’anno che arriva ma anche quanto di bello e di brutto è successo nell’anno che si chiude.

Un post di politica, chetelodicoaffà.

Che poi la politica è anche un pezzo della mia vita, non tanto per quel pò che ne faccio ma soprattutto per quel tanto che la subisco. Come tutti, del resto. E però c’avevo un magone, l’ovosodo qui e più giù, alla bocca dello stomaco. Perché mi arrivavano in diretta le notizie (e i commenti alle notizie) sul congresso regionale del PD Lazio, dove un manipolo di pazzi si è messo in mente di curare un malato in coma a dispetto di ciò che pensano i luminari del partito, pronti a spartirsi le ceneri del morto sulle note di tutto cambia affinché nulla cambi. Perché reso edotto dell’ennesima maledetta porcata della giunta Lombardo sostenuta dal PD mi è venuta voglia di demolire il 15 pollici a tubo catodico che ancora resiste in cucina di mia nonna. Perché cazzeggiando con il mio smarfòn mi sono imbattuto in una foto di Vasto che non ritrae il panorama della cittadina adriatica ma un sogno che sbiadisce e svanisce sotto i colpi di maglio della realtà quotidiana. Che poi non sai chi li ha menate per primo, ‘ste mazzate, Un po’ allora mi abbatto, lo confesso.

Metteteci pure che oggi passeggiavo per le strade del mio paese di origine e guardavo le persone e pensavo che questo posto è senza speranza machicelofafare che tanto a lavà la capo a gliu ciuccio ce perdi tempo acqua e sapone. Ecco, metteteci tutto questo e l’ovosodo è bello che cotto, mangiato e fermo in canna. E zero voglia di scrivere, quindi.

Poi, però. (C’è sempre un però). Leggo un post qua, un tweet là, un commento su e un articolo giù e torna la fiducia. E la voglia di cambiarlo, ‘sto PD e ‘sto Paese. Certo, il 2011 è stato un anno tosto e pieno di bocconi amari, alcuni necessari, altri meno e quindi ancora più indigesti. Però è stato anche l’anno in cui ha preso forma un’idea di partito diversa da quella vista fino ad ora e che sento profondamente mia.

Il Nostro Tempo, Changes, la sfida di Giovanni Bachelet per il PD Lazio hanno dimostrato che ce la possiamo fare.

E allora #occupyPD deve essere l’obiettivo del 2012. Non per occupare posti, ma per occupare posto nella testa delle persone. E far maturare la consapevolezza che non è un destino ineluttabile, quello attuale del PD. Perché l’assunzione di responsabilità non diventi l’alibi per rinunciare al coraggio. Perché la necessità di dare una guida credibile al Paese, una volta messo da parte B. e il peggior governo che la storia patria ricordi, non si trasformi in magmatico volemose bene in cui le differenze si fondono e confondono gli elettori, già sufficientemente provati da anni di liti, di promesse mancate, di speranze disattese, di incertezze disarmanti. Allora se in questo duemiladodici dovremo continuare a sostenere il governo Monti sotto il peso della spada di Damocle dello sprèd e del defòlt, prendiamocelo anche per discutere di come dovremo presentarci nel duemilatredici. Con quale progetto per il Paese, con quale partito, con quali alleanze, con quali certezze. Con quali regole. Con quali gruppi dirigenti, magari finalmente rinnovati nelle teste e nelle carte d’identità. Quelle cose che si fanno nei paesi normali (e mi sa che D’Alema quando scrisse il libro non aveva in mente tutto questo, altrimenti si sarebbe tolto dai cabasisi da un pezzo, e in buona compagnia).

Insomma, che il duemiladodici sia l’anno del congresso del PD. Ma di un congresso vero (sembra quasi un ossimoro). Non una conta di tesserati e di fedeli alle correnti. Che poi finisce che ‘ste correnti spegneranno pure il caminetto. Ma un dibattito aperto che coinvolga il Paese intero. Sia avanzata una richiesta formale da subito così che non potranno dire che non c’era tempo. Perché in molti, il loro tempo, l’hanno già usato, mentre il nostro sta tutto lì. E va usato prima che altri lo sprechino.