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Il mio no all’accordo PD-UDC a Minturno

Tutti noi abbiamo un amico che consideriamo un fratello.

Il mio, nelle rubriche del telefono o in quelle di carta, sta proprio sotto la voce “fratello”. Cerco di coinvolgerlo nelle mie scelte politiche. Gli rompo sempre e immancabilmente i cabasisi per dargli indicazioni su chi votare, non senza aver provato a spiegare le ragioni che stanno dietro quella mia scelta. E alla fine di ogni appuntamento elettorale, che sia riservato al PD o che si tratti di elezioni vere e proprie, mi manda un messaggio: m’hai fatto perde’ pure stavolta.

Politicamente parlando, è proprio vero.

Sto sempre dalla parte degli sconfitti. O meglio, delle minoranze.

A Minturno, però, mi sento proprio di averla persa la mia battaglia, almeno nel PD.

Le elezioni amministrative sono alle porte e il PD di Minturno ha fatto le sue scelte. Democraticamente. Con un voto.

Personalmente pago il prezzo di vivere a 150 km di distanza, e in più sono spesso fuori per lavoro. Perciò la sera in cui il direttivo del PD di Minturno ha ratificato la scelta di candidare a sindaco Gerardo Stefanelli ero assente.

La votazione si è conclusa con un solo astenuto e un convitato di pietra a fronte di tutti voti favorevoli. Ma non ho motivo di nascondere che, se fossi stato presente, avrei votato no all’accordo PD-UDC.

E se avrete la pazienza di leggere le mie parole, vorrei spiegare perché avrei fatto questa scelta.

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Priorità

Avete presente IL TRASLOCO? Cambi casa, ti trasferisci, ma ci sono ancora millemila cose da fare. E siccome durante la settimana lavori, occupi il fine settimana a mettere a posto il terrazzo, i fiori, i vasi. E poi ci sono le lampade da montare. Vai col trapano, a manetta. Le maniglie di Faktum, quelle no: stanno ancora là. Aspettano. In questo bailamme capita che un giornalista de Il Riformista, che però scrive pure su Vanity Fair (sic!), si diverta a fare il giovane vecchio e prosegua, nel fine settimana, una polemica sterile contro i cosiddetti “rottamatori” (tra i quali mi ci metto pure io). Prima di tutto, però, devo scusarmi se Godmorgon viene prima del giornalista, che però merita una risposta. Ecco, Tommaso Labate, anni 31, porta acqua al “nostro” mulino.  La sua miopia (ma è in buona compagnia, tranquilli) ci fa capire, come si sostiene da tempo, che la questione non è squisitamente anagrafica. Si può essere 31enni e ragionare come un vecchio arnese del giornalismo, oppure essere un Mister Y 70enne della carta stampata (tralasciando i politici “puri”) ed avere capito che le elezioni amministrative appena svolte hanno lanciato al PD un messaggio chiaro ed inequivocabile su metodi, programmi, alleanze e persone. Semplice.

Analisi da rottamare

L’articolo di Tommaso Labate, apparso ieri su Il Riformista, ci offre una lettura del risultato delle amministrative che rischia di essere molto, ma molto pericolosa. Labate non sembra nutrire  timori per le strategie future del PD, timori di cui parla invece L’Espresso e che condivido in pieno. Certamente la leadership di Bersani è uscita rafforzata dal voto, e di ciò non possiamo che rallegrarcene, tutti. Però la leadership va anche esercitata, possibilmente non tra i commensali che siedono davanti al caminetto, ma avendo l’umiltà di capire ciò che gli elettori (reali e potenziali) del tuo partito vogliono. Cosa ci ha detto il voto nelle città italiane?

A Milano Mister X non era un candidato del PD. Nonostante ciò il PD è andato benissimo. Perchè? Perchè ha sostenuto senza esitazioni e con estrema lealtà un candidato non suo, forte dell’investitura delle primarie, del suo profilo fortemente civico e soprattutto di un progetto per la Milano del futuro che non prevede sconti sui temi che stanno a cuore all’elettorato del PD. Diritti, energie rinnovabili, mobilità, integrazione. Tutto ciò ha fatto si che si mobilitassero, finalmente, i giovani elettori , probabilmente attratti anche da un candidato con un profilo netto, oltre che mossi dal desiderio di chiudere l’esperienza fallimentare  della giunta Bat-Moratti. Guarda caso è successo proprio quello che i “rottamatori”, Civati in testa, auspicavano da mesi, inascoltati. Ma buoni profeti. Appellarsi ad una questione puramente anagrafica, come fa Labate, è un esercizio di polemica sterile che non risponde alla domanda di rappresentanza che proviene dalla fascia più giovane della società, quella degli under 35, per intenderci. Il successo del PD a Milano indica una strada che il PD dovrebbe seguire, se non vuole rischiare di perdere le prossime elezioni politiche. Non conta l’età anagrafica, contano metodi e linguaggi, che non posso più essere quelli della nomenklatura. Ben venga anche un sessantenne, che però sappia parlare il linguaggio delle giovani generazioni, che sia libero dai condizionamenti delle correnti, che non sia incline ad inciuci terzopolisti. Allora mi chiedo: quanto c’è di Bersani,  nel successo di Pisapia? Quanto il PD ha invece “subito attivamente” (passatemi l’ossimoro)  un candidato non suo? Parlando semplicemente di linguaggio, qualcuno vuole paragonare la freschezza, l’ironia, la leggerezza dei messaggi elettorali pro-Pisapia con i manifesti commissionati del PD a livello nazionale? Siamo proprio sicuri che  se il candidato a sindaco di Milano fosse stato Boeri, il risultato finale sarebbe stato lo stesso?

Credo che l’analisi del voto di Cagliari possa essere simile a quanto detto per Milano, con l’aggravante che il PD aveva schierato alle primarie un castosauro del calibro del senatore Cabras, giustamente trombato.

Napoli merita un discorso a parte, ma tutto si può dire tranne che il PD abbia vinto. E nella vittoria di De Magistris al ballottaggio c’è pochissimo del PD, se non l’impegno dei giovani democratici cittadini come Francesco & Francesco, in barba alla totale assenza del PD ufficiale. Azzerato, giustamente, dal voto. E sul quale Bersani deve darsi una sveglia. Come nelle altre regioni del Sud Italia.

A Torino Piero Fassino si è messo in gioco con coraggio passando per la sfida delle primarie e sfruttando al meglio l’abbrivio fornito dagli anni di buona amministrazione delle giunte di centrosinistra. Anche qui, senza l’apporto del Terzo Polo.

Niente Terzo Polo a Bologna, Trieste, Novara.

Guarda caso, insomma, si è vinto proprio tenendo la barra a dritta. Cose che i “rottamatori” dicono da mesi. Allora, Labate, forse da rottamare è la tua analisi, così superficiale e che indica percorsi che rischiano di portare il centrosinistra verso nuove sconfitte.

p.s. Ovviamente Labate fa dire a Zingaretti quello che più gli fa comodo. L’intervista completa la trovate qui.

Il vento che pulisce l’aria

Sono sul Frecciafreccia, di ritorno da Milano, La Liberata. Eh si, il Fato ha voluto che proprio il giorno post liberazione dovessi andare al nord, per lavoro. Si arriva in città e l’aria che si respira sembra più bella, più pulita, nonostante la cappa di calore. É bella la sensazione di guardarsi intorno e non vedere più tanti “nemici”. Certo, quelli che votano per B. sono ancora tanti, troppi, però Milano ha scelto una strada diversa. E non solo Milano. Queste elezioni amministrative hanno visto il ritorno alla politica dei giovani, finalmente. Milano, Napoli, Cagliari, Trieste, Gallarate. E Cassino. Tanti under 30 che si sono fatti il mazzo per la campagna elettorale. E i giovani quando decidono di partecipare é perchè non sopportano più lo status quo. Il precariato, la scuola che non forma, l’università che non insegna, i salari ridicoli, le pensioni come chimere, l’assenza di prospettive, di casa e di figli. E allora i giovani si ribellano e agiscono con la loro partecipazione, perchè la gioventù è rivoluzionaria per definizione, è progressista, è anticonservazione. É di sinistra. Con la giovinezza in queste elezioni è tornata in campo la voglia di sinistra, che poi è solidarietà, partecipazione,  voglia di scassare. Altro che centro ago della bilancia, altro che terzo polo decisivo. Le alchimie sono sconfitte, scelgono gli elettori. E premiano il coraggio dei progetti chiari e delle persone oneste. Il resto sono chiacchiere. Spero solo che Bersani l’abbia capito. Indietro non si torna. Alea iacta est.

So’ de coccio?

Premesso che tante volte i risultati definitivi delle elezioni hanno smentito exit-poll, proiezioni e dati parziali (e ultimamamente sempre a “svantaggio” del centrosinistra), ma sembrerebbe che il PD sia vivo, soprattutto nelle città del nord. Ha senso allora, come fa adesso Letta (il Giovane Vecchio), continuare pervicacemente a dire che è necessaria un’alleanza con il Terzo Polo per cacciare B. e governare, mentre autorevoli esponenti di FLI dicono che al ballottaggio è necessario allearsi con PdL e Lega?  

Cadono le braccia

“La sinistra vuole solo far nascere templi musulmani ovunque, ma noi crediamo che non è giusto costruire moschee qui quando nei loro Paesi d’origine non si può neppure costruire una chiesa”.

B. (sintassi a parte) a Milano dice delle banalità tali da far invidia all’ultimo ignorante del Paese. Al bar sotto casa ascolto parole molto più sagge.

E a proposito di saggezza, spero che i Milanesi si siano stufati di essere trattati come servi sciocchi (ma non vi basta, come servo,  quella strafica della Moratti?) e votino in massa per Pisapia.

Tutti X Milano

Pippo ha lanciato l’appello per Milano da giorni. Se è vero che B. si presenta capolista e ha puntato tutto sulla Moratti e su Milano per vivere tranquillo (si fa per dire) durante i prossimi due anni di governo, allora il PD ha più di un motivo per dedicarsi anima e corpo alla campagna elettorale di Milano. B. sul palco? Il PD in mezzo alla gente, per strada, a parlare con le persone degli sfaceli compiuti dall’amministrazione Moratti. Ad oggi non so chi dei big del partito abbia aderito all’iniziativa, di sicuro ci saranno molti non-big, militanti, iscritti. Quelli che si fanno il mazzo mentre capi e capetti si massacrano a mezzo stampa.

Cambia i partiti. Usa la preferenza

Il 15 e 16 Maggio scegli un candidato (sindaco o presidente di provincia), scegli una lista e ESPRIMI UNA PREFERENZA.

Perché è importante il voto di preferenza? Perché in tutti i partiti ci sono tre questioni: la questione morale, la questione di genere e la questione generazionale. E in tutti i partiti ci sono “raccoglitori” di preferenze che hanno fatto carriera con il voto di scambio.

Non vale per tutti, è ovvio. In giro per l’Italia ci sono moltissimi bravi amministratori che raccolgono preferenze perché fanno quello che dicono e si fanno apprezzare per come lo fanno. Sono brave persone, seguite e sostenute da altre brave persone: su di loro puoi informarti facilmente. I “campioni delle preferenze”, invece, ricattano i partiti (tutti, nessuno escluso) con i loro “pacchetti di voti”, le loro clientele.

I partiti vanno liberati, vanno aiutati a liberarsi: non lasciare la preferenza al voto di scambio, SCEGLI DI SCEGLIERE. Cerca i candidati del partito o della lista civica che preferisci, guarda che percorso politico e professionale hanno fatto e scegli a chi dare la tua preferenza sulla base della competenza, del merito, della passione civile.

Se non hai tempo di farlo, troverai qui segnalazioni e suggerimenti da parte di persone quotidianamente impegnate nei partiti di centrosinistra sulle tre questioni fondamentali: la questione morale, la questione di genere e la questione generazionale.

Buona preferenza. Vota e fai votare. Esprimi la preferenza e falla esprimere.

Qui l’evento su FB: fallo girare.