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Scelgo Giovanni Caudo

Le primarie per la scelta del candidato a Sindaco di Roma del cosiddetto centrosinistra si avvicinano.
Il 20 giugno si potrà votare on line oppure di persona personalmente.
I candidati sono sette, immagino che chi è interessato alla cosa sa chi sono.
Ho messo la mia firma sulla candidatura di Giovanni Caudo e ovviamente voterò per lui.
Un’altra candidatura che apprezzo è quella di Stefano Fassina, che sostenni e aiutai alle scorse elezioni comunali, uno dei pochi che in questi anni ha sempre messo la sua faccia in tutti i luoghi di conflitto della città a sostegno dei più deboli. Ma a questo giro non ho capito la sua scelta. Cioè, la capisco ma non mi piace. Non mi piace perché tutto ciò che a sinistra si aggiunge a Caudo porta acqua al mulino di Gualtieri. Do per scontato che Smeriglio e co. giochino ‘sta partita, li considero da sempre una costola del PD che gioca in un altro campo per favorire la casa madre. Mi sarei aspettato da Fassina una posizione diversa in questa circostanza, ma gli voglio bene lo stesso.
Dicevo, l’acqua al mulino di Gualtieri, del PD. Ecco, il PD continua ad essere un enorme problema per la città. Come ho sempre avuto modo di dire, e lo ribadisco anche oggi, ho una grande stima per chi, di sinistra e da sinistra, come militante ha deciso di rimanere nel PD nonostante tutto, nonostante i mal di pancia, le delusioni, le mazzate che prendono in continuazione su tutti i temi possibili e immaginabili. Ne ho molta meno per la maggior parte della classe dirigente del PD romano (e nazionale). Pd romano che ha avallato la cacciata di un sindaco eletto dai cittadini con l’infamia e la vigliaccheria di una firma dal notaio, e chi si rese protagonista di quella infamia e di quella vigliaccheria sta ancora al suo posto, o è stato promosso in regione, e magari sarà anche ricandidato a ottobre perché le preferenze piacciono a tutti. Adesso si sente parlare di scuse a Marino. Sarebbero tardive e soprattutto ipocrite, visto che a distanza di anni poi le persone restano le stesse, le teste e i metodi sono sempre i medesimi.
PD Romano che continua ad essere guidato da capi e capetti, con correnti e correntine, con i metodi di sempre. Basta citare la vicenda del candidato alle primarie per il minisindaco del I Municipio, Emiliano Monteverde, che raccoglie firme e tutto, costretto a ritirarsi dal capobastone di turno che esce dal cilindro, e tutto cambia nel giro di poche ore, con le firme ovviamente già pronte, raccolte chissà come. Resto convinto del fatto che la migliore soluzione percorribile per la scelta del Sindaco di Roma sarebbe stata quella suggerita varie volte da Walter Tocci, ossia niente simbolo del PD, un passo indietro di tutti, lista/liste ispirate alle migliori esperienze ed energie diffuse in città. Ma Walter è da tempo una voce tanto lucida quanto poco ascoltata nel desolante panorama cittadino, quindi le sue parole sono rimaste nel vento.
Fatte queste premesse, il prossimo Sindaco di Roma dovrà intervenire in maniera radicale sui problemi della città.
Il primo si chiama disuguaglianze.
Il secondo, diritti.
Il terzo, lavoro,
il quarto, criminalità organizzata.
Il quinto, cultura diffusa.
Tutto fa parte di una visione del futuro della città.
Poi vengono la monnezza, i trasporti, le buche, le doppie file, il cosiddetto decoro. O meglio, è tutto incluso nella più ampia accezione di visione del futuro della città, un futuro, appunto di eguaglianza, di diritti, di lavoro, di lotta alla criminalità organizzata, di comprensione del valore della cultura, dell’istruzione, della scuola, della ricerca. Da quello che vedo dal mio personale osservatorio, un osservatorio che in questi mesi si è potuto allargare a realtà fino a poco fa a me meno note grazie a quel po’ di attività di volontariato che faccio con Baobab Experience, semplicemente il PD su questi temi non ci sta, non ci sta a livello cittadino e non ci sta a livello nazionale. Il PD è un partito vagamente centrista che ogni tanto si ricorda che qualcuno che sta là dentro ha una storia di sinistra e prova, tra mille compromessi al ribasso, ad introdurre un mezzo diritto là, un aiuto ai più deboli qua, sempre attenti a non inimicarsi troppo Confindustria, chi campa di rendita, chi fa impresa sfruttando i lavoratori.
Lo schema delle primarie con il PD quindi non mi piace, ma capisco che è l’unico che potrebbe consentire ad un aspirante Sindaco di sinistra di avere qualche chance di vittoria delle elezioni.
Quindi il mio voto convinto a Caudo (e a Paolo Emilio Marchionne che corre alle primarie per la scelta del candidato alla presidenza del Municipio in cui vivo), ma personalmente non sento di dover sottostare ad alcun vincolo di coalizione nel caso in cui fosse vincitore delle primarie Gualtieri (la partita è tra loro due, gli altri fanno solo ammuina). Se sarà così mi riservo di decidere cosa fare al primo e al secondo turno, anche in base ai risultati dei fascisti e della Sindaca attuale.

p.s. lo so che i blog non si portano più, ma per me va così

Il piccolo grande miracolo del III Municipio

Dall’insediamento della nuova giunta, strappata recentissimamente al pecionismo pentastellato da una coalizione di sinistra, è in atto nel III Municipio di Roma una rivoluzione a suo modo straordinaria. Pensate un po’, si sta facendo politica anche con la cultura. Grazie ad un assessore alla cultura illuminato, Christian Raimo (che si schernisce dei suoi meriti) e alle tantissime persone che partecipano alle iniziative messe in campo dal Municipio.

Si è in iniziato il primo di agosto con un incontro sulla lingua italiana che ha visto partecipare Luca Serianni, linguista e autore dei libri sui quali studiano al liceo i miei ragazzi, e più di 500 persone nei giardini della metro a Piazzale Jonio. Si è proseguito all’inizio di settembre con 2000 persone a parlare di cinema con Valerio Mastandrea nell’anfiteatro del Tufello, fino all’altra sera quando, ancora, più di 500 persone si sono ritrovate a Piazza Conca d’Oro ad ascoltare prima, e a discutere poi, di criminalità e delitti romani con Giancarlo De Cataldo. Per chi non conosce i luoghi il III Municipio di Roma è una città nella città, 200.000 residenti, un cinema, un teatro e una piccola biblioteca. I giardini della metro di Piazzale Jonio, l’anfiteatro del Tufello, Piazza Conca d’Oro sono posti abbandonati al degrado, vuoti, inutilizzati, divenuti loro malgrado inospitali, in alcuni casi pensati per esserlo. Svolgere lì queste iniziative vuol dire riappropriarsi degli spazi, riempirli di persone, renderli sicuri. Vuol dire soprattutto fare comunità, e nei tempi che viviamo, quando sembra che sia possibile anche governare a botta di post e di tweet, il poter ritrovarsi fisicamente ad un evento culturale, guardarsi negli occhi, ascoltarsi è l’atto politico (e di sinistra) più alto che si possa immaginare per opporsi al fascismo, al razzismo, al pressapochismo, al doppiopesismo, al pecionismo imperante che sembra dilagare senza argini, a Roma e nel Paese.

Ciò che colpisce è la grande partecipazione, la voglia di avere dei luoghi fisici nei quali portare il proprio corpo per non sentirsi soli, isolati, abbandonati. E la voglia di mettersi a disposizione per la rinascita di una comunità, visto che hanno risposto più di 300 cittadini alla “chiamata alle arti” di Raimo, un progetto collettivo per capire cosa fare per la cultura nel Municipio. E poi c’è la battaglia del Presidente Caudo per la chiusura del TMB di via Salaria, l’impianto di trattamento dei rifiuti indifferenziati che da anni appesta con i suoi miasmi un intero quadrante di città senza che si sia fatto nulla per consentire alle persone semplicemente di respirare, problema nell’annoso problema della gestione dei rifiuti a Roma.

Insomma, una giunta municipale che, fin dai primi passi che ha mosso, lascia ben sperare dopo il nulla assoluto della precedente amministrazione M5S.