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La Quarta Repubblica

L'Italia è certamente un paese democratico.
Ma l'assuefazione alla mancanza di regole e senso civico, unita con il l'opera capillare di rincoglionimento delle persone a mezzo tv, di delegittimazione della magistratura, di denigrazione delle Istituzioni (vedi alla voce P2), condita con una legge elettorale infame, ha reso la nostra democrazia molto ma molto debole.
Serve uno scossone, probabilmente.
E un nuovo gruppo dirigente (non abbiamo bisogno di uomini forti) che si prenda sulle spalle il peso di rifondare il Paese sulla condivisione di un progetto comune.
Chi è stato in politica fino ad ora non ha la credibilità necessaria per intercettare un largo consenso e assumere la guida del Paese.
Chi oggi grida all'emergenza democratica, dalla sinsitra dell'emiciclo, è lo stesso che ha legittimato Berlusconi sin dal 1993, riconoscendogli il ruolo di interlocutore solo perchè godeva di consenso nel Paese. Berlusconi stava per diventare un padre della patria (Bicamerale), al pari dei membri dell'Assemblea Costituente.
E se non erano colpevoli allora, lo sono adesso, per aver sottovalutato il carattere eversivo del potere berlusconiano.
Per non aver risolto il conflitto di interessi, che sta alla base del fiume di fango che oggi viene riversato sugli avversari del caimano.
Credo che le giovani leve del PD possano assumersi questa responsabilità.
Non vedo in giro altri gruppi dirigenti illuminati.
La Quarta Repubblica non può che nascere così.

I giovani al primo posto

Ce lo ha ricordato a Torino, con passione, Renato Soru.

Degno contraltare, la Ministra ai ggggiovani che incita i ggggiovani a cercarsi un lavoro manuale nientemeno per tirarci fuori dal '68.

Soru e Meloni danno, oggi, un senso alle parole sinistra e destra.
L'uno richiama alla responsabilità collettiva ma in primis i genitori, affinchè stipulino con i loro figli un patto per lasciare alle nuove generazioni un paese migliore.
L'altra incita al fai da te, al sopravvivere, al darwinismo sociale. Cercati un lavoro qualsiasi e spera soprattutto che qualcuno te lo dia un lavoro, sottopagato e senza alcuna certezza del futuro.
A proposito di lavori manuali, mi piacerebbe vedere la Meloni (ma anche la Gelmini e Sacconi) spaccare pietre.

Inizia il Campionato Italiano

Ho paura.
Una grande paura.
Paura che il tempo passi invano.
Anzi, che il tempo di fermi.

All'indomani del Lingotto 3 leggo commenti positivi, quasi entusiastici, sulla giornata che ha visto il PD finalmente unito, finalmente capace di elaborare una strategia.
Con Veltroni che fa da padrone di casa e da grande mattatore, le anime del PD che fino a ieri sembravano destinate ad una lotta senza quartiere, improvvisamente si sono raccolte sotte le insegne di un unico, Grande Progetto, finalmente chiaro e definito.
Leggo Scalfari che domenica, dopo aver ascoltato Veltroni, dice:" …con lucidità di pensiero e con chiarezza d'intenti la maggiore forza d'opposizione è finalmente in campo con un obiettivo ed un programma. Ora il quadro è finalmente completo."

Cosa abbia detto di così innovativo e travolgente Veltroni a Torino, sinceramente, mi sfugge.
Non mi sembra di aver sentito un discorso molto diverso da quelli pronunciati durante la campagna elettorale del 2008.
Veltroni, da un punto di vista dialettico-comunicativo, sta al Pd come Vendola sta a SEL.
Le sue parole conquistano, toccano le corde giuste, evocano scenari futuri che tutti ci siamo trovati ad immaginare e a desiderare.
Cita MarK Twain, e Martin Luther King, e Roosvelt, e Kennedy.

E allora ho paura.
Perchè immagino che sabato Veltroni si sia preparato la strada per una sua partecipazione alle primarie del PD.
Un'altra volta.
Ho paura perchè ho visto un partito ricompattato attorno all'istinto di autoconservazione che pervade buona parte dei suoi dirigenti.
Ho paura perchè qualora si terranno le primarie per la scelta del candidato a premier, il PD perderà l'ennesima occasione se la sfida sarà una rivincita del Congresso.
Veltroni contro Bersani.
Ancora una volta.

Chiamparino, commentando la giornata del Lingotto, ha detto che la convention è servita a parlare alle curve, mentre bisognerebbe riuscire a parlare a chi sta in tribuna.
Io dico che il PD deve parlare a chi è rimasto fuori dallo stadio.
E sono tanti. Tantissimi.
E se io e tanti come me che stanno in tribuna e continuano a seguire lo spettacolo non ci divertiamo quasi più, figurarsi se può tornare allo stadio chi non ci va più da anni, perchè è stanco di vedere rigiocata sempre la stessa partita, priva di regole, di arbitro, e a volte senza nemmeno il pallone.

E quand'anche la tua squadra avesse una strategia di gioco vincente, quand'anche avesse in panchina il migliore allenatore del mondo, sarebbe difficile entusiasmare i tifosi mettendo in campo sempre gli stessi giocatori, ai quali nel frattempo è venuta la panza e i capelli bianchi.
Giocatori che magari hanno litigato tra di loro per la fascia di capitano, o con la società perchè non volevano vedere il proprio ingaggio decurtato.

Questo è il PD oggi.
Una squadra di senatori che non vogliono abbandonare il campo.
Ci sono gli under 21 che scalpitano, ma non possono giocare anche se i senatori hanno il fiato corto.
E rischiano di pareggiare, o perdere di nuovo, l'ennesima finale.

Penso invece che i senatori dovrebbero mettere a disposizione della squadra la loro esperienza ma dalla panchina e lasciare il campo ai giovani fuoriclasse.
Di bandiere, in campo, ce ne possono essere un paio, al massimo.

Vi do la mia formazione (con panchina lunga):
Errani, Martini, Curti, Civati, Tinagli, Simoni, Concia, Galletto, Napoleoni, Scalfarotto, Gozi, Puppato, Zanonato, Cantone, Boeri, Diamanti, Eco, Marino.
Allenatore: Zingaretti.
Che dite, si vince?

 

Sogno o son desto?

Ma se B., travolto dall'inchiesta Ruby, si fa da parte.
E se si andasse a votare con questa legge.
E se quello che resta del PdL candidasse, che so, Tremonti o Frattini.
E se il Terzo Polo candidasse, che so, Casini.
Allora il PD non avrebbe più la necessità di formare un nuovo CLN.
Potrebbe allearsi con SEL e IDV.
E magari vincere.
Candidando a premier, che so, Zingaretti.
Troppi se
?

Primarie a Latina

Domenica si vota a Latina per scegliere il candidato a sindaco del PD.

Si affrontano, come tutti sapete, Claudio Moscardelli, consigliere regionale, e Giorgio De Marchis, consigliere comunale con due mandati alle spalle e, fino a qualche giorno fa, segretario cittadino del PD.

Se votassi a Latina, sarei felice se la partecipazione al voto fosse la più ampia possibile.

Se votassi a Latina, vorrei che le primarie non fossero vissute come la coda del congresso provinciale del PD, appena concluso.

Se votassi a Latina, sarei sicuro che chiunque sarà il vincitore, saprà collaborare con il compagno di partito per sconfiggere, dopo anni, la destra, il vero avversario.

Se votassi a Latina, vorrei che il PD evitasse di allearsi con l'UDC.

Se votassi a Latina, vorrei che il candidato a Sindaco del PD ponesse al centro della campagna elettorale il tema della legalità.

Se votassi a Latina, vorrei che il candidato a Sindaco del PD si impegnasse per una rinascita culturale della città.

Se votassi a Latina, vorrei che il candidato a Sindaco del PD si impegnasse a tutelare la scuola pubblica e i consultori pubblici.

Se votassi a Latina, vorrei che il candidato a Sindaco del PD si impegnasse ad istituire un registro delle unioni civili e si impegnasse a celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, come fa attualmente il sindaco di Torino.

Se votassi a Latina, vorrei che il candidato a Sindaco del PD si impegnasse per favorire le giovani coppie nella costruzione del loro futuro.

Se votassi a Latina, vorrei che il candidato a Sindaco del PD si impegnasse per aprire quanti più asili nido comunali pubblici è possibile.

Se votassi a Latina, vorrei che il candidato a Sindaco del PD si impegnasse per garantire una vecchiaia dignitosa a chi ha bisogno d'aiuto.

Se votassi a Latina, voterei per Giorgio, perchè credo che Claudio debba mantenere l'impegno che si è preso con i propri elettori quando è stato eletto consigliere regionale del PD.

Detto ciò, in bocca a lupo a tutti e due.

Visioni alte e oblative

Di fronte all'ennesima presa di posizione di Benedetto XVI su coppie di fatto, aborto, sessualità e fine vita (dal punto di vista della Chiesa legittime e coerenti), come si comporterà la classe politica italiana? E i politici cattolici? E i cattolici nel PD?
Io me lo chiedo, e come me se lo chiedono in tanti.
Perchè la doppia morale della Chiesa (per quale motivo non si scomunica Berlusconi che bestemmia? perchè si permette a Casini di fare la comunione benchè divorziato?) ha un'influenza sulla vita politica italiana che non ha eguali nel mondo.
E il PD ne soffre più di altri. Perchè nel PD convivono idee diverse che ancora non hanno trovato una sintesi.
Faccio un esempio.
Il documento finale presentato da Bersani durante la Direzione Nazionale di ieri ha raccolto il sì dell'area Marino (che palle 'ste correnti!!!, non mi stancherò mai di dirlo) in virtù delle rassicurazioni affinché il tema del testamento biologico non sia lasciato nelle mani della maggioranza…. Noi  (Area Marino, ndr) avanzeremo una proposta che tenga conto di tutte le sensibilità e l’obiettivo è avere una posizione unitaria.
Siamo sicuri che si riuscirà ad avere una posizione unitaria su un tema come quello del testamento biologico, viste le posizioni della Chiesa che alcuni nel PD sposano appieno?
Oppure non si rischia un empasse infinito, di quelli che continuano a fiaccare la resistenza di iscritti ed elettori?
A meno di scissioni.
Ma questa è un'altra storia.

 

Qualcosa mi sfugge, ma è colpa mia

La Direzione Nazionale del PD si è tenuta ieri, è andata come sappiamo e non è mia intenzione alimentare polemiche.
Si alimenteranno da sole. Basta aspettare l'appuntamento di Torino del 22 gennaio.
Però voglio capire.
Fanno parte della Direzione Nazionale 240 persone.
La votazione di ieri sul documento del Segretario ha fatto registrare 127 si, 2 no e 2 astenuti.
E gli altri 109?
Non hanno partecipato al voto, per vari motivi.
Qualcuno se n'è andato prima.
Qualcuno non è andato affatto.
Qualcuno c'era, ma non ha votato.
Qualcuno c'era, ma era come se non ci fosse.
Qualcuno c'era, ma era meglio che non ci fosse.
Qualcuno c'era, ma forse aveva sbagliato stanza.
Abbiamo seguito tutti, nei giorni scorsi, il dibattito in corso nel PD.
Bersaniani. Veltroniani. Mariniani. Vendoliani. Ulivisti. Rottamatori. Marchionnisti. Fiommisti.
Una pletora di posizioni, tutte legittime, che hanno animato il dibattito e, in alcuni casi, le polemiche.
Vige però nel PD, come forse in tutti i partiti, la regola non scritta di non esprimere un voto se non si hanno i numeri.
Ma allora, se non sono utilizzate le sedi a ciò democraticamente preposte, per esprimere esplicitamente il proprio dissenso cosa si utilizza?
Le dichiarazioni a mezzo stampa?
Le lettere?
Le interviste?
Le pagine dei blog?
I convegni delle fondazioni?
Sinceramente sono stufo di questo falso unanimismo, sono stufo del'ipocrisia di fondo che lascia, come sempre, i problemi a covare sotto la cenere, in attesa della prossima occasione.
E intanto si continua con il gioco al massacro, con la delegittimazione, con il logoramento.
Non mi piacciono le conte, ma la chiarezza si.
C'è una linea (si, vabbè) proposta dal Segretario.
Sono d'accordo? Voto si. Non sono d'accordo? Voto no e porto delle proposte alternative. Alla luce del sole.
Credo che continuare su questa china non faccia che aumentare la confusione, la disillusione, la delusione.
Continuare così allontana cittadini ed elettori dalla politica. E dal PD.
Non si era detto di rottamare i metodi?

Uno strumento nuovo, ma logoro

BERSANI: PRIMARIE LOGORATE, VANNO RIFORMATE

''Riformare le primarie per salvarle''. Lo ha detto Bersani alla Direzione del Pd per spiegare la propria posizione su questo tema. Il segretario ha detto nella sua relazione che le primarie in corso, per scegliere i candidati per le amministrative di primavera, verranno tutte svolte. E per le primarie future ''la parola d'ordine e' riformarle per salvarle''. Bersani ha annunciato si parlerà delle primarie in una grande assemblea, ma bisogna riconoscere che lo strumento ''si va logorando'' come dimostra il forte calo di partecipazione.

Cosa, chi ha logorato le primarie?
Quando sono state utilizzate per scegliere il candidato premier Prodi, sono andati a votare 3 milioni e mezzo di cittadini. Con Veltroni siamo arrivati quasi a 4 milioni. Poi?
Ne è stato fatto un uso talmente largo da poter dire che lo strumento è logoro? In nemmeno tre anni e con pochi casi di applicazione?
Segretario, non ci prendere in giro, per favore. La necessità di riformare le primarie nasce dalla paura di perderle, nel caso di primarie di coalizione. Vedi Piasapia a Milano.
Oppure dalla paura che gli elettori preferiscano farsi rappresentare da candidati del PD alternativi alla nomenklatura. Vedi Tricarico a Torino.
Non sono le primarie che devono essere riformate, ma la linea politica del PD.
Quella che si cerca di imporre con il voto di oggi in direzione nazionale, fatta di alleanze a destra e a sinistra. Ma soprattutto a destra, visto il corteggiamento continuo a Fini e Casini (Rutelli non ne ha bisogno, fa parte del pacchetto paghi due prendi tre).
Senza definire, ma davvero, cosa debba essere il PD.
Ah, per quello abbiamo tutto il tempo. La conferenza nazionale è convocata per fine anno.