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A proposito di non-democrazia

Tira una brutta aria sulla nostra democrazia, scrive Ilvo Diamanti oggi:

…Così, poco a poco, ci si assuefà. A una democrazia-per-così-dire. Non si tratta neppure più della post-democrazia, ridotta al rito elettorale, cui fa riferimento Colin Crouch. Perché, nella post-Italia, descritta da Berselli giusto 10 anni fa, anche il rito elettorale è divenuto indifferente e irrilevante. La polemica politica e fra politici esiste solo nei talk televisivi. La partecipazione dei cittadini diventa poco influente e rilevante…  

Davvero brutta, direi. La democrazia rappresentativa che non rappresenta più i cittadini, la loro volontà espressa con il voto. Governi tecnici o larghissime intese che tengono insieme maggioranze contro natura, che non-decidono perché i partiti che le compongono hanno non-vinto le elezioni. Passi per il PDL, che di democratico ha avuto ben poco, partito padronale per eccellenza.

Il PD aveva un’altra missione.

Partito aperto alla partecipazione di iscritti ed elettori. E oggi non si tiene in alcun contro nè degli uni nè degli altri.

Partito che seleziona sindaci, parlamentari, leader con le primarie. E da marzo in poi i parlamentari che hanno fatto primarie vere sono sotto accusa per eccessiva autonomia, perché dissidenti rispetto a scelte non condivise dal proprio elettorato, con il quale (incredibile) riescono ancora ad avere un rapporto diretto.

Partito che decide (almeno dovrebbe) la propria line politica con un congresso, ogni quattro anni. E oggi c’è chi il congresso vuole rimandarlo sine die (almeno fino al 2015), perchè discutere, democraticamente, mette a rischio il governo delle larghissime intese e della democrazia non-rappresentativa.

C’è da essere soddisfatti. Soddisfattissimi.

Il partito nè-nè

L’analisi di Ilvo Diamanti, su La Repubblica di oggi. Il PD non riesce a liberarsi di Berlusconi….

…anche e soprattutto perché il Pd non è mai riuscito ad affermare una propria, specifica, identità. È un partito né-né. Né socialdemocratico né popolare. Semmai post. Dove coabitano, senza amore, postcomunisti e postdemocristiani (di sinistra). Un partito im-personale. Che utilizza le primarie per selezionare leader poco carismatici e lasciar fuori quelli più pop (olari). Un “partito ipotetico”, ha scritto Eddy Berselli nel 2008. Rassegnato a perdere, anche quando vince – o quasi. Perché coltiva il mito della sconfitta –  e dell’opposizione. In fondo, anche Berlusconi, per il Pd e la Sinistra, è un mito. Negativo, ma non importa. Perché i miti, si sa, non muoiono. Per non morire berlusconiani, dunque, non c’è alternativa. Occorre costruire un’alternativa: “senza” Berlusconi. “Oltre” Berlusconi. Solo a questa condizione è possibile sopravvivere a Berlusconi. Il Pd, per questo, deve cambiare in fretta. Individuare e comunicare una propria, specifica identità. Con poche parole e una leadership forte. Prima delle prossime elezioni. Non gli resta molto tempo.

La politica inerziale

DOPO Monti. Che ne sarà del sistema partitico italiano? Con quali alleanze e quali leader affronterà le prossime elezioni? Intorno alla legge elettorale: è difficile dire qualcosa. Le proposte dei diversi partiti sembrano fatte apposta per interdire quelle altrui. Mentre i contatti tra i leader e i partiti proseguono. Disegnano scenari futuri che riflettono quelli di un tempo…

Insomma, dopo Monti: la confusione regna sovrana. Tutto è possibile e nulla è escluso. In questa transizione estiva. Parole e immagini: come dissociate. Asincrone. Come provenissero da un altro mondo. D’altronde, i mercati non vanno in ferie. Non si riposano. Anzi. E neppure la politica, quest’anno. I suoi protagonisti: impegnati a disegnare mappe e scenari per il prossimo futuro. Il dopo Monti. Seguendo gli stessi linguaggi e le stesse formule di ieri. Come se – dopo Monti – fosse possibile ripetere lo stesso copione. Con le stesse etichette, le stesse sigle, gli stessi calcoli. Di prima. Io penso che si tratti di ragionamenti in-fondati. Elaborati e proposti in modo inerziale…

Le ipotesi di cui discutono i partiti e i leader risultano, per questo, inattuali. Come le mappe storiche che colleziono, disegnano confini e Paesi che non esistono più. Comunque, irriconoscibili, rispetto al presente. Come l’Italia pre-unitaria. Oppure l’Europa prima della fine della Yugoslavia e dell’Urss. Ma, dopo Monti, sono cambiate le mappe e le bussole della politica del Paese. Siamo entrati in un’epoca geopolitica diversa. Nulla resterà come prima.

Ilvo Diamanti, qui.

Le colpe dei padri secondo Diamanti

Un grande Ilvo Diamanti, oggi.

“Questi giovani “sfigati”. Senza pensione. Per molto tempo, per sempre, faranno un lavoro atipico e precario. Sicuramente non “monotono”. E, per pagare il debito pubblico accumulato da decenni, dovranno sopportare grandi sacrifici. Per molto tempo ancora.

Forse, il motivo di tanto accanimento è proprio questo. Perché se il mercato del lavoro è chiuso, il debito pubblico devastante, il sistema pensionistico in fallimento, il futuro dei giovani un buco nero, non è per colpa loro, ma delle generazioni precedenti. Dei loro padri e dei loro nonni. Della generazione di Monti, Fornero e Cancellieri. Della “mia” generazione. Forse è per questo che ce la prendiamo tanto con i giovani.
Per dimenticare e far dimenticare che è colpa nostra.