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Occhieggiare a sinistra

Stamattina mi sono divertito a sfruculiare Ivan Scalfarotto, ospite a Radio Città Futura. Sapete com’è, è possibile inviare SMS con domande che i conduttori riportano all’ospite. E non ho resistito.

Prima domanda: ma invece di inventarvi formule astruse, civil partnership, all’inglese, alla tedesca, non sarebbe meglio parlare di matrimoni e basta (sottinteso per le persone omosessuali). Risposta:fosse per me! E lo so caro Ivan, ma sono curioso di vedere cosa proporrà Renzi, visto che, durante le primarie dello scorso anno, aveva (e avevate) spiegato che per andare da A a B è meglio farsi tutto l’alfabeto piuttosto che una linea retta.

Seconda domanda: cosa pensi della candidatura di Pippo Civati al congresso? Risposta: stimo molto Pippo ma mi sembra che occhieggi ad una sinistra radicale, a MircoMega (!), a Ingroia (!!), al M5S che peraltro di sinistra non ha nulla. Ora sarebbe facile rispondere con la battuta che uno sembra tanto più di sinistra quanto gli altri si spostano a destra (cit.). Oppure ricordando a Scalfarotto che la stragrande maggioranza di quelli che votano M5S votavano PD o voterebbero PD, se solo fosse un partito diverso da quello che è oggi. Però credo ancora abbia un senso capire da che parte si sta. O meglio, capire da che parte si vogliono andare a prendere i voti e per farne cosa. Mi dispiace non aver sentito l’opinione di Ivan sulla vicenda FIAT-Cassazione (ero in macchina, sono entrato in un garage), che lui stesso aveva annunciato come eterodossa. Ma posso immaginarla. È giusto rinunciare a diritti sotto lo schiaffo del ricatto occupazionale. È giusto additare la FIOM come massimalisti (che i contratti li firmano, eccome). È inopportuno, anzi sbagliato partecipare alle manifestazioni della FIOM. Come se lì, tra quelle persone, non ci fossero lavoratori con i propri diritti. Spesso calpestati. Beh, io sono contento che ci sia un candidato alla segreteria del PD come Pippo che in mezzo a quei lavoratori ci va, e lo rivendica.

Occuparsi dei lavoratori, dei diritti, dell’ambiente, delle donne, della cultura sarà tanto “di sinistra” ma è sempre qualcosa di rivoluzionario.

Ecco, bene che le posizioni emergano, in vista del congresso. Perchè dovremo capire, nei prossimi mesi, il PD dove vuole andare, e dove vuole portare il Paese.

Ci vuole un progetto per stare insieme

 Personalmente Adinolfi non mi piace. Come persona, come politico (!). E non mi piacciono nemmeno le cose che dice. Prendete l’appello ai giovani del PD ad unirsi per battere Bersani e la nomenklatura, poi si vede. Ecco, esempi di raggruppamenti contro qualcuno ne abbiamo avuti tanti, negli ultimi anni. E sappiamo com’è andata a finire. Senza un progetto condiviso non si va da nessuna parte. E Renzi, Civati, Serracchiani, Scalfarotto un progetto comune non ce l’hanno. Forse l’hanno avuto per un periodo, poi Renzi è stato folgorato sulla via di Pomigliano D’Arco, prima che sulla via di Arcore, ed è morto tutto.

 

E amen.

 

Troviamo insieme nuove forme di lotta

Ieri un post di Ivan che ci spiegava l’ineluttabilità della manovra, nella sua forma e nei suoi contenuti. Sono in parte d’accordo con lui, nel senso che il PD si è assunto la responsabilità (quella si, politica e non tecnica) di contribuire a scongiurare il default del Paese e quindi il cul de sac di cui ci parlavano ieri PippoPopolino (che coppia!) non offre molti margini di manovra, anche ai parlamentari del PD ad oggi indecisi se accordare o meno la fiducia in un eventuale voto del Parlamento. Ciò non toglie che, a parità di saldi, l’ennesimo aggiustamento dei conti pubblici poteva essere realizzato con elementi di maggiore equità sociale e in questo senso le scelte politiche del Governo Monti sono sicuramente discutibili. Ciò che mi “divide” da Ivan, invece è il suo giudizio sullo sciopero. Ieri di tre ore, venerdì quello di otto ore che riguarderà anche la mia azienda. Ora io non voglio, qui, riaprire la solita discussione sui sindacati, sull’efficacia della loro azione, sulla loro rappresentatività tra le nuove generazioni. Tutto giusto. Molte critiche che sento rivolgere al sindacato sono corrette, anche per me che un pò ci vivo dentro. Ciò che preme dire, però, è che non si rinuncia ad una giornata di lavoro per compiacere il sindacato, ma per tutelare noi stessi. Allora quello che chiedo a voi, ed Ivan, è di capire insieme se ci siano altre forme di lotta diverse dallo sciopero, oggi. Se i lavoratori, oggi, abbiano altri strumenti per far sentire la propria voce. Per farla sentire, però.

Il PD Lazio alle primarie #occupypdlazio

”Le primarie nel Lazio sono una vittoria per tutto il partito, perche’ rappresentano una scelta di democrazia e segnano un ritorno allo spirito originario del Pd: aperto, inclusivo e trasparente”. Lo afferma il vicepresidente del partito democratico, Ivan Scalfarotto. ”Questa – continua – e’ la vera scelta di unita’: restituire ai cittadini l’ultima parola per una responsabilita’ cosi’ importante come quella del segretario regionale in base a un confronto trasparente di programmi e persone”. ”Quella delle primarie era una scelta dovuta – sottolinea Scalfarotto -, ma non scontata e bisogna dare atto a chi ha convintamente portato avanti questa battaglia di trasparenza, primi fra tutti Giovanni Bachelet e Cristiana Alicata, a cui da subito ho accordato tutto il mio appoggio. Le primarie sono forse il patrimonio piu’ importante del nostro partito e sono lo strumento migliore per acquisire credibilita’ e aprirsi a quelle richieste di cambiamento e partecipazione che ormai ci giungono chiarissime da ogni parte. Con questa decisione torna ai cittadini e alle cittadine uno spazio in piu’ di democrazia e al nostro partito – conclude il vicepresidente Pd – un canale fondamentale e prezioso di ascolto e dialogo con il nostro elettorato”.

Cosa aggiungere alle parole di Ivan? Finalmente, nel Lazio, il PD potrà iniziare di nuovo a fare politica. Non era un risultato scontato, davvero. Nelle ultime settimane si è fatto di tutto per aggirare lo statuto, stravolgere il mandato del commissario Vannino Chiti e ridare vita ad un’assemblea delegittimata già nel luglio dello scorso anno. Il problema, ovviamente, non era Gasbarra, che sarebbe un degnissimo segretario regionale. Il problema era il metodo. E, grazie al coraggio di Giovanni e alla capa tosta di Cristiana, è stata vinta una battaglia decisiva per la vita del PD. Adesso inizia la parte bella e difficile: convincere iscritti ed elettori della bontà della proposta di Giovanni bachelet. Ma con una certezza in più: gli iscritti e i militanti del PD contano ancora qualcosa, hanno la forza di indirizzare, dal basso, le scelte del partito. E di questi tempi, non è poco.

Il Nostro Tempo – Gli interventi

Ilda Curti, fantastica, immensa. Luigi de Magistris, una conferma.

Ernesto Ruffini e Sara De Santis, il fisco della Prossima Italia. Un mondo possibile. Del resto, se lo fanno in Brasile…

Filippo Taddei e Pietro Modiano. Dove prendere le risorse che mancano allo Stato. E perchè la patrimoniale è sacrosanta.

Ivan Salfarotto, una persona eccezionale.

Time is on their side

Bella giornata, ieri, ad Acquapendente. Mi piace rigenerarmi stando insieme a persone con le quali condivido la medesima idea del PD, dopo discussioni con compagni di viaggio che, pur legittimamente, mi sembra abbiano una visione del Partito Democratico, e della politica in generale, anacronistica e perdente. Come tutte le cose belle, però, c’è spesso un però. Non so spiegarlo, ma mi rimane sempre un pò di amaro in bocca. Forse è la mia maledetta fretta di vederlo cambiare un pò più in fretta, ‘sto PD. Di vedere risolte un bel pò di contraddizioni. Di vedere rispettate le regole che ci siamo dati. Non sposo l’analisi di Luca Sofri che, in soldoni, ci dice che in questi ultimi anni ci siamo quasi esclusivamente parlati addosso e che ritiene la politica uno strumento inadatto ad realizzare il cambiamento.  Però lascio sempre questi incontri con un senso di irrisolto. Milano, Albinea 1, Torino, Firenze, Roma, Napoli. Sarà che penso davvero che il tempo Ivan, di Pippo, di Marco, di Cristiana, di Nicola, di Ilda, di Francesco, di una intera generazione (facciamo un paio) debba essere questo e solo questo. E che non si può più aspettare. Non si deve più aspettare. Sarà per questo.