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Florence hold’em

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Quello del sindaho non può che essere un bluff, bro’. Le minacce di andare a votare subito non possono che cadere nel vuoto. Alzare la posta con il governo Letta, arrivare al riequilibrio (non chiamatelo rimpasto, mi raccomando) tanto atteso e provare ad incidere sull’agenda politico-economica del Paese. Nel frattempo mettere nero su bianco il jobs-act e tirar fuori uno straccio di testo per la riforma del titolo V e capire cosa si vuol fare del Senato. Che poi, tra l’altro, che riforma elettorale fai se non si sa cosa ne sarà del Senato? Perché Napolitano non scioglierà le Camere tanto facilmente. E poi, tornare a votare con il proporzionale puro e le preferenze costringerebbe anche Renzi ad allearsi con pezzi di centrodestra, così come se decidesse di provare a diventare premier subito, senza passare dalle urne. E dopo la campagna delle primarie, sarebbe la più grande bugia da non perdonare, mai più.

Ricapitolando

Renzi è il segretario del PD. Letta è il Presidente del Consiglio. Alfano è la punta di diamante degli alleati di governo di Letta. Renzi dice che non vuole creare problemi al governo Letta, ma vuole che si faccia qualcosa. E quindi chiede un patto per il 2014. Letta e Alfano vogliono il patto per il 2014. Però si discute sui contenuti del patto. Renzi spinge per civil-partnership, job-act (ricordate, quando si passa all’inglese c’è sempre la fregatura), Bossi-Fini, ius-soli e FIni-Giovanardi. Alfano non ne vuole sapere. Letta media. Letta, Renzi e Alfano dicono che la priorità è il lavoro. Il governo sostenuto da Letta, Renzi e Alfano non fa nulla per il lavoro. Renzi si arrabbia. Epperò dice che si vota almeno nel 2015. Letta dice che si vota almeno nel 2015. Alfano dice dice che si vota almeno nel 2015. Però serve la legge elettorale. Renzi la vuole fare con chi ci sta e propone tre modelli diversi (forse sa che il PD non arriverà mai ad una sintesi, e butta la palla dall’altra parte). Però Alfano dice che bisogna accordarsi prima con la maggioranza di governo. Però non si capisce su quale testo. Però intanto si discute. Epperò intanto si perde altro tempo. Letta ha i sudori freddi. Renzi scalpita. Però si candida a Sindaco di Firenze, contro il logorìo della vita moderna. Che non si sa mai. E però nel frattempo incalza il governo, e la sua maggioranza. E però sa che se tira troppo la corda si spezza. E però continua a fare proposte che  Letta e Alfano non potranno mai accettare. E però non gliene può fregà di meno altrimenti quello fregato è lui. E però si faranno i soliti compromessi al ribasso. Epperò non si può dire che non si sapeva. Epperò ci sta pure chi propone qualcosa di diverso. Epperò indietro non si torna.

Epperò poi arriva Napolitano e mette Renzi, Letta e Alfano d’accordo.

Un ossimoro: larghe intese stabili

O una tautologia: larghe intese instabili. E ci fa ridere per non piangere, il premier Enrico Letta detto ilgiovanevecchio. Quando dice che se il PIL scende più del previsto e il deficit sale più del previsto è colpa dell’instabilità. Come se le larghissime intese non contenessero, in sé, il più deleterio dei germi, ossia l’instabilità politica permanente.

Immedesimazione

Sto iniziando a ragionare come loro. Cioè, come i dirigenti del partito democratico. L’arguzia politica è degna di menzione. Hanno accettato il diktat sull’IMU perché chiederanno qualcosa in cambio. E’ la politica, baby. Hanno accettato di scaricare su tutti noi (con l’aumento delle accise sui carburanti, sull’alcol, su giochi e lotterie, con il taglio alle spese che si sa quasi sempre dove vanno a parare) la cancellazione dell’IMU sulla prima casa anche per chi se la può permettere perché chiederanno qualcosa in cambio. Qualcosa di grosso. Di veramente grosso: chiederanno al PDL di smetterla con gli attacchi alla magistratura, alla Corte Costituzionale e di accettare serenamente la sentenza di condanna di Berlusconi e la sua decadenza da senatore. Mi sembra uno scambio ragionevole, o sbaglio?

Facciamo le cose urgenti e torniamo al voto

Parole sagge, direi.

Pippo Civati e adesso? Non sarà mica che, come da profezia sposettiana, con la condanna di Berlusconi il Pd implode?
“Il Pd non implode ma non è il momento dei giri di parole, occorre una linea più chiara. Questa sentenza è un fatto di straordinaria gravità. Se fossimo stati all’opposizione, ne avremmo dette di tutti i colori”.”Chiarezza sulla durata del governo non si può andare oltre il semestre europeo”

E invece siete al governo con il Pdl.
“Questi compagni di viaggio non riusciamo più a sostenerli. Bisogna rivedere le ambizioni, la durata, le priorità di questo governo”.

Si può tentare di separare la sorte giudiziaria di un uomo, sia pure del leader, dal resto del Pdl?
“Ma come si fa? Scherziamo? Ci dimentichiamo che il Pdl, quando la Cassazione fissò l’udienza, voleva già bloccare i lavori del Parlamento? E ci ricordiamo che l’attuale vicepresidente del consiglio, Angelino Alfano, è autore di leggi ad personam costruite per salvare Berlusconi? Non possiamo archiviare tutto”.

Napolitano invita a non coinvolgere l’attività del governo nel terremoto di queste ore.
“Non è possibile. Il Pd ha speso tutta la sua credibilità sulle larghe intese che ora hanno un equilibrio precario, insostenibile”.

Non le sono sembrate sufficientemente tranchant le parole di Epifani?
“Io non voglio parole tranchant, voglio chiarezza sulla durata e la modalità di questo governo. Bisogna trovare una onorevole via d’uscita”.

Agenda ridotta.
“Mica penso che il governo vada buttato giù domani mattina. Letta non se lo merita. Facciamo la legge elettorale, con o senza Pdl, inquadriamo la legge di stabilità e finiamola lì”.

Vendola dice: il Pd non può avere più un alleato come Berlusconi, condannato per frode fiscale.
“Ci sono battaglie che noi facciamo da sempre. Marrazzo si è dimesso, Penati anche, il Montepaschi ci ha aperto ferite brucianti. Il Pd deve fermarsi e riflettere. Il governo sta lanciando in queste ore una guerra all’evasione fiscale. E’ tutto così scivoloso, come si fa a non capirlo? Come si fa a pensare di andare oltre il semestre europeo e iniziare il cammino delle riforme costituzionali?”.

Berlusconi da ieri è politicamente morto?
“Berlusconi non muore mai… Gli elettori avevano già decretato la sua sconfitta alle elezioni ma noi, i grillini, non siamo stati capaci di costruire qualcosa di alternativo”.

Ripercussioni immediate all’interno del Pd?
“C’è un fronte governista ancora molto ampio. Bisogna capire però se questa cosa regge”.

Secondo lei cosa farà Berlusconi?
“Non lo so. Che si dimetta o no da senatore poco importa, il problema politico rimane tutto. Il problema c’è quando si decide di salvare Alfano dopo lo scandalo kazako. E’ su questo che il Pd deve ragionare…”.

Lei ha definito “giri di parole” le prime dichiarazioni di Epifani. Cosa avrebbe detto al suo posto?
“Avrei detto: “Signori questo episodio compromette la serenità necessaria per fare le riforme. E’ un fatto oggettivo. Ne prendiamo atto. Facciamo le cose urgenti e torniamo al voto””.