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Io non c’entro

«I rifiuti di Napoli hanno un nome e un cognome – grida dal palco Berlusconi – Rosa Russo Jervolino». E’ il sindaco, in sostanza, il primo responsabile dell’emergenza che si è ripresentata. «La prossima settimana – annuncia il premier – andrò con Bertolaso a Napoli a risolvere la situazione».

E di chi poteva essere la colpa di tutto questo, se non di qualcun altro? Nella fattispecie del sindaco di Napoli, reo di non riuscire ad organizzare la raccolta differenziata.

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Come se i problemi della monnezza di Napoli e della Campania tutta si risolvessero con la differenziata.
Intanto le discariche si riempiono.
Intanto i siti militarizzati sono svincolati dal rispetto delle norme ambientali, e chissà cosa sta raggiungendo le falde acquifere.
Intanto l'inceneritore di Acerra funziona per un terzo, e la linea che funzione brucia anche l'umido, e chissà cosa stanno respirando le persone che abitano nei dintorni.
Intanto la camorra continua a fare affari, e a soffiare sul fuoco dell'esasperazione dei cittadini.
Intanto Cosentino è ancora coordinatore del PdL in Campania.
Intanto.

La domanda sorge spontanea

Intercettazioni di Cosentino: negata l’autorizzazione all’utilizzo

La Camera ha negato l'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Cosentino accogliendo così la proposta della Giunta per le autorizzazioni.

p.s. Al momento del voto sono risultati presenti 201 deputati del PD su 206.
       Mi piacerebbe comunque sapere chi sono gli assenti e perchè non erano in aula.

p.s. 2 Uno degli assenti era D'Alema. Troppo facile. Era in missione. Per conto di Dio?

 

Angelo Vassallo: ricchezza è il luogo dove si vive

Un ricordo di Angelo Vassallo, nel giorno del suo funerale.

angelo-vassallo-230Gli scampi davano soddisfazione, ora se ne trovano sempre meno. Il tonno è il più difficile perché lotta fino alla fine, mentre la spigola è la più intelligente e furba. Non la trovi mai nelle reti. Ah, e poi c’è l’alice. Quest’anno c’è stata una buonissima annata di alici, tanto da attirare molti pescherecci, addirittura dalla costiera napoletana. Le alici sono intelligenti, hanno deciso di soggiornare qui da noi, dove il mare è pulito. Sulle nostre spiagge fiorisce anche il giglio di mare, che è molto bello e pregiato.
Noi l’avevamo individuato molti anni fa: avevamo chiesto allo Stato una concessione di 1500 metri, dove abbiamo realizzato una riserva naturale. La cosa divertente – si fa per dire – è che noi paghiamo allo Stato un canone di non poche lire per mantenere questa riserva… l’Italia è un paese di matti.

Stamattina sono per mare dalle cinque. Ho preso due aragoste, le porto a mio figlio che ha un ristorante qui in paese. Noi siamo legati al nostro territorio. Abbiamo coscienza del nostro territorio, i cittadini hanno capito che è la nostra prima ricchezza. Basta guardare il nostro porto: lo abbiamo ristrutturato e messo a posto noi. Eppure, alla fine il proprietario è lo Stato. Noi abbiamo fatto mutui per quarant’anni, investiamo e costruiamo per arricchirlo, ci lavorano tanti nostri giovani; e lo Stato cosa fa? Addirittura nell’assegnazione delle banchine, lo Stato preferisce i privati che si arricchiscono e non ci lasciano neanche un euro, mentre il comune, con i soldi che guadagna dalle concessioni, riesce a manutenere questa struttura e perfino a destinare una parte dei guadagni nei servizi per i nostri cittadini.

Abbiamo costruito un caffè letterario nel paese più piccolo. Abbiamo realizzato un lungomare pedonale a Pioppi, dove altrimenti la gente non sapeva nemmeno dove incontrarsi. Stiamo costruendo un centro nautico che gestiranno dei ragazzi disabili.

Ed entro la prossima estate rifaremo tutto il piazzale a fronte del porto. Per avere la concessione della struttura, che ci costa un sacco di soldi, abbiamo dovuto fare causa allo Stato. Cose da pazzi. Noi siamo una delle poche realtà in Italia ad arricchire lo Stato. Lo Stato invece fa profitti e basta.

Posso dirlo? Questa è un'amministrazione di sinistra, ma noi siamo "leghisti". E speriamo veramente che la Lega sappia risolvere questi problemi: il decentramento, la riforma delle autonomie locali, e riteniamo necessario che gli interessi dei cittadini siano curati dall'ente a loro più vicino, il comune, che riesce ad intercettare i loro bisogni e le loro necessità. L’Italia siamo noi, la somma dei comuni, e il danno della politica a livello nazionale è che non conosce i territori e non sa più ascoltare. Noi non vogliamo niente dallo Stato, ma almeno ci lasci le nostre cose.

Il boomerang

Arrivano i paladini della legalità. Anni dopo il 61-0 Granata si accorge che la mafia condiziona il voto in alcune aree del paese. I Fellini (o Felloni) strepitano su un tema che avrebbe dovuto essere anche del PD, tutta la vita. Ma non possiamo più scagliare la prima pietra. Troppo tardi.
O tempora, o mores.

Convivere con la Mafia?

Vi offro qualche dettaglio in più circa la storia di Mirello Crisafulli, senatore del PD, del quale ho già parlato qui e qui. Il racconto che segue è tratto dal libro “I Complici” di Lirio Abbate e Peter Gomez,e si svolge all’inizio del nuovo millennio. Il PD non c’era ancora ma c’erano i DS e praticamente tutti gli uomini politici che ancora sono protagonisti sulla scena politica  italiana e siciliana.
Al tempo l’idea che con la mafia si possa convivere non è solo appannaggio degli esponenti della Casa della Libertà. Trova numerosi estimatori anche nelle fila dei DS siciliani.
La cosa diventa evidente quando finisce in manette Raffaele Bevilacqua, il boss della provincia di Enna. Anche lui, come molti mafiosi di terza generazione, è un borghese. Di professione fa l’avvocato e nei primi anni novanta, quando era sottocapo della Commissione Provinciale dei Cosa Nostra nonché reggente della famiglia di Barrafranca, viene eletto come consigliere provinciali nelle liste della DC.
Un rapporto simbiotico con Piddu Madonia, tanto che con questi partecipa ad una riunione della Commissione Interprovinciale di Cosa Nostra organizzata ad Enna alla quale partecipano Provenzano, Riina e Santapaola.
Uscito di prigione, diventa il mammasantissima di tutta la sua provincia.
La sorpresa degli investigatori è dunque grande quando, in un video registrato in un albergo, accanto al volto di Bevilacqua appare il faccione simpatico e sorridente di Wladimiro Crisafulli, allora vicepresidente dell’ARS.
Seduti uno di fronte all’altro nell’ufficio del direttore dell’hotel Garden di Pergusa, i due appaiono distesi e sorridenti.
Inizia così, alle 13,45 del 19 dicembre 2001, il primo colloquio tra un capomafia ed un leader istituzionale, interamente registrato da una videocamera. Un documento straordinario che apre una finestra sui rapporti diretti tra mafia e politica in Sicilia, e che, nell’estate del 2003, quando diventa pubblico, crea divisioni e imbarazzo tra i DS, proprio nel periodo in cui il Presidente della Regione Totò Cuffaro finisce indagato per mafia.
Il bubbone esplode ad Enna, la città nella quale, oggi, si vorrebbe candidare Crisafulli alla carica di Sindaco. Qui Crisafulli ha costituito un solido sistema di potere per sua stessa ammissione borderline con il codice penale. “Il mio concetto di legalità” ha detto una volta Crisafulli a Francesco Forgione, allora deputato di Rifondazione Comunista, “è più elastico del tuo”.
Tornando all’incontro, dopo il bacio sulla guancia (se lo avesse raccontato un pentito non ci avrebbe ceduto nessuno!) e i convenevoli di rito, i due cominciano a parlare di politica.
L’avvocato chiede di tenere in giusta considerazione gli amici comuni nel rimpasto programmato della giunta di Piazza Armerina.
Dalla politica si passa agli appalti.
L’avvocato chiede di tenere in considerazione una sua impresa per lavori di diboscamento, e, più in generale, di avere una parte in tutti gli appalti che ci sono in provincia. Quando Bevilacqua si lamenta del fatto che un appalto è stato affidato alla ditta dei fratelli Gulino (uno presidente di Confindustria a Enna, l’altro è stato al vertice di CNA, fedelissimi di Crisafulli), Mirello risponde più volte deciso: “Fatti i cazzi tuoi”.
Infine il sospetto di tangenti.
Non se ne parla esplicitamente, ma i due concordano che una ditta esclusa da un appalto, se vuole il lavoro, “deve battere un colpo, e deve batterlo forte”.
L’incontro si chiude alle 14,05. Le videocamere della squadra mobile, piazzate all’Hotel Garden all’insaputa del direttore per sorprendere una banda di estorsori, hanno registrato un documento a suo modo unico che spinge il direttivo regionale dei DS a censurare il compagno Mirello perché “frequentare boss è inammissibile”, mentre quasi tutte le sezioni di Enna si stringono intorno a lui, chiedendogli di revocare l’autosospensione dalla carica di vicepresidente dell’ARS.
La procura di Caltanissetta indaga Crisafulli per concorso esterno in associazione mafiosa, anche se lo stesso Procuratore Capo Messineo dichiara di non volere forzare la mano con le indagini per evitare scontri istituzionali. Ad altri indagati questi sconti non sarebbero stati fatti.
Alla fine la Procura, il 19 febbraio 2004, chiede e poi ottiene dal GIP l’archiviazione perché quel colloquio non portò ad alcun beneficio per Cosa Nostra. Nella richiesta di archiviazione i PM definiscono inquietanti gli incontri (ce ne sarebbero stati altri successivamente) nonché le telefonate tra Bevilacqua e Crisafulli, stante anche il fatto che un autorevole rappresentante politico non poteva ignorare la nota caratura nel contesto dell’illiceità mafiosa del suo interlocutore. Non ci sono però sufficienti elementi di prova per sostenere che Crisafulli abbia arrecato significativa utilità a Bevilacqua o a Cosa Nostra.
Ce n’è abbastanza per chiudere tutto sul piano penale.
Ma ce ne sarebbe a sufficienza almeno per stroncare la carriera politica di Crisafulli in nome della “questione morale” tanto cara a Enrico Berlinguer, oggi purtroppo caduta in prescrizione. Tanto più nel partito che fu di Pio La torre, morto ammazzato per aver rifiutato anche il minimo contatto con Cosa Nostra.
Crisafulli, invece, viene addirittura promosso.
È un dalemiano di ferro e nel 2006 il partito gli trova un posto sicuro nel collegio Sicilia 2 per la Camera dei Deputati. Quando Di Pietro critica l’incredibile decisione, Luciano Violante (!) gli replica che non esiste alcun motivo di incompatibilità per Crisafulli, che si trova nelle medesime condizioni di Di Pietro “incriminato e poi assolto”. Con la differenza, però che Di Pietro non incontrava boss mafiosi.
Violante, per la cronaca, sedeva nella stessa lista che ospitava Mirello. Numero 1 Rutelli, 2 Violante, 3 Piscitello, 4 Crisafulli.
La storia si ripete nel 2008, con Crisafulli “nominato” senatore grazie alla posizione sicura al numero 5 delle liste del PD.
Qualche considerazione.
Abbiamo aperto il nostro cantiere mettendo tra le priorità il sud, un’altra parte del Paese alla quale non riusciamo più a parlare come un tempo. Il dramma è che al sud abbiamo governato in varie realtà e a lungo, e ciò che risulta evidente è che in molti casi abbiamo finito per sostituire una classe politica autoreferenziale, clientelare e, in alcuni casi, collusa, con un’altra. Con quale credibilità possiamo immaginare, come PD nella sua globalità, di porre la questione Mezzogiorno se poi le persone che dovrebbero consentire al sud di liberare le energie che possiede il suo “capitale sociale” sono le medesime che hanno contribuito affinché questo patrimonio fosse disperso? Urge a mio avviso un azzeramento dei vertici del PD non solo in Sicilia ma anche in Calabria e Campania. Si arrivi a commissariare i vertici regionali del partito inviando una persona o un team di persone scelte evitando logiche correntizie o di fedeltà al capobastone di turno. Persone che si assumano la responsabilità di ricostruire il PD dalle fondamenta e che riconsegnino lo scettro del primato alla politica, intesa come strumento per proporre idee e realizzare nel tempo un progetto condiviso di società. Prima che lo stato di coma del partito diventi irreversibile.

Mirello e il PD

Da qualche tempo avevo già parlato della questione Crisafulli, "compagno" sconosciuto ai più ma che in Sicilia, e a quanto pare anche tra i vertici del PD, continua ad aver peso e potere. 00022915Oggi ne parla Il Fatto Quotidiano. Bene. Spero vivamente che i vertici del PD diano delle risposte. Ma non basta. Crisafulli DEVE essere cacciato dal partito, e con lui tutti quelli che lo difendono, lo hanno difeso o semplicemente hanno pensato di candidarlo al Senato o alla carica di sindaco di Enna. Tutti. Perchè finchè nel PD esisteranno comportamenti di una tale ipocrisia, non avremo alcun titolo di parlare di mafia e antimafia. E continueremo a perdere, giustamente. Mentre il sud e la Sicilia hanno un bisogno disperato di risollevarsi.

Fazzone superstar

La CEI benedice dalle pagine de L'Avvenire la vittoria di Renata Polverini. Non ne avevamo dubbi. Mi piacerebbe solo sapere di quali valori si parla, quando uno degli artefici della vittoria del Centrodestra in provincia di Latina è Claudio Fazzone. Proprio lui, senza ombra di dubbio. Con tutto ciò che ne consegue. Complimenti.