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Anno nuovo, problemi vecchissimi

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Al di là del titolo roboante, il problema esiste ed sempre uguale a sé stesso: come scegliere i vertici delle partecipate.

Si può fare tenendo conto delle competenze, delle professionalità, delle esperienze. Del vantaggio per i cittadini (per molti).

Oppure tenendo conto della fedeltà, delle compensazioni, dell’opportunismo. Del vantaggio politico (per pochissimi).

Piace vincere facile eh?

elezioni

Elezioni amministrative Provincia di Latina 1995:

Martella (CDX) 59,2% – Di Marzo (CSX) 30,8%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 1999:

Martella (CDX) 51,4% – Fiumara (CSX) 38,7%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 2004:

Cusani (CDX) 58,0% – Bartolomeo (CSX) 36,3%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 2009:

Cusani (CDX) 56,3% – Amici (CSX) 24,8%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 2014:

Della Penna (CDX+CSX) 60% – Mitrano (CDX) 40%

Servono commenti?

I mutanti

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Premessa numero uno: personalmente non è che me ne importi più di tanto, di Gerardo Stefanelli in sé e della sua trasmigrazione al PD. I nostri già scarsissimi contatti si animarono per un po’ e poi si interruppero ai tempi della sua candidatura a Sindaco di Minturno, quando scelsi di non sostenere la sua corsa, non adeguandomi alle decisioni prese dal PD locale. Per chi vuole approfondire, potete leggere ciò che scrissi ai tempi. Fatto sta che da più parti mi si attribuì la responsabilità (!) di una sconfitta, pur contando, personalmente, davvero molto poco nello scenario politico minturnese (troppo buoni, i compagni) e tanto bastò per chiudere definitivamente una porta che non si era mai aperta oltre un piccolissimo spiraglio. A suggellare la rottura, fui anche cancellato dalle amicizie Facebook, massima espressione di dissenso ai tempi dei social network. Ecchevoletefà.

Premessa numero due: non ho più alcun ruolo, carica o altro, nel PD della provincia di Latina e nel circolo di Minturno. Mi sono dimesso dall’assemblea provinciale all’indomani delle elezioni europee e non ho rinnovato la tessera là dove sono stato sempre iscritto. Gli impegni familiari, lavorativi e la mano che do a Pippo Civati nel Lazio non mi consentono più di seguire le vicende del PD pontino in maniera diretta e con l’attenzione che invece meritano.

Premessa numero tre: il PD, nella provincia di Latina, non è mai nato. Era, sin dai tempi della sua nascita, ed è tutt’ora il luogo dove due gruppi di potere (potere in senso lato, parola che non necessariamente assume un’accezione negativa) che fanno riferimento a storie politiche diverse, quella ex-democristiana e quella ex-diessina, si scontrano, si rimescolano opportunamente a seconda delle convenienze personali del momento (ammantate da scelte politico-strategiche di livello altissimo, talmente alto da essere incomprensibile per i comuni mortali) senza riuscire ad elaborare uno straccio di politica credibile per il territorio, per i cittadini. I risultati (negativi) della mancanza della Politica si vedono alle elezioni amministrative. Salvo rare eccezioni (penso a Cori) si inanellano sconfitte su sconfitte senza che nessuno senta mai il bisogno di assumersene la responsabilità fino in fondo. Di contro, aumenta a dismisura il potere (con l’inciso di cui sopra) personale degli eletti, che continuano ad utilizzare i circoli e quello che resta del partito come feudi personali, e non come luogo di elaborazione, partecipazione e consultazione.

Tutto ciò premesso, quindi, il “problema” non è Gerardo Stefanelli, ma cosa sta diventando il PD. Il 40,8%, agitato come una clava sotto il naso di chiunque provi a manifestare un minimo dissenso nei confronti del percorso riformatore intrapreso dal premier, rappresenta, in parte, una speranza nella quale una minoranza di italiani (ricordiamo sempre che in termini assoluti valeva di più il 33% di Veltroni) vogliono affidarsi. Speranza di un futuro migliore, fiducia nell’uomo forte (il berlusconismo ha lavorato nei fianchi anche a sinistra) che traghetti il paese fuori dalle secche nelle quali è precipitato da anni. E i risultati, dopo sei mesi, sono tutt’altro che incoraggianti, sotto il profilo economico. Ma quel 40,8% (in aumento, sembra), rappresenta anche la mutazione genetica del PD, che si sta trasformando in qualcosa di diverso rispetto al PD a vocazione maggioritaria immaginato da Veltroni perché diversa rischia di essere la sua composizione e la sua base. E di pari passo cambiano le proposte politiche, del PD. E più cambiano le proposte politiche, che si spostano inesorabilmente al centro, e più il PD diventa polo attrattivo per i centristi. Tralasciando i modi (le annessioni avvengono per acclamazione, senza un dibattito pubblico, senza pensare ad iscritti ed elettori cosa ne pensino, e in barba allo statuto del PD), a me piacerebbe sapere chi entra nel PD cosa pensa del lavoro, del salario minimo, del precariato, del consumo di suolo, del matrimonio egualitario, della laicità dello stato, della scuola, dell’acqua pubblica, del diritto alla salute, della corruzione, del PSE, dell’immigrazione, dell’Europa, della mobilità. Del patrimonio di voti (tanti, sicuramente, e se si introdurranno le preferenze nella legge elettorale saranno sicuramente utili, per qualcuno) sinceramente, me ne fotto. E annettere pezzi che esprimono un set valoriale nel quale molti di noi non si riconoscono, e dare a questi pezzi potere che deriva dall’appartenenza alla filiera del renzismo di provincia, equivale ad accelerare ancor di più la mutazione genetica del PD. E poi, a lungo andare, in un corpo nel quale si prova ad assemblare pezzi incompatibili si arriva alla crisi di rigetto.

Appello ai democratici della provincia di Latina per Marco Guglielmo segretario del PD Lazio

La cronaca politica nazionale rischia di mettere in ultimo piano il voto per la scelta del segretario del PD Lazio, che già ha goduto di scarsa informazione in queste settimane.
Domani anche i cittadini della provincia di Latina potranno contribuire a scegliere il nuovo segretario del partito democratico regionale, con primarie alle quali possono partecipare tutti i cittadini che abbiano compiuto 16 anni e seggi aperti dalle 8:00 alle 20:00.
Anche in provincia di Latina l’area che fa riferimento a Pippo Civati, che sostiene il candidato alla segreteria regionale Marco Guglielmo, resta l’unico interlocutore credibile per chi non si riconosce nelle scelte che il PD ha compiuto in queste ore a livello nazionale e, da tempo, a livello locale.
Contestiamo le modalità con le quali Matteo Renzi diventerà, nelle prossime ore, Presidente del Consiglio. Come al solito si è preferito non ascoltare iscritti e cittadini tutti, evitando quindi di conferire a Renzi stesso quella piena e meritata legittimazione che solo nuove elezioni avrebbero potuto offrirgli. Ci ritroveremo, invece, a dover subire altri quattro anni di larghe intese con Alfano, con Formigoni, e presumibilmente con Berlusconi stesso quando lo stesso Renzi aveva dichiarato, durante la campagna delle primarie, la propria contrarietà alle larghe intese e la necessità di un passaggio elettorale per la sua ascesa al ruolo di premier.
L’unanimismo di cui gode il segretario del PD si riflette anche nelle scelte del PD della provincia di Latina. Tutti insieme appassionatamente a sostegno di Fabio Melilli, a partire da il capolista Enrico Forte e Carla Amici, le personalità più in vista presenti nella lista che sostiene il parlamentare reatino. E poi Moscardelliani, Cuperliani pentiti, Renziani della prima e della seconda ora. Dirigenti che fingono di farsi la guerra, per poi accordarsi sulla spartizione di ruoli all’interno degli organismi dirigenti del partito. Il tutto con il beneplacet del ras del PD pontino senatore Claudio Moscardelli, prossimo vicesegretario regionale. I sostenitori di Lorenza Bonaccorsi, altra candidata renziana, non hanno trovato di meglio che candidare come capolista l’ex capogruppo PDL al Comune di Cisterna. La lista “Il Solito No Grazie”, che sostiene Marco Guglielmo, presenta invece come capolista Filippo Treiani, giovane dirigente di Aprilia, seguito da militanti del PD provenienti da tutti i territori della provincia. A sostegno di Marco Guglielmo chi pensa che, davvero, il PD debba essere altro rispetto a tutto ciò che iscritti, cittadini ed elettori sono stati costretti a subire in questi anni. A sostegno di Marco Guglielmo chi pensa che sia ora di mettere finalmente mano ai problemi della nostra regione: sanità, rifiuti, trasporti, consumo di suolo, con la voce di un PD autorevole che sia da stimolo al Presidente Zingaretti che, da solo, non può garantire il necessario cambio di passo alle politiche di cui i nostri territori hanno bisogno.

Folgorati d’agosto

Una premessa è d’obbligo: le scelte politiche sono sempre legittime. Magari non condivisibili, sicuramente contrarie alle mie, ma legittime. A maggior ragione se a compierle sono amici che fanno politica nel tuo stesso partito. Detto ciò, la quantità di folgorati sulla via di Firenze, nel PD della provincia di Latina, è davvero notevole. Non ho problemi a riconoscere a Claudio Moscardelli il ruolo che merita, ossia quello di punto di riferimento provinciale dell’area Renzi. Un ruolo conquistato sul campo, in virtù del suo impegno in Senato e del seguito di cui gode in provincia. Le sue idee sul governo, sul PD, su temi economici sono molto distanti dalle mie e, in generale, da quelle di chi ha invece deciso di sostenere la candidatura di Pippo Civati alla segreteria del PD. Ma, appunto, vorrei confrontarmi sulle idee, sulla forma partito, sul ruolo dei circoli, sul finanziamento pubblico ai partito, sui doppi incarichi, sul rispetto delle regole. E poi sui diritti, sulle tasse, sul precariato, sulle infrastrutture, sui beni comuni, sul consumo di suolo, sulla formazione, sul ruolo delle donne. Insomma, su quale modello di PD e di società abbiamo in mente adesso e per i prossimi vent’anni. E su quale sia la personalità politica più adatta a rivestire il ruolo di segretario del Partito Democratico. Certo, a scorrere i proclami dei “sessanta e più” amministratori pontini che hanno sposato senza se e senza ma la (probabilissima) candidatura di Renzi semplicemente sul nome del Sindaco di Firenze, qualche dubbio mi viene. Nel senso che buona parte del PD della provincia di Latina non è che abbia dato una gran prova di sè in termini di costruzione di “una forza dinamica, aperta, inclusiva, plurale e contendibile”, in questi anni. Anzi. Vedo piuttosto la principale corrente del PD pontino (forte più che mai in un momento di estrema debolezza del partito provinciale) spostarsi in blocco verso uno dei candidati. Tutto legittimo, ripeto, ma ho come il timore che qualcuno pensi ad un congresso preconfezionato, senza dibattito, con posizioni già definite “a prescindere”. Proprio ciò che non serve al PD. E proprio ciò che proveremo ad evitare, con tutte le nostre forze.

Neorenziani pontini

Gli schieramenti, in vista del congresso del PD (sempre che le congiunzioni astrali-politico-giudiziarie permettano di celebrarlo a breve…), si vanno delineando anche in provincia di Latina. La compagine a supporto del sindaco Firenze si va delineando, e agli amici protorenziani si aggiungono i neorenziani. In bocca al lupo a tutti.

Personalmente farò di tutto affinché, nel congresso, si parli di proposte per il PD e per il Paese, di politica, piuttosto che di nomi e di strategie.  E cercherò di convincere iscritti ed elettori a scegliere la persona più adatta a rivestire il ruolo di segretario del PD, che a mio avviso è Pippo Civati.

Il PD della provincia di Latina riparte

E così la situazione di stallo nella quale era precipitato il PD della provincia di Latina si è conclusa lunedì con la ratifica, da parte dell’assemblea provinciale, del coordinamento che traghetterà il PD pontino verso il congresso. Si è discusso per settimane se fosse più opportuno scegliere un segretario pro-tempore, o un segretario vero e proprio, se commissariare la federazione, se istituire un coordinamento stretto o un coordinamento allargato.

Quest’ultima soluzione è sembrata la più confacente allo status quo del PD provinciale, e quindi coordinamento allargato sia.

Una premessa alla premessa, per sgomberare il campo dagli equivoci: non si è giunti alla situazione attuale per un semplice problema di incompatibilità. Il fallimento politico della passata segreteria è sotto gli occhi di tutti. E anche chi di quella segreteria non faceva parte o l’ha (politicamente) combattuta si porta con sè un pezzo di responsabilità. Se non si parte da qui non si va da nessuna parte. E allora possiamo semplicemente aspettare il tempo che passerà da oggi al congresso, in un organismo inutile. Oppure possiamo provare, insieme, a riempirlo di contenuti, questo tempo.

Cose da fare non mancano.

C’è da risolvere i conflitti sorti in vari circoli prima e dopo le elezioni amministrative. Presenti e passate. Penso a Sabaudia, Aprilia, Sonnino. Penso a Gaeta. La prima cosa che chiederò sarà di ascoltare per provare a ricomporre fratture che, ad oggi, sembrano insanabili.

C’è da definire il percorso che ci condurrà al congresso, un percorso che deve garantire la massima partecipazione di iscritti, elettori, cittadini.

C’è da utilizzare l’albo degli elettori, quello delle primarie di fine 2012.

C’è da gestire il tesseramento secondo principi di trasparenza, senza cordate e capibastone.

C’è da chiudere i circoli morti, e da valorizzare quelli vivi.

C’è da assicurare che gli eletti del PD contribiscano economicamente alla vita del PD, come sancito dallo Statuto.

C’è da voltare pagina nelle nomine delle aziende partecipate.

C’è da coordinare l’azione degli amministratori, dei consiglieri regionali, provinciali e comunali. E il governo nazionale con il PDL non aiuta, in questa fase politica.

Insomma, ce n’è abbastanza per non restare con le mani in mano, in questi mesi. E lasciare un lavoro già avviato al prossimo segretario, da scegliere con un congresso aperto a tutti nel quale, finalmente, si confrontino idee e proposte politiche e non più correnti monolitiche o nomi di facciata.

Personalmente mi metto a disposizione del PD provinciale, con umiltà e spirito costruttivo. E per qualsiasi cosa scrivetemi: viglianti.raffaele@gmail.com.