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Braccino corto

Non mi spaventa l’ennesimo accordo Lega-PDL. Forze politiche che non hanno più nulla da dire e che cercano di sopravvivere nonostante anni di malgoverno, di ruberie, di inganni perpetrati ai danni degli elettori. Non mi spaventa la lista Monti, anzi le tre liste in appoggio al professore. Che mette assieme Fini e Sant’Egidio, nella più grande contraddizione socio-culturale che si sia vista negli ultimi trent’anni, e Casini e Montezemolo,  classici esempi del moderatismo che ha sempre proclamato di voler fare gli interessi del Paese ma che alla fine ha chiesto sacrifici sempre ai più deboli. Non mi spaventa Grillo, che dimostra giorno dopo giorno il suo essere un nuovo egoarca del web, talmente dedito al culto della propria personalità da rischiare di far passare in secondo piano tutto quello che c’è di buono nel movimento. Non mi spaventa Ingroia, che stimo come magistrato ma che poteva scegliersi compagni di strada migliori di Diliberto, Ferrero e Di Pietro, tre superbolliti della politica italiana. Mi spaventa un pò il PD, però. Mi spaventa Bersani che continua a dire ai quattro venti che intende collaborare, in futuro, con chi oggi lo addita come suo nemico principale. Mi spaventano le liste in corso di definizione, perchè poche persone catapultate nei posti sbagliati rischiano di vanificare buona parte del’effetto positivo delle scelte coraggiose di Bersani. Ma pensare a vincere al meglio no?

Te la do io la Terza Repubblica

Ieri mattina ascoltavo alla radio Marina Sereni, vicepresidente del PD. Tra i vari argomenti toccati nell’intervista la kermesse romana di Luca Cordero di Montezemolo &Co, Verso la Terza Repubblica. Sereni, che non parla a nome proprio e certamente esprime la linea del segretario Bersani, diceva di guardare con interesse al movimento terzista, e auspicava per la  prossima legislatura un patto costituente con i moderati, per poi tornare ciascuno sulla propria strada dalla legislatura successiva. A parte il fatto che il povero Pierferdi s’è fatto scavalcare al centro, e adesso è costretto a rincorrere se vuole sopravvivere. Vabbé, cavoli suoi. Io penso che quest’idea che domina nella testa di Bersani, ossia volere a tutti i costi collaborare con i moderati, vada in direzione diametralmente opposta a quella della fondazione della Terza Repubblica.

Tralasciando la credibilità delle persone – Montezemolo che sta in campo a vario titolo dagli anni ’70 e che ha contribuito a determinare la crisi nella quale versa il Paese (e nel ’94 Berlusconi appariva più nuovo rispetto a quanto lui non sia oggi),  Bonanni che a mio avviso ha una credibilità pari a sottozero anche come amministratore di condominio – i terzisti potrebbero rappresentare finalmente, seppur in stato embrionale, quella destra democratica, moderna ed europea della quale tante volte abbiamo invocato la necessità. Magari con l’implosione del PDL si imbarca qualche transfuga, molti di quelli che sono nati, cresciuti e vegetati con Berlusconi torneranno nel nulla da cui sono arrivati e il parto avverrà.  E poi i terzisti sono anche bismontiani per definizione, e la cosa non è che si possa conciliare molto con tutto l’ambaradan delle primarie, siam mica qui a mungere le zanzare. Taglio gli argomenti con l’accetta, mi rendo conto, però quello che voglio dire è che è inutile lamentarsi della morte del bipolarismo se poi non si fa nulla per favorirne l’esistenza i vita. Il PD è, o meglio dovrebbe essere, altro rispetto a tutto ciò che si muove nel campo dei cosiddetti moderati, siano essi Casini, L’UDC, Montezemolo, Bonanni, la Confindustria e compagnia cantando. E dalla situazione nella quale versa il nostro Paese si esce con un’idea chiara del futuro e non cadendo in pastoie che alla fine rendono tutti indistinguibili.

Bersani, così si perdono altri cinque anni, altro che Terza Repubblica.

Immagini (apocalittiche) da fine ventennio

Se quanto stabilito oggi dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato in tema di legge elettorale sarà effettivamente promulgato nelle settimane prossime, potremmo finalmente dire di essere arrivati al punto più basso di questi venti anni di merda. Un emendamento proposto da Francesco Rutelli, ex tutto che se solo avesse avuto un minimo di dignità in Senato nemmeno avrebbe dovuto esserci, visto che sta lì con i voti miei e di tutti quelli che hanno votato PD e poi se n’è andato per fondare un partito tutto suo. Un partito che con un consenso da prefisso telefonico decide, insieme a quelli che già hanno votato il porcellum (PDL, Lega, UDC), di impedire ai cittadini di scegliere da chi vogliono essere governati. Di PDL e Lega nemmeno parlo. L’UDC non fa altro che il suo mestiere, galleggiare e provare ad essere l’ago della bilancia con l’unico intento di perpetuare loro stessi e il loro piccolo-grande potere, spesso collusi con la criminalità, e ‘vafanculo il bene Paese, del quale Casini si riempie spesso la bocca. E peccato per chi sta perdendo tempo appresso a ‘ste merde da mesi, quando tutto era ed è chiaro. Io penso che invece di blaterare un’intera classe dirigente del PD che persegue l’alleanza con i moderati dovrebbe autofotonizzarsi all’istante. Altro che rottamazione, qui Renzi non c’entra una mazza. Dovrebbero solo dire: abbiamo preso l’ennesima cantonata, è l’ultima, adesso facciamo cadere il governo, si va al voto con la legge che c’è, i parlamentari li facciamo scegliere ai cittadini con le primarie e noi non ci presenteremo. Ciao a tutti.

Bersani non fare Casini

Paolo analizza il voto in Sicilia. Numeri, mica fondi di caffè, per dire. E ne viene fuori un quadro non troppo roseo, per il PD. Dal quale trarre qualche indicazione per il futuro.

Tanto per sapere, eh!

Dalla Carta d’Intenti di Italia Bene Comune:

L’ha sottoscritta pure Vendola, o sbaglio? Quando leggo “collaborazione con le forze del centro liberale” io traduco UDC.

Vendola ieri sera da Fazio, al minuto 3 e 20 circa (anche un pò prima):

http://www.youtube.com/watch?v=GP5l05Ou8FA

Pierferdi, sempre ieri:

Ora io vorrei sapere chi prende per il culo chi. Perchè Vendola e Casini, mi sembra, hanno le idee chiare.

Tirar su il morale alle truppe (e perdere la guerra)

Questo è un pezzo tratto dall’intervista a Bersani pubblicata oggi su L’Unità. E la frase che mi ha colpito è questa. Ora io non voglio attaccarmi ai verbi, però quel può, tempo fa, sarebbe stato un deve. O meglio, ci dicevano che sarebbe dovuto essere, obbligatoriamente, un deve. Tra i tanti difetti del bipolarismo in salsa italica, almeno un lato positivo si poteva trovare: ad urne chiuse nel 1994, 1996, 2001, 2006, 2008 si sapeva chi avrebbe governato.

Vincitori e sconfitti. Maggioranza e opposizione. Al netto dei ribaltoni, dei Villari, dei Turigliatto, degli Scilipoti, dei Grillo Luigi. Nel 2013 (o 2012, fate voi), no. Quel può certifica le intenzioni, ormai palesi, del gruppo dirigente del PD. Un’alleanza dei Democratici e dei Progressisti (PD, SEL, quelli dell’IdV che si sono rotti di Di Pietro, i Sindaci) prima delle urne che sfida i Moderati (UDC, Montezemolo) e il Centrodestra classico o quel che ne rimane, con o senza la Lega. Poi, ad urne chiuse, si dà il via all’alleanza con l’UDC con i Moderati. Il tutto condito con una sana dose di chimica politica applicata alla legge elettorale che, ancora una volta, viene concepita per salvare il proprio culo e non per offrire una prospettiva di governabilità al Paese.

Ora, tralasciamo lo spettacolo indecoroso delle dichiarazioni dei giorni passati di Bersani, Vendola, Casini. Tra balzi in avanti, smentite, vorrei ma non posso, posso ma non voglio. Veniamo ad oggi. Ecco, io trovo questa road map un inganno. Un passo indietro indecente rispetto alle esigenze del Paese. Una mancanza di responsabilità. Una mancanza di coraggio. Una mancanza di progettualità per il futuro dell’Italia, soprattutto. E non venitemi a parlare della Carta d’Intenti, per cortesia. Quella è roba per noi, forse. E se dico noi dico gli iscritti, i militanti, gli ortodossi (e nemmeno tutti, peraltro).

Io vorrei fare una domanda a chi, oggi, tra di noi, si inalbera e inveisce gridando al tradimento contro chiunque cerca di far capire quali siano le contraddizioni drammatiche entro le quali si muove il PD in questa fase politica e che rischiano di disorientare ancora di più cittadini ed elettori.  E attacca a testa bassa chi cerca di indicare un percorso diverso, più lineare, se vogliamo, ma più difficile perchè presuppone un’assunzione di responsabilità che deriva dalla forza delle proprie idee e del proprio progetto per l’Italia.

Ma secondo voi, con questa roba qua, li recuperiamo gli elettori che ci hanno abbandonato negli anni? Quelli che non vogliono più andare a votare, quelli che votavano per noi e ora votano Grillo? Quelli schifati dalla politica. I precari della scuola e dell’università, i ragazzi di quarant’anni che non riescono a programmare il loro futuro. Insomma, una parte consistente di quelli che stanno fuori dal PD e che rappresentano, o dovrebbero rappresentare, il futuro del Paese?

Gimme Hope

E niente, poi auguriamoci che non si chiami davvero Polo della Speranza. Primo perchè Polo mi fa pensare a Polo delle Libertà. E mi viene in mente Bossi giovane che nelle interviste pronunciava la parola Polo in un modo così sguaiato: paaaaaaaaaoaoaooaalo. E poi il Polo mi ha sempre fatto venire in mente il freddo, i brividi. Ecco, i brividi.

Poi, signori miei, amici democratici e progressisti e liberali e moderati e di Centro, la Speranza mi sa di chi si appella al Signore, se ci crede, o a un’entità astratta, tipo Quelo, e si augura che gli vada di lusso. Perchè l’impresa è di quelle disperate. Ecco. Qui la speranza non c’entra. C’entrano le proposte. Chiare, coerenti, riconoscibili. Fatte, magari, da persone credibili. E siccome la Carta d’Intenti è ontologicamente poco concreta, altrimenti si sarebbe chiamata Carta delle Proposte, o Carta dei Fatti, allora tocca proprio farli, ‘sti referendum. Così magari Buttiglione tace per sempre, oppure davvero l’acqua diventa bene comune, oppure si riforma il walfare e il mondo del lavoro sul serio.

Cose semplici e banali

Noi che stiamo qui a menarcela su matrimoni si matrimoni no, diritti dei singoli, diritti delle coppie, Costituzione, Hollande, Obama, Rosy Bindi, Scalfarotto, Concia. Democrazia, preclusione, votosivotono. È tutto dannatamente semplice. Si deve fare un accordo con l’UDC? E allora niente matrimoni tra persone dello stesso sesso. Lapalissiano. Punto. Bisogna solo vedere cos’altro proveranno a farci digerire, da qui al 2013.

E chiamalo, ‘sto 118!

Beh, quello che sta succedendo, in queste ore, è chiaro. Lapalissiano. Bersani, o chi per lui, ha preso per il culo un bel pò di persone: “Abbiamo detto che faremo le primarie, non che si aprono le primarie perché altrimenti saremmo da ricovero, chiamerebbero il 118”. La necessità di stringere accordi con l’UDC fa si che le primarie saltano. La tireranno per le lunghe e a ottobre diranno che non c’è tempo. Che le regole sono quelle vecchie e amen. Il centro-centro sinistra che ha in mente Bersani sarà salvo, Vendola alla fine si è mostrato molto meno coraggioso del previsto, il cambiamento, quello vero, fa spavento pure a lui. Non abbiamo bisogno di nuovi pifferai magici, Bertinotti c’è bastato e avanzato. Resta un unico dubbio: l’ipotetico governo Bersani, cosa farà? Ecco, il dubbio ce lo toglie Enrico Letta: forte continuità con il Governo Monti, di programmi e di uomini. Dimenticate la patrimoniale, dimenticate una riforma seria del mercato del lavoro, dimenticate una legge civile sul fine vita, dimenticate la revisione della legge sulla fecondazione assistita, dimenticate il riconoscimento delle coppie di fatto, dimenticate il matrimonio gay. Dimenticate una riforma seria della giustizia, dimenticate il rispetto dei referendum sull’acqua, dimenticate la green economy. Dimenticate la lotta seria alla corruzione, agli sprechi. Con Casini tutta ‘sta roba non si farà mai. Se lo dicono vi stanno prendendo per il culo di nuovo.  Resta solo da capire se, anche questa volta, gli elettori del PD seguiranno le volontà del partito. In molte realtà territoriali gli accordi con l’UDC non hanno tenuto, e il PD ha preso molti meno voti del previsto. Bersani, qua non c’è nulla di scontato, capito? Nulla. Mi sa che stavolta i conti ve li siete fatti davvero male.