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Incompreso

Così Gad Lerner, ieri, commentava l’ennesima prova di forza dell’AD FIAT:

[…] “I diciannove lavoratori di Pomigliano posti ieri in mobilità rappresentano un costo annuo insignificante per la multinazionale dell’ auto: meno di quel che guadagna Marchionne in una settimana. Ma vengono sacrificati come ostaggi in una guerra che Fiat ha dichiarato non solo contro il sindacato metalmeccanico col maggior numero di iscritti, ma anche contro la magistratura italiana, cioè lo stato di diritto, e quindi contro le regole condivise della nostra collettività.” […]

[…] “Dalla rappresaglia contro gli iscritti alla Fiom ora la Fiat passa alla rappresaglia contro i lavoratori in genere. Diffonde la paura negli stabilimenti, trasmettendo l’ idea che “per colpa” dei pochi che hanno osato difendere i propri diritti facendo ricorso e ottenendo giustizia, a pagare potrà essere chiunque.” […]

Difficile non essere d’accordo. Però c’è chi pensa che l’atteggiamento di Marchionne sia semplicemente il frutto della volontà di modernizzare le relazioni indistriali del nostro Paese, nel quale l’AD FIAT è un incompreso, uno troppo avanti.

«Marchionne non vìola la legge quando cerca di praticare il modello di relazioni industriali “all’americana” che l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori consente. È la cultura dominante che lo respinge».

Troppo avanti, anche Pietro Ichino. Troppo cool. Si arriva a dire, come ormai si sostiene da tempo, che i diritti possono essere monetizzati. E così la dignità del lavoratore:

«Secondo la legge italiana, l’ad di Fiat ha il diritto di non riconoscere le rappresentanze del sindacato che non ha firmato alcun contratto collettivo applicato in azienda. Ma non ha il diritto, come potrebbe fare in America, di discriminare i suoi iscritti. Ciononostante, a mio avviso, il provvedimento adottato dal giudice in questo caso è inappropriato». «Di fronte a un caso come questo, in qualsiasi altro paese il giudice avrebbe adottato la sanzione più appropriata, che è quella del risarcimento del danno.

Forse l’onestà intellettuale di ammettere che FIAT un piano indistriale non ce l’ha mai avuto, ultimamente, non guasterebbe.

E comunque, se questo è il futuro della sinistra riformista e del PD…

 

Tempi moderni

Nei giorni scorsi Pietro Ichino ha inviato una lettera al Corriere della Sera: argomento Pomigliano e gli errori della sinistra. Va bene tutto. Lo dico meglio, si può discutere di tutto. Della mancanza di lavoro. Della camorra fuori la porta. Di De Magistris che decide di n0n visitare lo stabilimento. Della FIOM fuori dalla fabbrica. Della necessità di rivedere le leggi. Dell’automazione industriale che ha sicuramente migliorato le condizioni di lavoro degli operai. Però, per cortesia, Ichino non ci faccia passare una fabbrica, moderna quanto si vuole, per il salotto di casa.

Ne usciremo vivi, forse

Io sto provando a capire quale sia la proposta del PD sulla riforma del mercato del lavoro. Le quattro proposte in campo (Ichino 1 e Ichino 2, Madia e Nerozzi che riprende il testo Boeri-Garibaldi)  sono riassunte qui. E fino ad ora ci siamo. Si avanzano delle proposte, si discute, si sceglie.

Forse.

Oggi leggo una intervista a Franco Marini dalla quale sembrerebbe che la proposta Boeri-Garibaldi sarà quella avanzata dal PD. Siamo sicuri? Ne hanno discusso solo su Facebook e sui giornali o anche nelle sedi opportune? A me non risulta.

Ma leggo anche un articolo su  La Repubblica dal quale emerge che il Governo sarebbe orientato a seguire la strada della proposta Ichino (quale delle due?). Mi direte, il Governo è una cosa, il PD un’altra. Il Governo propone, i partiti emendano, se possono.  

Ma non sarebbe il caso di fare un pò di chiarezza, per evitare discussioni infinite e bagni di sangue? No?

Trovare una sintesi

Ieri ho postato su FB un piccolissimo appello a Pietro Ichino e a Susanna Camusso ad incontrarsi e trovare una soluzione ai problemi del mercato del lavoro. Ne è scaturito un discreto quanto animato dibattito. Premesso che sono stra-contento della presa di posizione di Bersani sull’art. 18. Premesso che non sono un fan del professor Ichino anche se non demonizzo le sue proposte. Premesso che sono iscritto alla CGIL  quindi riconosco pregi e difetti del mio sindacato. Penso che il dibattito sull’articolo 18 sia strumentale, non credo che i problemi del mercato del lavoro italiano siano imputabili all’articolo 18 e che quindi licenziare con più o meno facilità possa risolvere la questione lavoro nel nostro Paese, soprattutto per le nuove generazioni. Ci sono varie proposte in campo, se ne discuta serenamente. Ma il sindacato deve fare uno sforzo decisivo per riuscire a dare una rappresentanza, e non esclusivamente una tessera, a tutti quei lavoratori che, oggi, tutele non ne hanno e quindi diffidano di un sindacato che sembra rivolto soprattutto a tutelare (e meno male!) chi è già inserito nel mondo del lavoro con contratti a tempo indeterminato. Per quanto detto Pietro Ichino e Susanna Camusso rappresentano, idelamente, le due posizioni estreme che dovranno necessariamente trovare una sintesi se davvero PD e CGIL hanno a cuore le sorti del Paese e delle giovani generazioni.