Archivi tag: Roberto Formigoni

Congelatore o graticola?

Ieri ero a Milano, all’Assemblea Nazionale. Con tanti compagni di viaggio, ed è stato bello ritrovarci lì. È stato bello anche incontrare quelli che mi sono (ci siamo) perso per strada. Percorsi politici differenti ma la stima personale resta immutata.

Era la giornata del segretario, e Renzi si è preso il palcoscenico. Giusto così. Tante speranze, tante aspettative. Un discorso di un’ora e venti molto evocativo, poco concreto. Moltissime cose da fare, alcune bellissime. Ma come farle non è che sia stato proprio chiarito. Lasciate fare a me è un metodo di lavoro che ho già sentito da qualche parte, e non è che sia andata proprio bene.

Vedremo.

Completamente assente, nelle parole di Renzi, la forma-partito. E non è un caso che in Direzione Nazionale non sia stato chiamato Fabrizio Barca.

Forse le uniche cose concrete di cui ho sentito parlare sono state la trasformazione del Senato in camera delle Regioni e la richiesta di mettere al centro dell’attenzione, quale punto qualificante dell’accordo con il NCD per il prossimo anno-anno e mezzo (si passa dalle larghe intese al governo di coalizione, sigh!), il tema delle civil partnership (sappiate che quando si utilizzano termini anglosassoni vi vogliono fregare). Due cosucce da niente che porterebbero dritti dritti al voto (ve li immaginate Giovanardi, Formigoni, Cicchitto che dicono si al riconoscimento di un diritto che sia uno?),  con buona pace dell’asse con Enrico Letta (si vis pacem para bellum diceva qualcuno), che sarà messo sulla graticola a fuoco alto,

Del resto, se lo può permettere, Renzi, di restare un anno a guardare un governo del  non-fare, messo in congelatore mentre qualcuno, e potete giurarci, medita vendette?

Rivoluzionari, pensateci

“…per evitare che il Pd si allei verso destra, con questo o con quello, come per altro mi auguro da sempre che non accada, è necessario votarlo. Una maggioranza chiara garantirebbe un dibattito parlamentare più aperto e costruttivo, anche con chi non si riconosce nella proposta politica di Bersani e della sua alleanza, senza dover ricorrere a mediazioni e compromessi, con il rischio di accordicchi non proprio edificanti. Mi rendo conto che si tratti di considerazioni banali, ma la banalità del voto è purtroppo una delle caratteristiche delle elezioni da sempre. E qui si decide per pochi voti, come già in altre occasioni. Ogni voto conta, come conterà ogni singolo seggio parlamentare, soprattutto al Senato. Pensateci.”

A proposito di saggezza

Che non è esclusiva degli anziani. Anzi.

 E poi continua qui:

Il ricambio è questione profonda e va costruito, con pazienza e persistenza, proprio quella che dimostrano altri, nel voler rimanere a tutti i costi, come accade in queste ore in Lombardia a chi minaccia di candidarsi per il quinto mandato consecutivo.

E lo scollamento tra politica e cittadini si supera soltanto con lo scollamento di qualcuno dalla propria posizione di potere. Perché libertà e competenza, nella stesso posto, oltretutto, hanno un tempo. E, come ha ricordato ieri Veltroni, si può fare politica anche senza stare in Parlamento. E in questi anni, mi permetto di aggiungere, è successo che facessero politica moltissimi che in Parlamento non ci stavano, e che addirittura non facevano parte del sistema politico strettamente inteso.

Guardando Walter, ieri sera, ho pensato che quella è la misura giusta. Comprenderlo, sul piano politico, è fondamentale, per fare le cose serie.

Ora, pare che i derogabili si ritirino, un po’ per volta, come personalmente ho sempre chiesto, e non in tv o sui giornali, ma in direzione e in assemblea nazionale. Insistendo sul fatto che il limite dei mandati, ora più che mai, non era un fatto burocratico, ma una questione politica.

La domanda successiva, che darebbe senso al «tutti a casa» che risuona da più parti, è però: al posto loro, chi ci mettiamo? Con quali modalità si costruisce questo ricambio? Con quali metodi di selezione e quale cultura politica?

Questa è la domanda a cui mi piacerebbe rispondessimo tutti quanti, perché è ancora più importante della prima.