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Samu e il voto dilettevole

Beh, stamattina il post di Samuele ve lo ripropongo tutto, così com’è. E mi sento di abbracciare Samuele, a distanza. E di ringraziarlo per le sue parole.

Lo so, io non sono mai stato un cittadino comune nel mio rapporto con la politica. Mi ha sempre affascinato, mi è sempre piaciuta, mentre per la gran parte dei cittadini è un male necessario.

Però mi ricordo ancora quanto era bello avere diciotto anni e tre mesi e poter fare la croce sul quel simbolo, disegnato da Guttuso, che pochi mesi dopo sarebbe scomparso dalle schede. Che uno ci faceva la croce sopra e diceva: ah, bene!

Ah, bene! Pensai facendo la croce su l’Ulivo nel ’96, perché si sapeva che quella volta toccava a noi, toccava alla sinistra di andare al governo. Finalmente.

Ah, bene! Pensai, e forse mi scappò detto anche a voce alta nel 2006, perché 5 anni di Berlusconi erano stati davvero troppo per il nostro Paese, e si sperava di vincere, nonostante la battuta sull’ICI a tempo scaduto nel dibattito, nonostante l’ennesima promessa da marinaio di B. E poi vincemmo, ma di poco, l’urlo di vittoria ci si strozzò in gola.

Perché quando si da un voto, un voto importante come per le elezioni politiche, tutti vorremmo poter dire: Ah, bene! Col mio voto cambierò l’Italia, la renderò un paese migliore.

E stavolta per me vale anche di più, perché sono anche candidato, e lo sento come un onore, e sento anche il dovere di spiegare alla gente perché votare per il Partito Democratico, mettere idee per convincere la gente, far capire che se governiamo noi sappiamo come fare, sappiamo dove mettere le mani.

Per questo, il dibattito di questi giorni sul voto utile mi rimane sullo stomaco. Ma davvero abbiamo bisogno di agitare lo spettro di Berlusconi per convincere la gente a votare per il Partito Democratico? Davvero dobbiamo chiedere a Ingroia di non presentarsi al Senato in qualche Regione?

Per favore, smettiamola subito. Cominciamo a parlare di programmi, di proposte, di cosa faremo quando saremo al governo. Senza parlare di alleanze, senza parlare di Berlusconi.

Non chiediamo agli italiani di turarsi il naso e di votare per noi. Chiediamo agli italiani di leggere il nostro programma, il curriculum dei nostri candidati e di darci un voto per questo. Dimostriamo che siamo seri ed affidabili, e chiediamo il voto per questo.

Facciamo in modo che, dopo un anno di sospensione dalla politica torni la voglia di politica, che la gente possa entrare in cabina, fare una bella croce sul simbolo del Partito Democratico, e gli scappi detto, a mezza bocca: Ah, bene! E che la gente torni a casa soddisfatta (e magari anche orgogliosa) di averci votato.

Perché il voto al Partito Democratico non sia solo utile, ma anche e soprattutto dilettevole. Ah, bene!

Il cappello sui referendum

E non solo, nelle parole sante di Samuele Agostini, qui.

Ora è ufficiale. Unmilioneduecentodiecimilaquattrocentosessantasei firme sono state depositate in cassazione per il referendum abrogativo della legge elettorale.
Un bel successo, bravi a tutti quelli che ci hanno creduto, che hanno lavorato per questo risultato. Tra questi ci siamo noi di Prossima Italia. Tra questi non c’è il PD. Per fortuna c’è un po’ di PD: il PD che siamo riusciti a smuovere noi di Prossima Italia, alcune unioni territoriali e unioni regionali che, senza aspettare il via da Roma si sono schierati per il referendum, molti dirigenti del PD, molti amministratori del PD, incluso il presidente della mia Regione, molti sindaci, parlamentari, dirigenti locali.
Ora io non posso non chiedermi perché il Partito Democratico non faceva parte del comitato promotore o almeno, perché non ha ufficialmente aderito alla raccolta di firme per il referendum. I dirigenti, quelli bravi, quelli veri, la spiegano in due modi: a) un Partito non promuove i referendum, ma cambia le leggi in Parlamento; b) ospitiamo la raccolta delle firme, ma non vogliamo metterci il cappello.
Non saprei quale di queste due risposte mi fa arrabbiare di più.
A) Certo, un partito cambia le leggi in Parlamento, soprattutto quando fa parte della maggioranza parlamentare, o se no, quando in Parlamento ci sono persone che ragionano, rappresentano il Paese, votano secondo coscienza, e rendono possibili maggioranze trasversali su singoli temi. In questo schifoso parlamento di nominati (per oltre il 50% nominati da Berlusconi e Bossi, per inciso), che vota, ad esempio, che Ruby è davvero la nipote di Moubarak, è possibile secondo voi fare una singola legge decente su qualsiasi tema? A maggior ragione, come è possibile fare una legge che riguarda loro stessi, il modo di assegnazione delle onorevoli poltrone occupate dalle loro onorevoli terga?
B) Certo, ospitiamo, ma non mettiamo il cappello. Non vorrà mica, il più grande partito di opposizione, il primo partito del Paese, guidare un moto popolare di rivolta contro il Governo e la maggioranza parlamentare? Non vorrà mica, il più grande partito d’opposizione guidare l’opposizione davvero?
No, non ci siamo. Non ci siamo per niente. Il più grande Partito del Paese dovrebbe guidare questi processi, e se non è abbastanza bravo da anticiparli, da guidarli, almeno dovrebbe accorgersi di quel che succede in giro, e buttarsi a corpo morto, con tutti i suoi dirigenti e i suoi funzionari, a soffiare sul vento del cambiamento. Quel cambiamento che il PD non ha saputo creare, ma almeno potrebbe dimostrare di saper riconoscere, e sostenere in tutti i modi.
Un mesetto fa, appena rientrato dalle vacanze, cucinavo e guardavo un dibattito su YouDemTV con Pippo Civati e Nico Stumpo (responsabile nazionale organizzazione PD). Pippo diceva che il PD doveva sostenere con tutte le sue forze il referendum, e Nico Stumpo rispondeva: “diamo ospitalità ma non mettiamo il cappello. Perché sia chiaro, se mancasse una firma alle 500.000 nessuno dovrà dire che è colpa del PD.” Pippo, chiede, a bruciapelo: “Ma se la firma che manca alle 500.000 è quella di Bersani potremo ancora dire che non è colpa del PD?”. Nico Stumpo rimane di sasso. Però non cambia niente. Ecco un mese dopo io chiedo: ora che le firme raccolte sono più di 1.200.000, e che più di metà di coloro che hanno firmato sono elettori PD, che più di metà delle firme sono state raccolte da militanti del PD, più di metà delle firme raccolte sono state autenticate da consiglieri comunali e provinciali del PD, chi darà invece i meriti al PD? Chi riconoscerà il nostro lavoro? Il nostro responsabile dell’organizzazione non dovrebbe aver paura delle potenziali colpe del PD, ma preoccuparsi che il PD abbia meriti da rivendicare.
Sulle elezioni amministrative siamo arrivati in ritardo, abbiamo vinto quasi per caso. Sui referendum, mentre una parte del PD (noi, i soliti…) chiedeva a gran voce di sostenerli il PD nicchiava e poi, una settimana prima del voto, stampava i manifesti con scritto: “4 Sì. Noi abbiamo le idee chiare”. Ho visto i manifesti e ho pensato subito: “excusatio non petita, accusatio manifesta”.
Ecco, ora sul referendum anti-porcellum la dirigenza del PD ha davvero esagerato. Come non capire che un referendum che cambia la legge elettorale è benedetto da tutto l’elettorato, che odia il Porcellum? Come non capire che questo referendum crea fibrillazioni in una maggioranza moribonda e apre la porta a elezioni anticipate? Come non capire che, anche se “un partito cambia le leggi in Parlamento”, la spada di Damocle del referendum è condizione necessaria per far partire una discussione in parlamento?
Davvero, era impossibile non capire. Ma ce l’abbiamo fatta. Trincerandosi dietro un “ospitiamo, ma non ci vogliamo mettere il cappello”.
La cosa che non sopporto di più è che forse tutto questo si era capito, ma il PD non poteva schierarsi a favore, perché si sarebbe scontentato qualcuno (D’Alema e Fioroni, per dirne due a caso). Ecco il PD non prende una posizione ritenuta giusta dall’98% dei suoi elettori, e dalla maggioranza dei suoi dirigenti, per non scontentare due sepolcri imbiancati? No, non ci posso credere.
Allora, chiedo al mio partito di proseguire a “ospitare senza mettere il cappello”: alle prossime elezioni politiche, in lista per il Parlamento, ospitiamo in lista solo persone brave, credibili e che hanno fatto meno di tre mandati. Non candidiamo i funzionari di Partito e la segreteria attuale: ospitiamo, ma non mettiamo il cappello. Al Governo, perché vinceremo, non mettiamo i capi-corrente, mettiamo persone competenti: “ospitiamo ma non mettiamo il cappello”. E così via, in tutti i ruoli di sottogoverno e nei CdA delle aziende pubbliche, giù e giù fino alle municipalizzate.
Fatto sta, che mentre qualcuno non voleva mettere il cappello qualcuno usava la testa, si schierava a favore del referendum, ci metteva la faccia e sì, si faceva anche il culo, facendo banchetti e raccogliendo firme, tra la gente incredula che diceva: “ma ci siete anche voi del PD? Bene, non ci speravo”, oppure: “ma dove eravate con questo banchetto? Son due ore che vi cerco.”
Ecco, il mio Partito, il più grande partito d’Italia, non dovrebbe preoccuparsi di non mettere il cappello, dovrebbe usare la testa, metterci la faccia e anche il culo. Quello che hanno fatto alcuni di noi, nel silenzio assordante o nell’appoggio tardivo della dirigenza ufficiale.
Chi non capisce questo non può guidare il PD, non può guidare l’opposizione, non può chiedere un Governo per un Paese migliore. Semplicemente perché non vive nel Paese reale, ma nella Caverna di Platone. E allora, come ha fatto per questo referendum, finché non è in grado di vedere la realtà che lo circonda, “ospiti ma non metta il cappello”, e lasci andare avanti chi invece usa la testa, ed è disposto a metterci la faccia e anche il culo.