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Expo? Si, dei popoli.

Di questi tempi capita che si chiacchieri tra amici e ad un certo punto qualcuno chieda all’altro: ma tu ci vai all’Expo?

Ecco, io penso proprio che non andrò all’Expo. Non che non sia interessato alle architetture dei padiglioni, ci mancherebbe. Però davvero ho l’impressione che si stia riducendo quello che poteva essere un momento di seria riflessione su come nutrire, in futuro, il pianeta in una grande fiera del cibo mondiale e poco più. A prezzi esorbitanti per i visitatori, peraltro.

Un evento di tale portata non è stato preparato nelle coscienze delle persone, e di sicuro non è stato preparato nelle coscienze di noi italiani, cittadini del paese ospitante.

Avrei voluto vedere un lavoro preparatorio nelle scuole, ad esempio, per insegnare ai ragazzi una corretta alimentazione, sempre più importante visto l’aumento dell’obesità infantile. E, possiamo dirlo, non è che McDonalds e Coca-Cola non siano proprio attenti nell’incentivare una corretta alimentazione presso i ragazzi.

Avrei voluto che si fosse aperto, per tempo, un dibattito serio, nel paese, sugli OGM, quantomeno per rendere i consumatori liberi di scegliere, consapevolmente, cosa mangiare e cosa non mangiare.

Avrei voluto che si denunciasse con forza lo sfruttamento dei lavoratori nei campi, il caporalato, la schiavitù che ancora oggi esiste nella pianura pontina, a Nardò, a Rosarno, a Pachino.

Avrei voluto che si discutesse di come salvaguardare le specie in estinzione, come il tonno rosso, pescato sulle rotte migratorie in atlantico ancor prima che arrivi sulle coste del mediterraneo.

Avrei voluto che fosse lanciata una campagna mondiale contro lo spreco di cibo, e non lasciare esclusivamente alla buona volontà dei singoli paesi l’approvazione di leggi sui reati alimentari.

Niente di tutto questo è stato messo in campo, mi sembra. E allora i turisti vadano alla fiera del cibo mondiale. Personalmente, me ne sto a casa.

E se vi interessano gli argomenti ai quali accennavo, magari potete fare un giro all’Expo dei Popoli.

Expo-dei-Popoli_logo

Un parlamentare a progetto 2

Siamo alla seconda parte del contratto di parlamentare a progetto, quella inerente temi di carattere locale. La prima parte la trovate qui.

Acqua pubblica. In provincia di Latina sia data piena attuazione alla volontà popolare scaturita dai referendum e si torni quindi alla gestione pubblica dell’acqua, bene comune che deve essere sottratto alla logica del profitto economico da parte degli operatori privati. Uscita da Acqualatina di tutti i Comuni dell’ATO 4 ed approvazione della legge regionale di iniziativa popolare “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque” proposta dal Comitato Acqua Pubblica nel Lazio.

Infrastrutture. La provincia di Latina non ha bisogno di opere faraoniche che consumano suolo e procurano danni al patrimonio paesaggistico e naturale. La bretella Cisterna-Valmontone, ad esempio,  devasterebbe luoghi pregiati da un punto di vista naturalistico e paesaggistico. Una infrastruttura del genere, unitamente alla realizzazione dell’Autostrada Latina-Roma (per la quale, piuttosto, vanno previsti interventi di messa in sicurezza), rappresentano un modello di sviluppo obsoleto. A Cori, per citare un esempio di amministrazione virtuosa, si crea occupazione puntando  sulla riscoperta degli antichi mestieri, dell’artigianato, dell’agricoltura, valorizzando quel patrimonio umano, culturale, storico, naturale di cui i nostri territori sono ricolmi. Patrimoni che per essere fruibili non necessitano di colate di cemento e asfalto, ma di autostrade telematiche che mettano in connessione la domanda e l’offerta di chi quei patrimoni vuole conoscere e valorizzare.

Trasporto pendolari. Più che i TAV ci piacciono i TVB, che non sta per Ti Voglio Bene ma per Treni a Bassa Velocità. Ma chi ha la necessità di viaggiare in treno o in autobus per lavoro o per studio sa bene quale odissea deve affrontare quotidianamente. È ora che le FS investano nel trasporto pubblico locale parte degli ingenti ricavi derivanti dall’Alta Velocità, aumentando l’offerta e acquistando nuovi treni per il trasporto regionale. Di pari passo lo Stato, piuttosto che investire in opere tanto costose quanto inutili (come l’autostrada Roma-Latina, per la quale occorre prevedere interventi di messa in sicurezza, e la bretella Cisterna-Valmontone), deve mettere a disposizione delle regioni maggiori risorse economiche affinché siano stipulati contratti di servizio i qualità e maggiormente confacenti alle esigenze degli utenti.

Sanità. La sanità nel Lazio è al collasso. I tagli orizzontali alla spesa sono stati l’unico criterio con il quale la giunta Polverini ha affrontato la questione della sanità, mentre i reparti ospedalieri sono al collasso in termini di personale, apparecchiature e prestazioni. Il centro-sud della provincia appare ancor più penalizzato, stante l’incertezza nella quale versa la realizzazione dell’Ospedale del Golfo e la mancata riqualificazione del sistema costituito dagli ospedali di Gaeta, Formia e Minturno. Eppure non sono mancati finanziamenti milionari per lavori di manutenzione  in strutture che versano in stato di abbandono. Occorre investire in macchinari, pianificare adeguatamente le risorse e soprattutto prevedere un piano di stabilizzazione dei precari che consentirebbe di erogare maggiori prestazioni, abbattere le liste d’attesa ed evitare la migrazione dei pazienti verso altri distretti ospedalieri.

Lavoro e diritti. Rosarno è in Calabria, ma non è poi molto lontana dalla provincia di Latina. Anzi è qui, nei nostri campi, dove lavoratori, stranieri e non, raccolgono i prodotti della nostra terra in condizioni di schiavitù, e ovviamente al nero. Dal punto di vista della sicurezza sul lavoro, anche la nostra provincia è troppo stesso in prima pagina di cronaca per i ripetuti infortuni mortali e incidenti gravissimi. Occorre mettere in atto un monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, delle costruzioni, dell’industria e dell’artigianato. È necessario investire in formazione, informazione e addestramento per rendere i lavoratori più deboli maggiormente consapevoli dei propri diritti. Le forze dell’ordine e gli enti di controllo devono essere messi in condizione di  reprimere fenomeni criminali che attentano ai diritti, alla salute dei lavoratori e alle finanze dello stato.