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Non può essere mai come ieri

Mi verrebbe da dire che, dopotutto, anche dopo la sentenza della Cassazione non cambia niente. Perché vent’anni di presenza sulla scena politica italiana questo hanno prodotto. Una sclerotizzazione delle posizioni, una mitridizzazione di parte dell’opinione pubblica. Chi pro, chi contro. Al di là del merito. Delle sentenze definitive. E non contano le leggi ad personam, i giuramenti sulla testa dei figli, i disegni sulle lavagne, le cinque promesse, la nipote di Mubarak, l’induzione alla prostituzione minorile, la televendita della politica. Tutto dovrebbe proseguire esattamente per com’è andata fino ad ora. I discorsi in TV, l’attacco alla magistratura, l’eversione, il conflitto (inventato) tra poteri dello Stato. Il complotto. Le larghe intese. Ma sapevamo con chi avevamo a che fare, o no? Le cose sarebbero dovute cambiare tanti anni fa, perché non c’era voto popolare che giustificasse l’elevazione a padre della patria, il salvataggio dall’ineleggibilità, il dialogo. Fino alle larghissime intese. Con chi ha un tale disprezzo delle istituzioni non si governa. Con un pregiudicato non si scende a patti, foss’anche per il bene del Paese. Punto. Deve cambiare tutto, da ieri.

Corde che si spezzano

Non va. Non può andare così. Anche il senso di responsabilità ha un limite. Quand’anche fosse responsabilità. E nel caso di molti nemmeno lo è. Si tratta piuttosto di un disegno preciso. Perchè si sapeva dall’inzio che la situazione sarebbe stata esattamente e irrimediabilmente questa. Un ricatto continuo. E quindi serve un’altra responsabilità. Non quella nei confronti delle cose da fare, che tanto questo governo non riuscirà a fare nulla di ciò che serve realmente al Paese (e anche questo si sapeva). Serve la responsabilità politica di ammettere i propri errori, ossia che questo governo, così come è nato, nemmeno doveva nascere. Diciotto mesi, poi due anni, poi tre. Per fare cosa? Per fare da stampella ai guai giudiziari di Berlusconi? Perchè altrimenti cade il governo? Ma la dignità, in questo partito, che fine ha fatto? Abbiamo digerito i rinvii su F-35, su IMU, sulla legge anticorruzione (approvata oggi all’unanimità in commissione giustizia, ma voglio vedere in aula). Adesso anche le forzature nei riguardi della Corte di Cassazione. Perchè il rinvio di tre ore ci può anche stare, ma è la motivazione che grida vendetta.

La corda si spezza con gli elettori, Epifani, non con il PDL. Con il PDL ce la stiamo mettendo al collo, la corda. Ma anche la corda al collo, evidentemente, diventa un’ancora di salvezza per chi ha voluto tutto questo. I 101, i responsabili, quelli che vorrebbero che nelle mozioni congressuali fosse reso obbligatorio il sostegno al governo PD-PDL. Ma facciamolo subito il congresso, e facciamo il PD che vogliamo, noi che ci abbiamo sempre creduto. E mandiamo in pensione un gruppo dirigente cialtrone, i vecchi e i giovanivecchi che ci hanno portato esattamente dove volevano perchè altrimenti non sarebbero sopravvissuti ad una stagione politica nuova, che sanno vivere solo di tatticismi, di formule, tanto più valida quanto più astruse e incomprensibili. Aria. Nuova.