Un appello per salvare le primarie (e il PD)

Sottoscrivo l'appello rivolto a Pierluigi Bersani da Prossima Italia.

Caro Segretario,
abbiamo letto con molta preoccupazione la tua intervista a Repubblica in cui dici che il Partito Democratico sarebbe disposto a rinunciare alle primarie in nome di un’alleanza con il nascente Polo della Nazione.
Credevamo che, pur nelle differenze talvolta aspre che convivono nel Partito Democratico, due elementi ci unissero tutti senza distinzioni: l’essere il PD un partito sempre e comunque alternativo alle destre (a tutte le destre) e che il metodo del PD per scegliere le candidature fosse quello delle primarie aperte ai nostri elettori.
Il tuo proposito smentisce entrambi questi minimi comuni denominatori, senza peraltro che sia stato possibile su questo consultare la base o almeno discuterne nelle sedi opportune, in modo trasparente.
Inoltre, il tuo ragionamento contiene una vistosa mancanza, un tema che sembra non interessarti affatto: la disaffezione delle elettrici e degli elettori del centrosinistra per il nostro Partito Democratico e per la coalizione di cui dovrebbe fare parte. Nelle elezioni del 2008 più di due milioni di persone che nel 2006 avevano votato per l’Unione hanno preferito restarsene a casa e non votare. Una tendenza confermata oggi da alcuni istituti di ricerca secondo cui quasi il 40 per cento degli elettori è intenzionato ad astenersi. Di fronte a questa crescente disaffezione, il PD e il centrosinistra dovrebbero cercare un’alleanza col proprio popolo prima che con qualsiasi altra forza in campo.
E invece no.

Le primarie le avevamo pensate e volute proprio per coinvolgere i nostri elettori, per costruire consenso intorno alle nostre idee, per mobilitare quegli astensionisti e quei disillusi che altrimenti finirebbero per ribadire la loro scarsa fiducia nella proposta politica attuale. Con le tue ultime parole, invece, sembra che il Partito Democratico preferisca la manovra di palazzo, la strategia fine a se stessa che fino ad oggi non ha pagato, il politicismo che scoraggia ulteriormente il nostro elettorato e sembra peraltro non suscitare molto interesse nella controparte, come continuamente si pregiano di ricordare il leader del nascente terzo polo.
Perché, caro Segretario, non porgi l’orecchio verso la tua base e i tuoi elettori, e non ti limiti ad ascoltare chi ti vuole sottrarre al confronto interno per il bene del Partito, per il bene dell’Italia? Perché – se non per paura del confronto interno – dovrebbe essere più facile trovare terreno comune con chi ci è più lontano, quando ancora nemmeno è iniziato un dialogo con chi ci è più vicino?
Proprio tu, Segretario, hai parlato della necessità di costruire un progetto per il Paese. Ne ha elencato i titoli, e da colui che guida il maggiore partito di opposizione ci aspetteremmo un maggiore dettaglio, ma forse è questa la prova di quanto sia velleitaria la tua proposta di coalizione: come è possibile pensare di affrontare con l’Udc, l’Api e Fli temi come i diritti dei lavoratori, la riforma dell’università, l’immigrazione e i diritti civili? Poiché sono questi e non altri, i temi di cui bisogna occuparsi se si vuole riportare a votare la gente: delle cose che cambiano la vita quotidiana delle persone e, auspicabilmente, la migliorano.
Forse che questi partiti hanno cambiato idea rispetto a quando, poche settimane fa, hanno votato a favore della riforma Gelmini e del collegato sul lavoro? Oppure è il PD, ad aver tenuto posizioni strumentali che poi, una volta al Governo, saranno differenti? Ci auguriamo di no.
Altro che responsabilità: irresponsabile è pensare di difendere la nostra democrazia costruendo il solito fronte paralizzato dalle differenze e quindi incapace – come accadde in quell’Unione che ci eravamo ripromessi di non ripetere, e che oggi proponi addirittura di allargare a destra – di realizzare le riforme che servono all’Italia.
Ripensaci, SegretarioTieni fede allo schema che anche tu hai sempre sostenuto: costruire un programma, su quel programma stabilire le alleanze, e poi lasciare ai cittadini il compito di scegliere con le primarie, in quella coalizione, una leadership che rappresenti il centrosinistra: quello che già oggi governa con successo in tanti Comuni, Province e Regioni.
Costruisci un percorso di partecipazione vera, caro Segretario. Oppure, il tuo stesso popolo non ti seguirà, decretando una sconfitta che ricadrà sulle persone che il PD vuole rappresentare.