Archivio mensile:Febbraio 2011

Il caos nel PD di Gaeta

La situazione del PD di Gaeta sta assumendo risvolti che rischiano di rasentare il grottesco.
La decisione del direttivo comunale di abbandonare l’amministrazione Raimondi, assunta in assoluta assenza di dibattito interno, rischia di mettere fine ad un’esperienza amministrativa che vede coinvolto il Partito Democratico in una delle maggiori città della Provincia e di produrre ulteriori fratture all’interno di un PD già sufficientemente provato dalle recenti vicende congressuali.
La giunta Raimondi si muove all’interno del solco tracciato dall’assemblea provinciale del Partito, che ha approvato all’unanimità un documento di indirizzo che impegna il PD alla ricerca di convergenze più ampie possibili con i partiti del centrosinistra “classico” nonché con i movimenti civici.
La fuoriuscita dalla giunta di un pezzo del PD che si rifà alla Margherita per cercare convergenze con l’UDC locale in vista delle elezioni amministrative appare come il tentativo velleitario di una corrente locale del Partito che sacrifica anni di buona amministrazione, la possibilità di continuare ad amministrare la città con l’apporto proficuo dei movimenti civici e l’intero centrosinistra nel nome di un progetto politico debole e che appare, ad oggi, mosso esclusivamente da aspirazioni personali.
Risulta peraltro un unicum a livello nazionale l’esistenza, all’interno di un Consiglio Comunale, di un gruppo de La Margherita, come a voler marcare a priori le differenze all’interno di un partito che, nella testa di qualcuno, evidentemente, non è mai nato.
Desidero quindi esprimere tutta la mia vicinanza al consigliere comunale Luciani e all’assessore Di Perna, che, con lealtà e responsabilità, non hanno fatto mancare il loro appoggio all’amministrazione e continuano a rappresentare, con la loro azione politica, lo spirito originario con il quale tutti ci siamo sentiti parte del progetto PD.
Confido nell’equilibrio e nella saggezza del Segretario Provinciale del PD Enrico Forte che saprà indirizzare, con la sua moral suasion, i protagonisti della vicenda di Gaeta verso una soluzione che sia la più confacente possibile al ruolo che il PD deve svolgere nell’amministrazione delle città.
Ritengo però necessario un intervento del Commissario Regionale del PD Vannino Chiti per evitare che le spaccature presenti all’interno del PD di Gaeta si riverberino negativamente sul partito provinciale e regionale, un lusso che il Partito non può permettersi in vista dei prossimi appuntamenti con le elezioni amministrative e politiche, qualora la legislatura attuale abbia termine prima della sua naturale scadenza.

Il segretario col cappello

Continuo ad essere sconcertato dall'atteggiamento di Bersani.
Più i presunti alleati del Terzo Polo dichiarano di essere alternativi al PD, a IdV e a SEL, più lui si ostina a richiamare tutti al senso di responsabilità.
Pure un bambino capirebbe che, votando con l'attuale legge elettorale, la presenza di un terzo schieramento che giocoforza pescherebbe anche nell'elettorato di destra potrebbe essere un vantaggio per il centrosinistra.
Lo dicono i sondaggi.
Ma soprattutto lo direbbe il buon senso, visto che solo in questo modo potrebbe essere possibile riuscire a parlare ai milioni di elettori di centrosinistra (pare 4) che ci siamo persi per strada negli ultimi tempi.
Altro che CLN.
Sempre che il PD abbia uno straccio di progetto per il Paese, s'intende.
Tra l'altro mi sembra che più Bersani insiste, più Fini sia in difficoltà.
Va bene il potere economico di B., ma non sarà che qualcuno di FLI si spaventa e se ne va?
L'idea che parlamentari ma anche potenziali elettori di FLI non vedano di buon occhio la Santa Alleanza non ti viene, Pigi?

 

Decidere e fottersene

La Bindi dice di condividere l'impostazione secondo cui in caso di alleanze larghe il leader andrà scelto d'intesa con gli alleati: "Non lo diciamo perchè siamo un partito che si affida agli alleati ma perchè l'italia ha davvero bisogno di voltare pagina e ci dispiace che qualcuno non lo abbia ancora capito, magari perchè preoccupato dall'esigenza di salvare una fetta dell'elettorato". Un evidente riferimento al no di Casini all'alleanza del Pd.

In soldoni: no alle primarie, nonostante l'OdG approvato in Assemblea Nazionale.
Propongo di abolire gli organismi dirigenti del PD.
Assemblea Nazionale e Direzione Nazionale.
Tanto non servono a nulla.
 

Un genio

Aledanno ha dell'incredibile.
L'unica soluzione che propone per contrastare la sempre crescente insicurezza della città, dopo l'ennesimo episodio di violenza sulle donne, è questa.
Importante la solidarietà, certo, ma per un sindaco che ha strumentalizzato gli episodi di violenza tanto da vincere, sul tema della sicurezza, una campagna elettorale (Cicciobello a parte, ma questa è un'altra storia….), forse è davvero poco.

2451862573_01a42c892c_o

Compagni che sbagliano

Fini ha fatto bene a rompere il silenzio, riaffondando il bisturi nella ferita, mortale e mai sanata, del gigantesco conflitto di interessi berlusconiano. Ma all'ex co-fondatore del Pdl, una cosa si può e si deve dire. Avrebbe fatto ancora meglio se questa denuncia l'avesse lanciata non già nella posizione "terza" e super partes di presidente della Camera, ma in quella libera e legittima di leader del suo partito nascente. Se si fosse dimesso dal suo incarico istituzionale, e avesse accettato il suggerimento che questo giornale gli aveva dato fin dalla scorsa estate, quando i "guastatori" del Cavaliere gli scatenarono contro la campagna violenta sulla casa di Montecarlo, oggi il "j'accuse" di Fini avrebbe ben altra valenza politica, e ben'altra rilevanza mediatica. Non l'ha fatto. E ora, suo malgrado e certamente su tutt'altro piano, finisce per esser parte anche lui di questa brutta pagina della democrazia.

Massimo Giannini, La Repubblica.

ELEZIONI

Elezioni, dunque. Perché?

1)  Perché la risposta alla richiesta di dimissioni proveniente da tanta parte di società civile e forze politiche di opposizione è un NO che sfida ogni esperienza di sistemi democratici: in qualunque paese civile un capo del governo imputato di reati tanto gravi si sarebbe spontaneamente dimesso, consentendo alla politica di imboccare la strada di un normale ricambio.

2) Perché all’appello di Libertà e Giustizia, lanciato a giugno del 2010, Mai più alle urne con questa legge elettorale, non è stata data una risposta risolutiva né dalla maggioranza, né dall’opposizione. Occorre dunque un Parlamento nuovo che cambi la legge. Oggi i tempi si fanno stretti, LeG è decisa a inseguire il rinnovamento della classe politica, impegnandosi a vigilare sulle liste elettorali ancora in mano alle segreterie di partito e ai gruppi di potere interni. Chiederemo competenza, rigore e rinnovamento.

3)  Perché i sintomi della paralisi legislativa ci sono tutti: una sola legge è stata approvata dall’inizio del 2011. Un Parlamento immobile non è previsto da nessun sistema di repubblica democratica. Un Parlamento bloccato è tanto più grave in una situazione di crisi economica così drammatica.

4)   Perché le nostre istituzioni previste dalla Costituzione non possono sopportare ulteriori attacchi sferrati ogni giorno da Berlusconi e dalla sua corte per uscire dalla situazione in cui il capo del governo si è cacciato inseguendo il suo obiettivo di potere assoluto.

5)  Perché si deve interrompere il circuito dell’informazione negata ai cittadini italiani: non esiste un’Italia migliore e un’Italia peggiore. Esiste solo un’Italia che è informata sui fatti reali e un’Italia a cui i telegiornali pubblici e privati nascondono i fatti. Affinché la prossima campagna elettorale sia una campagna elettorale giusta, LeG sollecita tutti gli organismi di vigilanza e le massime istituzioni dello Stato a esercitare il loro potere di controllo senza esitazioni e servilismo nei confronti dei partiti di governo.

6)  Perché il mondo ci guarda e noi vogliamo poter rivendicare la fierezza di essere italiani

7)  Perché bisogna svelenire il clima di conflitto esasperato che si respira nel paese, con tutti contro tutti, aizzato dalla fazione fedele a Berlusconi.

8)  Perché non esiste “accanimento” della magistratura a processare il presidente del Consiglio, ma solo “accanimento” di più d’uno a sfidare ogni principio di legalità e di giustizia uguale per tutti.

9)  Perché senza elezioni non possiamo cominciare quel lavoro di ricostruzione del nostro Paese che non possiamo rimandare ad altre generazioni: questo compito tocca a noi e ORA.

Per questi motivi Libertà e Giustizia chiede oggi: ELEZIONI. E invita i cittadini elettori, i soci e tutti coloro che in questi anni ci hanno seguito con il loro sostegno prezioso a esercitare al massimo il loro senso di RESPONSABILITA’ e vigilanza: Noi siamo e restiamo sempre dalla parte delle istituzioni e delle procedure previste dai padri costituenti.
 


Dal sito di Libertà e Giustizia.