Archivi giornalieri: 23 Novembre 2011

L’unico candidato ufficiale alla segreteria del PD Lazio

In provincia di Latina esiste un pezzo consistente di PD che appoggia la candidatura a segretario regionale di Giovanni Bachelet.

Questo l’articolo apparso stamane su Latina Oggi.

Questo, invece, il testo integrale del comunicato stampa inviato.

In vista dell’assemblea regionale del PD, convocata per il prossimo 26 novembre con all’ordine del giorno gli “adempimenti statutari per l’elezione del segretario regionale”, sentiamo di dover fornire il nostro appoggio incondizionato all’unico candidato ad oggi ufficialmente in campo: Giovanni Bachelet.

Con coraggio e spirito di servizio Giovanni Bachelet ha messo a disposizione del PD regionale la propria storia personale nonché una proposta politica improntata innanzitutto al rispetto delle regole statutarie, in primis quella che prevede l’elezione del segretario regionale con le elezioni primarie. La difesa di uno strumento che riveste un’importanza fondamentale per un partito aperto alla partecipazione di cittadini ed elettori ha costretto una buona parte dei dirigenti regionali a rinunciare all’idea di scegliere il neo-segretario regionale con i soliti metodi poco trasparenti, attorno a caminetti e mediante accordi tra i capicorrente.

Tutto ciò ha provocato non pochi malumori tra chi, nel partito regionale, pensava di poter giocare la partita della segreteria su altri tavoli e farne merce di scambio per garantire la persistenza di equilibri interni che hanno portato il PD Lazio nelle condizioni che tutti ben conosciamo e per poter condizionare le candidature alla Camera e al Senato in vista delle prossime elezioni politiche.

Ma non manca, nel programma del deputato presidente del Forum Nazionale Politiche dell’Istruzione del Partito Democratico, la volontà di “girare le province per conoscere e vedere con i propri occhi, valorizzare i circoli sani, curare i malati, ricucire i divorziati, bonificare gli inquinati, certificare e seppellire i morti” e di “voltare pagina rispetto a spartizioni e etichette che non ci hanno portato fortuna, non per fagocitare e annullare la diversità e il pluralismo, bensì per valorizzarle nuovi e vecchi militanti che hanno un contributo da dare”.

Invitiamo quindi gli amici democratici della provincia di Latina a sostenere con coraggio la candidatura di Giovanni Bachelet, che rappresenta l’unica proposta ufficiale e credibile in campo, e aggiungiamo, anche in grado di liberare il PD Lazio dal drammatico immobilismo politico in cui si trova da troppo tempo.

Nicoletta Zuliani, Gianmarco Proietti, Nazzareno Ranaldi, Lorella Attanasio, Mimma Nuzzo, Raffaele Viglianti, Alessandra Arena, Cosmo di Perna, Fabio Luciani, Ernesto Schiano, Raffaele Vallefuoco

Il valore degli immigrati

Nel momento in cui molti sono in tensione, aspettando di vedere se e quanto le prossime manovre toccheranno stipendi, case o pensioni, il Presidente Napolitano ci stimola ad alzare lo sguardo.
Ci invita, finalmente, a pensare anche agli «altri». Alle minoranze religiose, culturali, e, in particolare, a tutti quei bambini nati in Italia da stranieri che l’Italia si ostina a non voler considerare suoi cittadini. E così facendo Napolitano ci fa riflettere su cosa significa essere comunità inclusiva, che accoglie, che cresce senza discriminazioni e senza chiusure. Una riflessione importante non solo per il suo lato profondamente umano e valoriale, ma anche per il suo aspetto sociale ed economico.
Da sempre chiusura e protezionismo, tanto nelle società quanto in economia, portano isolamento e regressione. L’apertura non solo porta al proprio interno nuove energie, nuove idee e più dinamismo, ma proietta all’esterno l’immagine di una comunità forte, attrattiva, che non teme il confronto e le influenze esterne, ma che le integra e si alimenta di esse. E’ stata questa, per esempio, la grandissima forza degli Stati Uniti nei due secoli passati…

…Ma per capire il valore che gli immigrati possono portare in una società non c’è bisogno di guardare alla storia e al passato degli Stati Uniti: basta aprire gli occhi e saper vedere l’Italia di oggi. Gli immigrati rappresentano ormai una componente fondamentale della nostra economia e della nostra società, molti settori crollerebbero senza di loro. Come ci dicono i dati dell’Istituto Tagliacarne, che assieme a Unioncamere monitora il contributo degli stranieri alla nostra economia, ci sono settori, come quello delle costruzioni, in cui addirittura un quarto del valore aggiunto prodotto è dovuto agli stranieri. Sempre secondo le stime del Tagliacarne, il contributo complessivo degli stranieri al valore aggiunto prodotto in Italia è stato, nel 2009, di oltre 165 miliardi di euro, il 12,1% del totale.
Non solo, ma attraverso il loro lavoro gli immigrati contribuiscono anche ai nostri servizi e alle nostre pensioni. Pochi sanno che i contributi versati dagli immigrati all’Inps ammontano a sette miliardi e mezzo di euro, ovvero il 4% di tutte le entrate dell’Inps, una cifra altissima soprattutto se si considera che sono pochissimi gli immigrati che, invece, beneficiano di pensione dallo Stato italiano. E sono pochi non solo perché molti devono ancora maturarla, ma perché sono tanti quelli che dopo alcuni anni tornano poi nel loro Paese di origine lasciandoci in dote i loro contributi. Questo significa, come ben documenta l’ultimo libro di Walter Passerini e Ignazio Marino («Senza Pensioni», Chiarelettere), che gli immigrati stanno supportando in modo sostanzioso anche il nostro sistema di welfare sociale oltre che economico. E possiamo immaginare quanto maggiore potrebbe essere tale contributo se riuscissimo finalmente ad affrontare questo tema con meno foga ideologica e meno paure, aiutando molti stranieri ad integrarsi, cominciando dal rendere i loro figli, che di fatto sono italiani, cittadini a tutti gli effetti.

Le conseguenze di un’apertura di questo genere sarebbero molto importanti, e non solo in termini economici. Pensiamo a cosa possa significare per una famiglia, e soprattutto per dei bambini e dei giovani, sentirsi parte integrante della società in cui vivono e lavorano, sentirsi portatori degli stessi diritti e doveri di chi gli sta intorno. L’emarginazione genera rancore, odio, rende inevitabilmente arrabbiati contro chi ti esclude. L’integrazione, quella piena e sincera, dà e genera fiducia, coesione, identità collettiva. E questo aiuta a prevenire malesseri sociali, conflitti, criminalità. E aiuta a fare fronte comune contro i problemi e le crisi, in nome di un Paese che non è soltanto di quelli che in qualche modo se lo sentono nel sangue, ma di tutti quelli che lo hanno scelto con passione, determinazione e amore.
Irene Tinagli, La Stampa, 23/11/2011