Archivio mensile:Agosto 2012

Un cambio di passo nella realizzazione delle Grandi Opere

La rete di trasporti del Sud Italia ha delle carenze che conosciamo tutti. I motivi sono noti, e le conseguenze pure. In alcune regioni il diritto alla mobilità delle persone non sembra essere garantito, così come la possibilità di poter far viaggiare le merci con modalità e tempi degni di un paese civile. Così, quando giunge la notizia di nuovi investimenti nelle regioni meridionali, non si può che rallegrarsene.

Nei giorni scorsi Francesco ci ha parlato del treno del cambiamento, ossia della linea Napoli-Bari-Lecce-Taranto che, grazie a nuovi finanziamenti che si aggiungono a quelli già previsti, consentirà di avvicinare alcune delle più importanti città del Sud.

Personalmente sono contento soprattutto per il ruolo svolto dal Ministero della Coesione Territoriale, grazie al quale è stata possibile la firma del contratto istituzionale di sviluppo, uno strumento che, se adottato con efficacia, consentirà di semplificare l’iter amministrativo del progetto, di monitorare lo stato di avanzamento del contratto e di rendere disponibili ai cittadini i dati inerenti l’andamento della realizzazione delle opere.

Il mio auspicio è che l’attenzione posta dal Ministero della Coesione sui punti di rottura rispetto alle passate gestioni di opere del genere diventi patrimonio comune della Prossima Italia, perchè i tempi di realizzazione (programmati) per la realizzazione dell’intera opera sono talmente lunghi che può davvero accadere di tutto. Anche perchè non tutte le opere sono dotate della necessaria copertura finanziaria.

Vediamoli, quindi, tempi e costi. Che devono tenere conto della progettazione, delle Conferenze dei Servizi, della VIA, dell’espletamento delle gare di appalto, della realizzazione e del collaudo.

L’opera si compone sia di lavori civili (ossia gallerie, ponti, viadotti, sovrappassi, sottopassi, tombini, rilevati, trincee, stazioni, fermate) necessari per la realizzazione dei nuovi binari, sia di lavori tecnologici per dotare le linee esistenti, le stazioni e le fermate di moderni sistemi di comunicazione che consentano di velocizzare il transito dei convogli e di aumentare il numero dei transiti.

I lavori civili sono la parte predominante dell’opera e sono concentrati essenzialmente sulla realizzazione della nuova linea a doppio binario nelle seguenti tratte:

Variante Napoli-Cancello. Ad oggi è stato redatto il progetto preliminare, a valle della redazione del progetto definitivo si potrà bandire la gara per Appalto Integrato (chi vince la gara redice il progetto esecutivo e realizza l’opera). La spesa prevista è di 813 M€, totalmente finanziati. Fine intervento: 2022

Raddoppio Cancello-Frasso Telesino. Come sopra. La spesa prevista è pari a 730 M€, totalmente finanziati – Fine intervento: 2023

Raddoppio Frasso Telesino-Vitulano. Ad oggi deve ancora essere redatto il progetto preliminare. Sono stati stanziati 21 M€ per la progettazione preliminare e definitiva. I restanti 965 M€ sono da finanziare. Fine intervento: 2023?

Raddoppio Apice-Orsara. Ad oggi deve ancora essere redatto il progetto preliminare. Sono stati stanziati 57 M€ per la progettazione preliminare e definitiva. I restanti 2.619 M€ sono da finanziare. Fine intervento: 2023? Qui di punti interrogativi ce ne vogliono almeno tre, visto che in questa tratta è prevista le realizzazione di una galleria di 21 km, più lunga della galleria Vaglia della AV Firenze-Bologna, per dire. In un’area in cui le frane sono all’ordine del giorno.

Tratta Cervaro-Bovino. La tratta si compone di tre sottoprogetti: raddoppio Vitulano-Apice (già realizzata), raddoppio Cervaro-Bovino (in fase di realizzazione, stanziati 250 M€, fine prevista 2016) e raddoppio Bovino-Orsara (costo 300 M€ che però sono stati definanziati).

Altri consistenti stanziamenti sono stati previsti per la sistemazione del Nodo di Bari (640 M€, redatto ad oggi il progetto preliminare), per la realizzazione del raddoppio tra Bari S.Andrea e Bitetto (219 M€, in fase di redazione il progetto esecutivo da parte dell’Appaltatore che si è aggiudicato l’Appalto Integrato), l’ammodernamento della linea Potenza-Foggia (per la quale non è stato ancora redatto il progetto preliminare e i finanziamenti, 200 M€ ci sono ma non ci sono), mentre gli stanziamenti per interventi tecnologici sono pari a circa 400 M€.

In sostanza, tanta carne al fuoco, una parte delle opere che necessitano di un ulteriore sforzo per il reperimento dei finanziamenti e buone intenzioni che dovranno scontrarsi con una realtà che, oggi, dice tutt’altro. La logica del massimo ribasso porta le imprese esecutrici a praticare dei prezzi incredibilmente bassi, che si riverberano negativamente sulla qualità delle opere e sulla sicurezza. Il loro margine è talmente esiguo che basta poco per mettere in crisi un appalto, e ciò diventa drammaticamente vero quando i pagamenti avvengono in ritardo. Nel campo dei lavori pubblici, allo stato attuale, le rescissioni contrattuali sono all’ordine del giorno e anche opere definite strategiche rischiano di vedere la loro definitiva realizzazione nella notte dei tempi. In più metteteci il contenzioso con gli appaltatori, le varianti in corso d’opera, gli errori progettuali, il potere di interdizione degli Enti Locali e allora è facile rendersi conto che, se davvero non si cambia registro, le cose rischiano di essere molto più complicate rispetto a quanto stabilito nel contratto istituzionale.

Tirar su il morale alle truppe (e perdere la guerra)

Questo è un pezzo tratto dall’intervista a Bersani pubblicata oggi su L’Unità. E la frase che mi ha colpito è questa. Ora io non voglio attaccarmi ai verbi, però quel può, tempo fa, sarebbe stato un deve. O meglio, ci dicevano che sarebbe dovuto essere, obbligatoriamente, un deve. Tra i tanti difetti del bipolarismo in salsa italica, almeno un lato positivo si poteva trovare: ad urne chiuse nel 1994, 1996, 2001, 2006, 2008 si sapeva chi avrebbe governato.

Vincitori e sconfitti. Maggioranza e opposizione. Al netto dei ribaltoni, dei Villari, dei Turigliatto, degli Scilipoti, dei Grillo Luigi. Nel 2013 (o 2012, fate voi), no. Quel può certifica le intenzioni, ormai palesi, del gruppo dirigente del PD. Un’alleanza dei Democratici e dei Progressisti (PD, SEL, quelli dell’IdV che si sono rotti di Di Pietro, i Sindaci) prima delle urne che sfida i Moderati (UDC, Montezemolo) e il Centrodestra classico o quel che ne rimane, con o senza la Lega. Poi, ad urne chiuse, si dà il via all’alleanza con l’UDC con i Moderati. Il tutto condito con una sana dose di chimica politica applicata alla legge elettorale che, ancora una volta, viene concepita per salvare il proprio culo e non per offrire una prospettiva di governabilità al Paese.

Ora, tralasciamo lo spettacolo indecoroso delle dichiarazioni dei giorni passati di Bersani, Vendola, Casini. Tra balzi in avanti, smentite, vorrei ma non posso, posso ma non voglio. Veniamo ad oggi. Ecco, io trovo questa road map un inganno. Un passo indietro indecente rispetto alle esigenze del Paese. Una mancanza di responsabilità. Una mancanza di coraggio. Una mancanza di progettualità per il futuro dell’Italia, soprattutto. E non venitemi a parlare della Carta d’Intenti, per cortesia. Quella è roba per noi, forse. E se dico noi dico gli iscritti, i militanti, gli ortodossi (e nemmeno tutti, peraltro).

Io vorrei fare una domanda a chi, oggi, tra di noi, si inalbera e inveisce gridando al tradimento contro chiunque cerca di far capire quali siano le contraddizioni drammatiche entro le quali si muove il PD in questa fase politica e che rischiano di disorientare ancora di più cittadini ed elettori.  E attacca a testa bassa chi cerca di indicare un percorso diverso, più lineare, se vogliamo, ma più difficile perchè presuppone un’assunzione di responsabilità che deriva dalla forza delle proprie idee e del proprio progetto per l’Italia.

Ma secondo voi, con questa roba qua, li recuperiamo gli elettori che ci hanno abbandonato negli anni? Quelli che non vogliono più andare a votare, quelli che votavano per noi e ora votano Grillo? Quelli schifati dalla politica. I precari della scuola e dell’università, i ragazzi di quarant’anni che non riescono a programmare il loro futuro. Insomma, una parte consistente di quelli che stanno fuori dal PD e che rappresentano, o dovrebbero rappresentare, il futuro del Paese?

Fascisti di merda

Possibile che su Facebook si dia spazio a questa merda? Possibile che Facebook non si faccia scrupoli a prendere soldi per inserzioni che inneggiano all’Uomo di Merda per eccellenza? Possibile che non esistano filtri idonei ad evitare che i fascisti escano dalle fogne?

Io condivido

Noi crediamo che l’obiettivo del centrosinistra non debba essere quello di vincere per occupare e spartirsi posti di potere.

Noi crediamo che l’obiettivo del centrosinistra debba essere vincere per cambiare davvero l’Italia: rendendola un Paese all’avanguardia nel mondo per i diritti civili e sociali, per legalità ed equità, per qualità di welfare e ambiente, per accesso a Internet.

Noi crediamo che il rocambolesco balletto inscenato nelle ultime settimane dai leader dei partiti del centrosinistra attorno alle alleanze sia offensivo nei confronti di milioni di cittadini e di elettori.

Noi crediamo che il centrosinistra possa e debba proporre agli italiani una prospettiva ideale e concreta che non rimanga paralizzata per tutta una legislatura dal mercanteggiamento triste con chi in anni recenti e meno recenti ha rappresentato una delle componenti che ci è più lontana culturalmente, politicamente ed eticamente, e che soprattutto è stata complice di Berlusconi nel portare l’Italia in questa crisi.

Noi crediamo che non sia una questione di ‘veti’ ideologici ma al contrario di pragmatica consapevolezza che una coalizione innaturale non porterà mai ad alcun reale risultato politico, né potrà mai dare all’Italia quella frustata di civiltà e di giustizia di cui ha fortemente bisogno.

Noi crediamo che sia necessario puntare non a una coalizione da sopportare, ma a un progetto da supportare. Non a una mediazione prima ancora di incominciare, ma a una grande sfida da raccogliere. Non crediamo a scelte che provengono da lontano, ma a quelle che lontano ci possono portare.

Questo testo è stato scritto da Giuseppe Civati, Sara De Santis, Piero Filotico, Alessandro Gilioli, Patrizia Grandicelli, Ernesto Ruffini e Guido Scorza, ma appartiene a tutti coloro che vorranno condividerlo.

Capire i territori

La Carta d’Intenti del PD è modificabile? Penso di si. Spero di si. E allora auspico una modifica in chiave federalista. Nel senso che spero che in ciascuna regione si potrà definire una Carta d’Intenti, come dire, locale. E allora in Sicilia, ad esempio, la candidatura di Pippo Baudo potrebbe accompagnarsi alla regolamentazione delle fuitine al posto dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. La butto là. Secondo me ‘sta roba spacca. Vinciamo sicuro. Garantito al limone.

p.s. Grazie a Francesco per l’assist

Minturno: no alla svendita dei beni comuni

Il Partito Democratico di Minturno invita l’amministrazione comunale a non svendere il patrimonio pubblico. La giunta comunale di Minturno con la delibera n. 78 del 18 luglio 2012 stabilisce l’alienazione (ossia la vendita) di diversi terreni agricoli di proprietà del nostro Comune.

In tale piano di dismissioni promosso dal comune evidenziamo delle profonde disparità nel trattamento dei cittadini. Come prima cosa notiamo che molte di queste richieste sono statefatte tra i mesi di maggio e luglio, fino a cinque giorni prima della deliberadi giunta, quindi probabilmente alcuni cittadini possedevano informazioni sull’imminente piano di alienazione e tutti gli altri no. Non sarebbe stato più giusto fare un avviso pubblico?

In secondo luogo riteniamo deltutto insufficienti le cifre inserite nel piano di alienazione, con cifre dicosto al mq dei terreni alienati che presentano differenze tra di loro anche del 1600%, fino ad arrivare a terreni valutati solo 20 centesimi di euro al metro quadro, alienando così ad un nostro concittadino ben 13.000 metri quadr idi terreno alla cifra irrisoria di circa 2.600 euro.

Invitiamo l’amministrazione comunale a condividere i criteri di formazione del prezzo e la lista completa dei beni che non ritiene strumentali.

Invitiamo inoltre l’amministrazionea pubblicizzare la lista di questi beni e a fornirne la relativa planimetria, che è mancante negli allegati pubblicati nell’albo pretorio online, nell’interessedi tutti i cittadini di Minturno: non si può svendere il patrimonio pubblic oper l’interesse di pochi. 

È necessario predisporre un piano alienazioni complessivo dei beni del comune. Invitiamo l’amministrazione avalutare nella giusta sede il piano di alienazione, cioè il consiglio comunale, organo di governo che deve redigere il regolamento per l’alienazione dei beni di proprietà del comune e valutare se siano strumentali  o meno agli interessi dei cittadini di Minturno. A titolo di esempio, con alcuni terreni si potrebbero realizzare degli orti sociali per anziani e famiglie in difficoltà, sia per promuoverestili di vita sani che per aiutare economicamente soggetti a rischio.

Se sivendono a “due lire” i beni del Comune e gli importi da pagare per i servizi, vedi quello di Salvamento (affidato alla cooperativa Escara), in neanche 20giorni vengono triplicati, non c’è altro futuro per il Comune di Minturno se non il dissesto finanziario o un aumento pesantissimo ed insostenibile della tassazione comunale.

Il direttivo del PD

Gimme Hope

E niente, poi auguriamoci che non si chiami davvero Polo della Speranza. Primo perchè Polo mi fa pensare a Polo delle Libertà. E mi viene in mente Bossi giovane che nelle interviste pronunciava la parola Polo in un modo così sguaiato: paaaaaaaaaoaoaooaalo. E poi il Polo mi ha sempre fatto venire in mente il freddo, i brividi. Ecco, i brividi.

Poi, signori miei, amici democratici e progressisti e liberali e moderati e di Centro, la Speranza mi sa di chi si appella al Signore, se ci crede, o a un’entità astratta, tipo Quelo, e si augura che gli vada di lusso. Perchè l’impresa è di quelle disperate. Ecco. Qui la speranza non c’entra. C’entrano le proposte. Chiare, coerenti, riconoscibili. Fatte, magari, da persone credibili. E siccome la Carta d’Intenti è ontologicamente poco concreta, altrimenti si sarebbe chiamata Carta delle Proposte, o Carta dei Fatti, allora tocca proprio farli, ‘sti referendum. Così magari Buttiglione tace per sempre, oppure davvero l’acqua diventa bene comune, oppure si riforma il walfare e il mondo del lavoro sul serio.

#chisenefotte

Sulle vicende politiche del centrosinistra…

Reset, che dico.

Sul patto tra Democratici e Progressisti conlaggiuntadiforzeliberalimoderate e di Centro (con la lettera maiuscola, mi raccomando), concordo con Pepecchio.

E aggiungo: facciamola la Carta d’Intenti. Ma poi riempiamola di contenuti. Di proposte vere.  Senza ingannare nessuno. Perchè secondo me serviva un post scriptum: tutto quello che leggerete nella presente carta troverà attuazione se saranno d’accordo gli altri, ossia le forzeliberalimoderateediCentro. E magari pure quelle progressiste (perchè i Democratici dovremmo essere noi, giusto?). Quindi se alcune cose che ci stanno scritte non le faremo, pazienza.