Della scuola, del Natale e del nostro futuro

Ieri e oggi ero a scuola dei miei piccoli, per le recite di natale. Sempre emozionante. Per un frignone come me, poi. Stai lì, ascolti, guardi, vedi tutta la vita che ti passa davanti e vorresti essere nelle loro teste ma sai che più che quanto ha detto Gibran non puoi fare proprio nulla. E però sei felice come loro, perchè vedi dei maestri che ci mettono l’anima, che si prendono cura del più debole come del più forte, che non lasciano indietro nessuno e tutti vanno avanti ciascuno a modo suo. E vedi l’Italia del futuro. Chiara, Nika, Diego vengono dalle Filippine e dal Perù. Sander, Nicole, Mara, Chiara vengono pure loro dalle Filippine. Ma vengono solo, da lì. Sono italiani, per il resto. In tutto e per tutto. Tranne che  sul passaporto. Fortuna che i bambini, il nostro futuro, l’hanno capito. E non solo a natale. Tutto l’anno. Tutta la vita. Sempre che non arrivi qualche adulto tanto stronzo da fargli cambiare idea.

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