Di classe operaia, di dignità, di musica che ti emoziona

Mi sa che l’ho detto più di una volta, ma nel corso della mia adolescenza sono cresciuto a pane e musica. Cassette (tante, rigorosamente registrate da amici) consumate, vinili (pochi, chi ce li aveva i soldi per comprarseli) che frusciavano su piatti improbabili, ma una colonna sonora ad accompagnarmi c’era sempre e comunque. Amici di amici che spacciavano cassette sottobanco: “uee’, ascolta questo!”. “No dai questo lo devi sentire assolutamente!” e così via.

Capitò quindi che attorno ai 16 anni Gianluca mi presentò Gianni, che aveva due tre anni più di noi e che comunque era già automunito, e iniziammo ad uscire insieme. Gianni era folgorato per i Gang e così quando si usciva in macchina mettevamo a palla Barricada Rumble Beat e si andava. Alla fine Gianni non si chiamava più Gianni ma il suo nome era diventato Bad News.

Quando lo vedevo gli urlavo: “Ueee, Bad News!”

Perché Bad News? Da questo:

All’epoca i Gang cantavano esclusivamente in inglese, e la loro musica era infarcita di tutte le loro esperienze e loro influenze artistiche. Nel 1991 sarebbe arrivato “Le radici e le ali”, primo disco in italiano che segna in maniera definitiva il loro schierarsi dalla parte degli ultimi della terra, senza se e senza ma.

Ho continuato ad ascoltarli nel tempo, insieme a tutto il resto. Ma comunque capita che qualche cosa te la perdi, e qualche pezzo che non hai sempre sottomano si va a mettere in un angolino del cervello e aspetta solo di essere tirato fuori. Uno di questi è Sesto San Giovanni.

Meno male che ci ha pensato Mariadele, con i suoi Freak Out String Quintet prima e a Stazione Tiburtina l’altro giorno.

Ve le faccio sentire tutte e due, la cover e l’originale dal vivo.