Il mio segretario, il mio PD

Elly Schlein e Andrea Ranieri. Mirko Tutino e Walter Tocci. Se c’è un’immagine che mi resta impressa nella mente alla fine della presentazione “ufficiale” della candidatura di Pippo Civati alla segreteria del PD, giovedì sera a Roma, è quella del patto generazionale. Amici e compagni di lungo corso che mettono a disposizione dei giovani la loro esperienza per rendere il PD migliore di quello che è attualmente. E lo fanno alla pari, mettendosi in discussione, contribuendo ad elaborare le proposte da offrire al Partito Democratico, ai suoi iscritti, ai suoi elettori. Sperimentalismo democratico e ricongnizione cognitiva. A chi tesseva le lodi di Fabrizio Barca senza avere la minima idea di ciò che significassero le sue parole voglio dire che noi, quel lavoro, l’abbiamo fatto. Nella mozione di Pippo c’è tutto questo. E sono orgoglioso di aver dato il mio modestissimo contributo alla formazione dei gruppi tematici che, a Roma, hanno lavorato a partire dal mese di maggio per elaborare proposte che poi sono finite nel documento congressuale. Militanti storici, neo iscritti, precari, professori universitari, ricercatori, studenti, sindacalisti, amministratori locali. Che si sono confrontati su economia, ambiente, diritti, giustizia, welfare, cultura, scuola, università, ricerca. Quello che andrebbe fatto nei circoli, appunto. Altro che votifici e sudete di autoanalisi collettiva. E, credetemi, sessantanove pagine non sono tante, se si vuole ragionare del futuro del PD e del Paese e non si vogliono lanciare spot pubblicitari, frasi ad effetto, slogan.

E poi Pippo.

La sua idea di sinistra. Le sue idee di sinistra, moderne e riformiste. Che molti vorrebbero far apparire radicali ma non si accorgono di quanto il PD, si sia spostato al centro, in questi anni (relatività applicata alla politica). Con le intese in lungo e in largo. Rinunciando a parlare in maniera chiara di uguaglianza, di beni comuni, di diritti, di ambiente, di conflitto di interesse (non solo quello enorme che tutti conosciamo, ma quelli piccolissimi che riguardano molti di noi). Perdendo per strada milioni di elettori che invece dobbiamo riportare a casa.

Pippo che non farà nemmeno una tessera, altrimenti questo congresso sarà un’altra occasione persa.

Pippo contento del fatto che sua figlia non potrà votarlo, perché tra diciassette anni di sicuro avrà smesso con la politica.

Pippo che non tira fuori la palle, perché c’è bisogno di ragionamento e non di urla. E basta con il maschilismo, anche in politica.

E chi non vuole vedere, sentire, ascoltare, resti cieco e sordo. Il cambiamento, quello vero, parte da ciascuno di noi. Altrimenti, davvero, ci terremo tutti quello che c’è.