Oggi in ufficio varie persone mi hanno chiesto se fossi felice dell’esito delle primarie. A tutti ho risposto: moderatamente. E ho continuato dicendo, molto diplomaticamente, che le primarie hanno rappresentato un momento di democrazia bellissimo, che questo patrimonio di partecipazione non va disperso ma custodito con circospezione e saggezza, a maggior ragione in un periodo in cui la fiducia dei cittadini per i partiti è sottozero. Che ho, comunque, grande fiducia in Bersani e che il segretario candidato presidente, questa volta, non può deluderci. Vabbè, poi non è che uno al lavoro si può mettere a fare comizi, poi erano le sei e un quarto e c’erano da andare a prendere i ragazzi al catechismo.
Ad aver tempo, avrei squadernato alcune delle cose che ha da fare Bersani, da qui a pochissimo. Del tipo:
1. Far scegliere i candidati di Camera e Senato con le primarie. E imporsi sui tanti che, anche nel PD, hanno detto di voler cambiare il Porcellum solo a chiacchiere, che tanto a loro stava benissimo così. Corollario: chi ha problemi con la giustizia, anche solo rinvii a giudizio, fuori o fermo un giro.
2. Liberarsi dei gerontocrati che affollano il partito, quelli che ogni volta che vanno in TV ci fanno perdere qualche migliaio di voti. Come fare? Innanzitutto applicare la regola statutaria dei tre mandati, con poche e mirate deroghe.
3. Mettere la museruola a qualche dirigente troppo loquace, di quelli che qualche minuto dopo che Bersani ha parlato vanno davanti ai microfoni e forniscono interpretazioni a dir poco personali del pensiero del segretario nonché della linea politica del PD. Un esempio: Franceschini che oggi pontifica sulla necessità di un’alleanza con Montezemolo e Oliviero. E qui mi fermo.
4. Favorire il ricambio generazionale, ma per carità basta yesman e yeswoman cooptati. Piuttosto che Fassina, Orfini, Orlando sarebbe il caso di andare a cercare un po’ di giovani dirigenti che hanno detto qualche no, nel corso della loro carriera politica. E che magari hanno qualche competenza, sul serio. Così magari non ci ritroviamo un’altra volta uno che non ne sa una mazza come responsabile giustizia del PD, per dire.
5. Scardinare le oligarchie di partito e depotenziare i signori delle tessere, che ancora dominano in larga parte indisturbati, specie da Viterbo in giù. Bersani, non hai bisogno di comitati elettorali a servizio di persone che agiscono usando il tuo nome e il nome del PD.
6. Allargare la platea sociale al quale rivolgere la propria offerta politica, che non può più essere concentrata pressoché esclusivamente su lavoratori dipendenti e pensionati. Precari, operai, partite IVA, artigiani devono essere inclusi in un nuovo patto sociale. Ad oggi tutte queste persone guardano altrove, o non guardano più da nessuna parte. E li capisco. Questo sforzo va fatto con la partecipazione dei sindacati, CGIL in primis. E lo dice un iscritto alla FILT-CGIL.
7. Includere nella vita del PD tutte quelle persone che ne sono rimaste ai margini e nonostante tutto sono andate a votare a queste primarie, nella speranza che potesse cambiare qualcosa. Nella speranza che non contasse più essere di destra o di sinistra, ma che semplicemente potesse essere utile apportare il proprio contributo di idee alla causa. Basta scelte suicide, apriamoci e facciamoci contaminare. Accoglienza, deve essere la parola d’ordine.
8. Avere più coraggio in tema di diritti. Matrimonio gay, adozioni, fine vita, procreazione assistita. Dire che il paese non è pronto equivale a nascondersi dietro un dito. Considerando che prevedere uguali diritti per tutti nulla toglie a chi non ha intenzione di usufruirne. E basta copiare formule degli altri paesi: all’inglese, alla tedesca. Per una volta, facciamole all’italiana, le leggi. E diventiamo un esempio da seguire per gli altri paesi.
9. Dare all’ambiente, finalmente, lo spazio che merita: quello al centro del pensiero e dell’azione politica del centrosinistra. Energie rinnovabili, bioedilizia, trasporti ecocompatibili. Futuro verde, insomma. Perché è nel futuro che vivranno i nostri figli e i nostri nipoti.
10. Concepire un’unica grande opera: un’autostrada informatica che corra da nord a sud, da est a ovest, sulla quale far correre conoscenza, dati, moneta, cultura, opportunità. E WI-FI gratis, per tutti.