Non voglio morire Montiano

Se non fosse che l’articolo de Il Foglio riporta frasi di autorevoli esponenti del PD, mi verrebbe il dubbio che il Giulianone Nazionale gioca a mettere zizzania tra le fila nemiche. Ma credo non sia così, comunque. Era logico che, una volta intrapresa la strada di sostituire B. con un governo quantomeno decente, qualcuno pensasse che sposare in toto le tesi Montiane in termini economici e sociali fosse una tentazione alla quale non resistere. Nessuno mette in dubbio il fatto che la situazione economica fosse di una gravità tale da dover, a tutti i costi,mettere a posto i conti pubblici. Ovviamente c’è modo e modo di fare ciò e, al netto dell’accettazione da parte del PDL di provvedimenti che scontenterebbero parte del loro elettorato, la cronaca di questi giorni ci dice che ci sono gli spazi per conuigare equità, rigore e crescita. Qualche miglioramento alla manovra economica sta per essere apportato, e spero che altri,  indirizzati ad un una maggiore equità sociale, siano proposti e approvati. Ciò che mi preoccupa è la deriva neo-riformista che rischia di prendere il PD. Se si strappa la foto di Vasto per abbracciare Passera, allora non mi si può venire a dire che questa è la normale prosecuzione di un’esperienza di governo alla quale il PD ha lavorato per mesi. Queste sono scelte politiche importanti, fondamentali per un partito che comunque si candida a guidare il pasese con un mandato politico pieno alle prossime elezioni politiche. E allora, al solito, queste scelte non si fanno con le dichiarazioni sui giornali, non si fanno a casa di qualcuno. Si fanno con un congresso. Così ciascuno di noi decideà di che morte deve morire. Morte politica, s’intende.